Il Trentino attrae imprese: 58 insediamenti nell’ultimo anno
Oltre la metà delle aziende arrivano da fuori provincia: fa da traino la meccatronica seguita dall’edilizia sostenibile, biotecnologie e Ict
di Valentina Saini
3' di lettura
Negli anni ’50 il Trentino era un’area montana depressa. Oggi è uno dei territori più dinamici e innovativi a sud delle Alpi. Una storia di successo dell’Italia repubblicana, merito di una politica lungimirante (a livello locale e non solo), un tessuto produttivo operoso, un ateneo e centri di ricerca rinomati, e di enti pubblici come Trentino Sviluppo.
Nel 2021 sono stati ben 58 i nuovi insediamenti aziendali nella provincia alpina, 31 dei quali riguardanti società non-trentine, inclusi tre di gruppi industriali con casa madre all’estero (Francia, Germania e India, per la precisione).
Nonostante la forte incertezza causata dalla pandemia di Covid-19, l’indice di attrattività della provincia è aumentato del 49% rispetto al 2020. A trainare è la meccatronica, con 16 aziende (a Rovereto c’è un distretto particolarmente vitale), seguita da altri settori ad alta intensità di innovazione dove il Trentino spicca, come l’edilizia sostenibile, le biotecnologie, le ICT e le tecnologie verdi.
«Sì, siamo un territorio resiliente e in crescita, grazie anche alla sua capacità di innovare – conferma al Sole 24 Ore un imprenditore manifatturiero locale di lunga esperienza –. Ricordo però che sino a pochi anni fa c’erano forti critiche verso gli investimenti in R&D, giudicati “eccessivi”, e verso un ruolo troppo proattivo del pubblico. Però non si può campare solo di turismo e pomi, e non si può stimolare l’economia solo costruendo autostrade, la pandemia lo ha dimostrato: occorrono i laboratori e l’università, le scuole, progetti di futuro di medio-lungo periodo».
Ecco dunque che in Trentino sbarcano le aziende di IA, robotica, sistemi fotonici integrati, software di analisi dell’efficienza energetica. Per l’assessore allo sviluppo economico, alla ricerca e al lavoro della Provincia autonoma Achille Spinelli, «anno dopo anno il Trentino, prima considerato un territorio periferico rispetto ai grandi distretti industriali, sta assumendo un ruolo centrale nell’economia del nostro Paese e dell’Europa continentale. Ne è prova il fatto che un numero crescente di imprenditori dei territori limitrofi a forte tradizione manifatturiera, ma anche multinazionali, scelgano i nostri poli tecnologici per sviluppare dei progetti innovativi».
L’obiettivo, dice Spinelli, «è quello di mettere sempre più in relazione queste realtà con le filiere presenti sul territorio, con i centri di ricerca, con i giovani formatisi all’Università di Trento e nelle scuole tecniche e professionali. Pochi fattori, infatti, sono determinanti nell’attrazione di imprese come la presenza di capitale umano formato, capace di utilizzare le nuove tecnologie e di rispondere ai cambiamenti di un mercato in costante evoluzione».
Il Trentino è ormai un territorio attrattivo, che coltiva il talento, e che può contare su un attore proattivo come Trentino Sviluppo. Delle 58 nuove aziende insediate nel 2021 grazie all’attività dell’ente, 53 hanno scelto come location gli spazi messi a disposizione da Trentino Sviluppo: 43 hanno optato per i due poli tecnologici di Rovereto (il Progetto Manifattura e il Polo Meccatronica), mentre gli altri hanno scelto gli spazi di coworking dei Business Innovation Centre (BIC) o le locazioni ordinarie in altri immobili produttivi. Un esempio concreto di come l’innovazione non solo generi occupazione di qualità, ma riesca ad avere effetti a cascata anche sul patrimonio edilizio di un territorio. Ma, mentre in altre parti d’Italia si parte dall’immobile per poi arrivare (e non sempre) all’innovazione, in Trentino si cerca di fare il contrario, in un’ottica antropocentrica che non sarebbe dispiaciuta a Bruno Kessler, democristiano visionario che da amministratore ha fatto per questo territorio quanto De Gasperi per l’Italia.
Il presidente di Trentino Sviluppo, Sergio Anzelini, afferma: «Siamo contenti di questo risultato, raggiunto anche grazie allo sviluppo di nuove formule di insediamento e all’apertura di challenge di “open innovation” che permettono a startup e microimprese di costruire nuove opportunità lavorative con realtà più grandi e strutturate, rendendo i nostri BIC, sempre di più, ecosistemi aperti all’innovazione e alla contaminazione, e parchi tecnologici per lo sviluppo di processi all’avanguardia».
E aggiunge: «Qui in Trentino le aziende non cercano una mera vetrina, bensì innovazione, contaminazione, interdisciplinarietà. Arrivano qui con delle idee, e vengono subito poste nelle condizioni di ampliarle, migliorarle, renderle sostenibili, in ultima analisi vantaggiose. Non solo a livello di business, ma di comunità, di sfruttamento ottimale delle risorse». Ovviamente non bisogna sedersi sugli allori. «La sfida sarà continuare ad ampliare la nostra capacità di accogliere idee nuove, farle sentire a casa, farle crescere sul territorio non solo quando sono startup, ma anche in una fase più matura, creando un’economia circolare delle idee».
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