Il social farming «Coltivatori di Emozioni» si allea con i borghi italiani per la promozione dei prodotti tipici
L'iniziativa punta a promuovere i piccoli centri, i produttori e le loro tradizioni agroalimentari: dal miele al grano, dal farro allo zafferano, dalla fagiolina alla Rapasciona
di Gianni Rusconi
3' di lettura
L'idea di salvaguardare il patrimonio agricolo nazionale parte da lontano, da quando la rete digitale di Coltivatori di Emozioni ha mosso i primi passi in Puglia nel 2016 con il varo dell'omonima piattaforma, attraverso la quale poter adottare a distanza coltivatori, contadini, vinicoltori e apicoltori fortemente radicati al territorio e alle tradizioni.
In questi cinque anni, sono stati tanti i soggetti (privati cittadini ma anche imprese) a credere in questa iniziativa di social farming votata a preservare le eccellenze italiane attraverso diverse tipologie di pacchetti di sostegno (è prevista anche una quota di adesione generica di 40 euro) e in cambio di prodotti tipici di alta qualità spediti direttamente a casa e del certificato simbolico di “Sostenitore del Made in Italy”.
Lo hanno fatto abbracciando piccole realtà molto diverse fra loro ma con in comune la dedizione ai prodotti locali. Qualche esempio? Casa Vallona, nell’Appennino bolognese, dove si punta alla biodiversità per produrre farina e pasta di grano antico e vino Barbera naturale; l’orto Di Carmela, a Castellammare di Stabia, dove si coltiva il fagiolo Canario bianco usando in modo prevalente i concimi naturali; l'Agriturismo Intatto a Calice di Cornoviglio, in Liguria, dove si valorizza il “turun” (il torrone) recuperando un'antica ricetta.
La partnership con I Borghi più belli d’Italia
Nelle scorse settimane la piattaforma Coltivatori di Emozioni ha compiuto un nuovo passo in avanti nel proprio percorso di valorizzazione delle piccole aziende agricole della Penisola. L'accordo stretto con l'associazione I Borghi più belli d'Italia è infatti un'iniziativa che punta a promuovere i piccoli centri, le loro tradizioni agroalimentari e i produttori che li abitano.
L'idea, insomma, è quella di fare luce su realtà sconosciute al grande pubblico che operano in centri come Scarperia, Viggianello, Gradara, Abbateggio, Navelli, la Valle del Mercure o Castiglione del Lago sul Lago Trasimeno e i prodotti tipici di queste località, dal miele al grano, dal farro allo zafferano, dalla fagiolina alla Rapasciona.
Il modello è quello consolidato: si adotta un agricoltore donando ore di lavoro necessarie per portare a compimento le varie attività (semina, vendemmia, raccolta, lavorazione e via dicendo), si stimola l'inserimento nel tessuto produttivo del territorio dei giovani locali e con la sottoscrizione di uno dei pacchetti proposti si riceve la guida de “I Borghi più belli d'Italia 2020/2021” che offre la possibilità di visionare attraverso un'applicazione di realtà aumentata 100 filmati inediti sui gioielli di questa Italia nascosta.
Gli agricoltori attualmente coinvolti in questa nuova iniziativa, come ha confermato al Sole 24 Ore uno dei co-founder di Coltivatori di Emozioni, Biagio Amantia, sono attualmente una ventina – “in continua crescita”, aggiunge – e vanno ad aggiungersi ai produttori già aderenti alla rete. Dopo cinque anni di attività, il bilancio non può che considerarsi positivo.
«La nostra community – assicura in proposito Amantia – è cresciuta sia in termini di sostenitori privati che vogliono contribuire in modo attivo alla salvaguardia del nostro patrimonio agricolo sia in termini di aziende sponsor che hanno aderito e continuano a rinnovare annualmente il proprio supporto per raggiungere i loro obiettivi di sviluppo sostenibile. In questa fase di transizione alla nuova normalità conseguente alla pandemia stiamo inoltre registrando un'accelerazione per la riscoperta e la condivisione di principi di responsabilità sociale e di salvaguardia ambientale che sono alla base del recupero delle tradizioni del mondo rurale italiano». Il progetto, insomma, è in continuo divenire e punta a diventare un punto di riferimento per un ampio ecosistema fatto di aziende partner, privati cittadini, istituzioni e piccoli coltivatori di eccellenze.
Chef e tartufo
La collaborazione con noti chef come Simone Rugiati, avviata lo scorso novembre, va per l'appunto nella direzione di sviluppare progetti ed eventi sul territorio (come il “Il tour delle emozioni” patrocinato da Enit, l'Agenzia Nazionale del Turismo) per coinvolgere le aziende agricole che fanno parte della rete e i territori dove queste sono radicate. E così va inteso il sodalizio con i “Borghi più belli d'Italia”.
Nel 2021, invece, la grande novità di Coltivatori di Emozioni sarà il lancio ufficiale diuna joint-venture, con la società titolare del marchio “I Cavatori”, per il trattamento del tartufo pregiato della zona del Monte Penice.
Il tutto senza trascurare, sempre e comunque, la sostenibilità economica della piattaforma: «Il nostro è un impianto multi-livello bidirezionale che si rivolge a tutti gli stakeholder coinvolti nella filiera agro-alimentare di eccellenza, in cui ogni attore può essere, in diversa misura e con benefici differenziati, sia sostenitore che beneficiario dell'iniziativa. Ed è proprio questo modello che ci permette di rendere il nostro progetto sostenibile».
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