Il rondò dei vaccini
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Mitridate VI, Eupatòr Diònysos (132 a.C.- 63 a.C.) re del Ponto - l’opera milanese del quattordicenne Mozart qui non c’entra - era un tipetto che diede un gran filo da torcere ai romani: una quarantina d’anni di guerre con Silla, Pompeo e Lucullo, rispetto ai quattro che Roma impiegò per travolgere Pirro e ai quattordici per battere Annibale. Imprese belliche a parte, fu uno straordinario poliglotta. Si narra parlasse una ventina di lingue, ossia quelle degli stati che dominava. Ma la sua vera fama è legata al mitridatismo: assumeva con regolarità piccole dosi di veleno, per diventare immune a quelli che avrebbero potuto ucciderlo. Roba da Alessandro Borgia and family. Anche Belzebù pensa con buone ragioni di essere lui il vero precursore del vaccino, che ora si va cercando per il Covid-19. Dall’etimo “vacca”, il vaccino nasce per intuizione di Edward Jenner (1746-1823) verso il 1796, cinque anni dopo la morte di Mozart, anno bisestile in cui Haydn (1732-1809) compose un concerto per orchestra e tromba solista, quella nuova, inventata da Anton Weidinger, la “organiserte Trompete” a chiavi, in grado di emettere tutte le note di una scala cromatica. Il concerto divenne celebre - dopo quello per due trombe di Vivaldi (1678-1741) - anche per l’accenno alla melodia del “Gott! Erhalte Franz den Kaiser”, che divenne nel 1797 inno nazionale austriaco e poi tedesco. Ultima composizione orchestrale di “papà Haydn” (sic, Mozart) prima delle sei messe e dei due oratori, La Creazione ( 1796-98) e Le Stagioni (1798-1801). Il 1796 era però anche l’anno in cui Napoleone con la Campagna d’Italia conquistava la Lombardia, proclamando la Repubblica Transpadana e nominando nel Municipio sia il Parini (1729-99) che il Verri (1728-1797). Jenner già prima di allora aveva preso piccoli frammenti dell’ulcera purulenta tolta a una mungitrice ammalata di una forma lieve di vaiolo - epidemia che faceva stragi in tutta Europa - e li aveva iniettati nel braccio di un ragazzino, che sopravvisse e divenne immune. Tre anni dopo Luigi Sacco (1769-1836), quello dell’ospedale milanese oggi all’onore delle cronache, fece la stessa cosa autoiniettandosi il pus di un paio di vacche e dimostrando così il valore della scoperta. Fu l’inizio della saga dei salvavita: difterite e tetano (Adam von Behring, 1854-1917), l’immunologo per eccellenza; antrace e rabbia (Louis Pasteur, 1822--5) padre della microbiologia cui è intitolato il celeberrimo Istituto parigino. L’antipolio (Jonas Salk, 1914-95) e Albert Sabin (1906-1923), e ancora antimorbillo, che aveva ucciso 2,5 milioni di bambini, sconfitto dopo il 1980, seguito dal trivalente (parotite, morbillo e rosolia) e dall’epatite A e B. Vaccini oggi sconfiggono comunemente varicella, meningite, polmonite. Mephisto sa che tra un annetto ci sarà il nuovo vaccino - per definizione repubblicano - che abbatterà il regno del virus coronato. Intanto, nel mondo globale, si riscopre il valore del tempo, delle belle letture e della musica d’arte. La quarantena rinsalda i valori famigliari e dissuade i giovani da tanti rimbambimenti, dai rave party a peggior cose. Peccato che convivenze obbligate e prolungate rischino di uccidere l’amor coniugale e sopratutto quelli extraconiugali, messi in difficoltà non più solamente dalle feste natalizie, che da sempre hanno buttato nella disperazione tante amanti - da rivedere Shirley MacLaine ne “L’appartamento” (1960) di Billy Wilder, 5 Oscar, con Jack Lemmon - piombate in crisi di solitudine. Su cui Natalia Aspesi ha scritto delizie. Andrebbe ora aggiornata la battuta di Ennio Flaiano (1910-1972) dove è il traffico delle ore di punta a rendere impossibile l’adulterio. Altro che traffico. Colpa della quarantena.
Di fatto, non est religio.
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