Il sogno veneziano di Vittore Carpaccio
La retrospettiva veneziana dedicata al pittore, al Palazzo Ducale fino al prossimo 18 giugno, punta a fornire una nuova lettura della poetica dell’artista
di Silva Menetto
I punti chiave
3' di lettura
Dire Vittore Carpaccio è dire Venezia. Viene subito in mente quel leone fiero, simbolo della Serenissima, andante con due zampe sulla terraferma e due zampe nell'acqua della laguna, testimone del dominio sui mari e sui territori dell’entroterra. Dietro al leone si distinguono Piazza San Marco, le isole, i velieri.
E' tutta racchiusa lì, in quel grande telero del 1516, la mitologia di Venezia, lo spettacolo sfarzoso della Repubblica che all'epoca era davvero una potenza europea al suo apogeo economico e culturale.
Vittore Carpaccio (1465 ca. – 1525 o 1526) è stato il pittore che meglio di chiunque altro è riuscito a raccontare il sogno di Venezia, l'aura della Serenissima tra fantasia e realtà, maestro nel descrivere dettagli delicati e attimi di vita quotidiana così come cerimoniali solenni e scene di massa.
La prima grande monografica dedicata a Carpaccio risale al 1963: a Palazzo Ducale di Venezia, curata dallo storico dell'arte Pietro Zampetti. Una mostra che fece epoca, tanto da ispirare Giuseppe Cipriani a battezzare col nome del pittore quello che sarebbe diventato uno dei piatti più famosi del suo Harry's Bar.Improvvisamente Carpaccio divenne un pittore “pop”, la sua monografia entrò nelle case degli italiani nelle collane vendutissime de “I maestri del colore” e “I classici dell’arte”.
Palazzo Ducale
Da allora sono trascorsi 60 anni e Palazzo Ducale torna a ospitare Vittore Carpaccio con una nuova grande retrospettiva che ha l'ambizione di dare del pittore una lettura nuova, meno scontata, anche sulla scorta di recenti restauri rivelatori e della scoperta di alcuni significativi inediti.
National Gallery di Washington
La collaborazione con Washington“Vittore Carpaccio”. Dipinti e disegni”, allestita nell'Appartamento del Doge fino al 18 giugno 2023, è promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con la National Gallery di Washington. La curatela del progetto è stata affidata a Peter Humfrey, uno dei maggiori studiosi di Carpaccio, con Andrea Bellieni, curatore dei Musei Civici di Venezia, e Gretchen Hirschauer, curatrice della pittura italiana e spagnola alla National Gallery di Washington.Fino al 12 febbraio scorso la grande esposizione era stata ospitata a Washington con grande successo di pubblico, come già era successo per la mostra dedicata tre anni fa a Jacopo Tintoretto. La fortunata collaborazione ora si ripropone in questa mostra che riunisce opere di Carpaccio provenienti da musei e collezioni internazionali e da chiese degli antichi territori della Serenissima, dalla Lombardia all'Istria, alla Dalmazia.
In tutto 42 dipinti e 28 disegni dell'artista, alcuni dei quali sono dipinti recto/verso.
Realtà, poesia, fantasia
Sono questi i tre perni attorno a cui ruota la produzione dell'artista. Essenziale per il suo metodo lavorativo la verità dell’occhio e la sottile introspezione. Il pittore ha ovviamente un visone poetica della città eppure risulta il più veneziano dei veneziani perché dipinge il sogno di Venezia, l'idea onirica della città.Carpaccio trasforma episodi mitologici in scene cortesi, fondendo decori di fantasia con spunti della Venezia a lui contemporanea. Pittore abile e coinvolgente, lavora per le famiglie veneziane benestanti ma soprattutto per le confraternite cittadine, realizzando grandi cicli pittorici religiosi: quello dedicato alla Vergine per la Scuola degli Albanesi è stato ricomposto integralmente in mostra. Gli altri due grandi cicli carpacceschi presenti in città invece si potranno visitare direttamente nei luoghi in cui sono conservati oggi: le storie di Sant'Orsola alle Gallerie dell'Accademia e i teleri per la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni nell'oratorio della confraternita.
Una ricongiunzione eccezionale
I visitatori della mostra veneziana hanno anche l'occasione unica di vedere riunite a Palazzo Ducale le due parti di un'opera che alla fine del Settecento fu divisa per motivi sconosciuti. Si tratta probabilmente di una porta che Carpaccio dipinse per un ricco interno veneziano. Nella parte superiore, una scena di caccia in valle, con i cacciatori e i servi in laguna, a bordo di piccole imbarcazioni; nella parte sottostante, due nobildonne veneziane eleganti e annoiate, che attendono in casa il ritorno dei mariti dalla caccia, circondate da piccoli animali domestici. Si tratta delle celeberrime “Due dame” che sono conservate al Museo Correr di Venezia e de “La caccia in Laguna” oggi proprietà del Getty Museum di Malibu.La riunione straordinaria delle due parti dell'opera consente di rileggere in maniera del tutto nuova una “storia” psicologica narrata più di cinque secoli fa da Carpaccio con singolare sensibilità.
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