Il ruolo delle Regioni nell'ecosistema delle startup italiane
di Giuditta Mosca
2' di lettura
Ogni impresa si concretizza sul territorio ed è sul territorio che ricadono gli effetti che genera. Tra queste le startup ricoprono un ruolo importante anche se il fenomeno in sé – partito alle nostre latitudini quasi contestualmente all'esplosione della bolla finanziaria di internet – ha subito un momentaneo allontanamento dei manager e degli investitori italiani, non del tutto convinti di investire in neo-imprese collegate al digitale.
Un problema culturale, perché la bolla internet è stata di natura finanziaria e non tecnologica, ma tanto è bastato a smorzare gli entusiasmi sul nascere.
Questo, in sintesi, il discorso con cui Marco Bicocchi Pichi, presidente di Italia Startup ha aperto il convegno “Strategie, policy e progetti delle Regioni italiane a supporto delle startup innovative” che ha fatto tappa a Roma.
Un incontro voluto dall'Associazione delle startup italiane con il patrocinio di Unindustria, in collaborazione con la Commissione attività produttive della conferenza delle Regioni e Province autonome, con lo scopo di evidenziare l'apporto delle Regioni all'ecosistema italiano delle startup, confrontandone le politiche con quelle europee.
Rispetto al 2014 è aumentato di 10 unità il numero di Regioni che hanno adottato la definizione introdotta dal Dl 179/2012, riconoscendo a livello territoriale il concetto di startup innovativa, dando così vigore anche alla strategia comunitaria europea. Gli interventi coprono aziende di diverse dimensioni, attività e propensione all'innovazione e tendono a facilitare i progetti auto-imprenditoriali avviati da soggetti svantaggiati e ad alto rischio di espulsione dal mercato del lavoro, un approccio quindi non solo legato al mondo delle startup propriamente dette.
Tra le diverse iniziative delle Regioni ce ne sono anche a sostegno degli spin off universitari e dell'accompagnamento all'innovazione che è, prima di ogni altra cosa, una questione culturale. Non da ultimo la propulsione all'ecosistema innovativo in generale, con il consolidamento di incubatori, acceleratori, circuiti business angel e portali di crowdfunding.
Tra gli aiuti finanziari e le facilitazioni di accesso al credito con cui le Regioni intervengono a favore delle startup, centralizzate su un'unica risorsa web aggiornata, emergono ad esempio i 12 milioni stanziati dalla Sardegna a sostegno delle attività avviate da donne e i 2 milioni di euro con cui la Lombardia vuole incentivare la nascita di startup con vocazione sociale.
Si tratta sia di contributi in conto capitale (erogati a fronte di investimenti e, di norma, a fondo perduto) sia di garanzie per l'accesso al credito ma si stanno anche sviluppando forme più articolate di sostegno, tra le quali gli interventi in seed e anche l'acquisizione di capitale azionario, tramite appositi fondi creati dalle Regioni.
Mentre evolvono le iniziative e le Regioni che le propongono, restano quasi immutate le criticità riscontrate nel mondo delle startup: poca qualità dei business plan e dei piani finanziari, scarsa capacità di autofinanziamento e di accesso al credito e una scarsa visione dell'insieme, con difficoltà nell'individuare le attività industrializzabili, con ricaduta anche sulla tutela di marchi e brevetti.
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