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Il venture non si ferma: in nove mesi investiti 1,7 miliardi in Italia

L’ammontare è più che raddoppiato rispetto al 2021, distribuito in 234 round

di Monica D'Ascenzo

Cdp Venture Capital: 5,3 miliardi per l'innovazione entro il 2024

2' di lettura

L’Italia regge. In un contesto internazionale di forte rallentamento degli investimenti in start up, l’ecosistema italiano continua la sua marcia di recupero del gap rispetto agli altri Paesi europei. I dati del rapporto di ricerca Venture Capital Monitor – VeMTM danno segnali non solo di tenuta, ma di crescita: nei primi 9 mesi dell'anno l'ammontare investito in start up italiane è più che raddoppiato a 1,7 miliardi di euro (+109%) in 234 round.

Un dato coerente con le previsioni date da Cdp Venture Capital solo il giorno precedente di un 2022 che dovrebbe chiudere a quota 2,5 miliardi di investimenti nel nostro Paese . In controtendenza, invece, l'ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani che passa da quasi 900 milioni dei primi nove mesi del 2021 a circa 210 milioni, con un numero di operazioni in diminuzione da 23 a 16. «I primi nove mesi dell'anno sono la dimostrazione che il venture capital è ormai in una nuova fase di sviluppo di cui ne trae beneficio diretto l'innovazione italiana. Gli investimenti in start up italiane sono stati realizzati anche grazie al contributo di deal con ticket di oltre 300 milioni» commenta Anna Gervasoni, professore Liuc - Università Cattaneo.

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E l’attenzione a deal di grandi dimensioni e late stage è stata al centro anche del dibattito ieri del Vem Talk organizzato da Aifi, a cui ha partecipato Enrico Resmini, ceo di Cdp venture Capital, che ha annunciato un impegno di un miliardo in questa direzione da qui al 2024. Nella stessa direzione va anche l’impegno di Intesa Sanpaolo Innovation Center, come ha ricordato Luca Pagetti, responsabile finanziamenti crescita delle start up, secondo il quale è importante investire nelle scale up attraverso club deal.

Per far crescere il mercato, come sta avvenendo ad esempio in Germania (30 miliardi di investimenti in arrivo) è fondamentale il contributo delle casse previdenziali e dei fondi pensione. Enrico Cibati, responsabile investimenti Cassa Forense, ha ricordato come abbiano investito finora 200 milioni nell’economia reale del Paese, di cui oltre il 50% in venture capital. Come Piergiuseppe Mazzoldi, presidente Fondo Pensione Nazionale BCC-CRA, lamenta però i vincoli dati dal controllore. Chi guarda anche all’estero, invece, è Luca Rancilio, ceo Rancilio Cube Sicaf, che da New York ha spiegato di avere in portafoglio 56 investimenti diretti in start up e 57 in fondi internazionali con il 40% delle attività in Usa, il 40% in Europa, il 10% in Israele e il 10% sui Mercati Emergenti. Rancilio ha sottolineato come loro abbiano per ora accantonato i late stage per concentrarsi sugli investimenti iniziali. E sul seed e post seed investe anche Prana Ventures, la cui ceo Lisa Di Sevo ha evidenziato come sia importante far percepire all’estero l’Italia come più accessibile a livello burocratico. In questa direzione sicuramente servirà la riforma della giustizia, secondo Pierluigi De Biasi, partner di E.Morace&Co., secondo il quale però permane in Italia un problema culturale in tema di burocrazia, a cui è necessario porre rimedio.

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