Il sigaro Toscano sbarca negli Usa «Niente negozi, solo sommelier»
di Silvia Pieraccini
3' di lettura
Il lifestyle italiano non è fatto solo di moda, arte, cibo, vino, design e mobili. Nel paniere dei prodotti che disegnano lo stile di vita e il “buon vivere” tricolore, da valorizzare e promuovere all'estero, ora prenota un posto d’onore il sigaro Toscano, marchio d’eccellenza del made in Italy forte di 200 anni di storia, posizionamento premium e una filiera agro-industriale che dà 212 milioni di sigari all’anno. E che adesso punta a crescere a doppia cifra grazie all’accelerazione sui mercati esteri.
Il progetto-export di Manifatture Sigaro Toscano (Mst) - l’azienda produttrice del marchio storico controllata da Gruppo Maccaferri (50,08%), Piero Gnudi e Luca di Montezemolo (14,31% ciascuno), Aurelio Regina e Marco Valli (10,25% a testa) – si lega alla prossima quotazione in Borsa dell’azienda, che questa sera festeggerà a Firenze un compleanno importante, il bicentenario dell’avvio della produzione del sigaro Toscano.
Il luogo scelto per l’evento è proprio quello dove tutto ebbe inizio: fu nella Manifattura Tabacchi di Firenze - grande complesso degli anni Trenta vicino al parco delle Cascine e al centro storico, oggi alla vigilia di un recupero immobiliare - che una partita di tabacco lasciata a essiccare al sole, per sbaglio rimase sotto la pioggia, sprigionando un sorprendente e gradevole gusto che spinse a fare dei sigari subito apprezzati dai consumatori.
Oggi la produzione conta una gamma ampia ed è concentrata a Lucca, dove operano ancora una quarantina di sigaraie, e a Cava dei Tirreni (Salerno). Manifatture Sigaro Toscano quest’anno sfiorerà i 110 milioni di euro di fatturato, in linea con la crescita intrapresa nell'ultimo triennio. Il 2017 si è chiuso a 102,8 milioni, con un ebitda di 33,2 milioni e un utile netto di 17,3. Nel primo semestre dell’anno il fatturato ha segnato +3,4% e l'ebitda +4%. Il traino è arrivato dall'export (+10%) che oggi pesa poco più del 17%.
«L’estero è il segmento che sta crescendo di più e quello che guiderà la nostra crescita nei prossimi anni», annuncia l'amministratore delegato di Mst, Stefano Mariotti, indicando come mercati di sviluppo Sud est asiatico, Serbia, Grecia, Romania e Germania, accanto ai due Paesi destinati a guidare l’espansione: gli Usa, che già oggi rappresentano il primo mercato di sbocco di Mst, e la Turchia. «Negli Stati Uniti – spiega Mariotti – il sigaro Toscano può essere venduto anche fuori dalle tabaccherie e non ha bisogno di essere mantenuto dentro teche umidificate, come accade invece per i sigari cubani».
L’espansione estera non farà leva sui negozi («non abbiamo un progetto retail») ma piuttosto su eventi e degustazioni rivolti ai consumatori e fatti in collaborazione con i rivenditori: «E’ importante che i consumatori provino i nostri prodotti - spiega Mariotti – con l’aiuto degli esperti: così come esistono sommelier del vino, esistono infatti sommelier del sigaro Toscano che insegnano come degustarlo o come abbinarlo ai piatti e alle bevande».
Il progetto estero assorbirà gran parte delle risorse in arrivo dalla quotazione in Borsa di Mst, approvata nei giorni scorsi dal consiglio di amministrazione (sul mercato andrà tra il 30 e il 35% dell’azienda valutata circa 400 milioni). «Il brand è fortissimo e riconoscibile – sottolinea Mariotti – e siamo l’unica azienda al mondo che produce il sigaro Toscano, sempre in crescita negli ultimi tre anni. Abbiamo grandi aspettative». L’aumento delle vendite ha già portato a incrementare gli investimenti produttivi: sia quelli sui macchinari per fare sigari che hanno una velocità sempre più alta, sia quelli nella coltivazione del tabacco, acquistato per il 60% in Italia e per il resto in America.
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