Il viaggio dei capi storici del marchio Fay, dagli Stati Uniti alla Russia e alla Svezia
Il fotografo e documentarista Davide Montaleone ha collaborato con Andrea Squarzi alla nuova capsule Archive, scovando testimonial reali in paesaggi nordici
di Giulia Crivelli
2' di lettura
Forse nemmeno cantori dell’America più rurale o selvaggia, come furono, in modi diversi, Jack London e Jack Kerouac, avrebbero potuto immaginare il viaggio che hanno fatto i capi Fay dagli anni 60 a oggi e come, in quasi mezzo secolo siano cambiati senza perdere memoria delle loro origini. Viaggio inconsueto che sarebbe stato difficile concepire anche per scrittori e poeti che ci hanno fatto conoscere ambienti e paesaggi del grande nord del nostro continente, come il finlandese Arto Paasilinna o, spostandoci a est, Michail Bulgakov, tra gli interpreti dell’anima russa.
Trovati e immortalati
A ripercorrere il viaggio di Fay e a immaginare nuove tappe è stato Davide Monteleone, fotografo e documentarista e da tempo collaboratore del National Geographic. Quando fu acquistato da Diego e Andrea della Valle negli anni 80, il marchio Fay, nato circa vent’anni prima nello stato del Maine, produceva abbigliamento tecnico per i pompieri. A farne il successo nel nostro Paese e in Europa, mutando quello che gli americani chiamano workwear in casualwear, è stato il tocco di stile che solo un’azienda italiana – in questo caso il gruppo Tod’s – può dare, trasformando un giaccone con quattro ganci indossato per spegnere incendi o scavare tra le macerie in capospalla da città, ancora oggi best seller di Fay. Due anni fa il gruppo Tod’s ha affidato ad Andrea Squarzi il progetto Fay Archive, pensato per presentare, accanto a quelle principali, piccole collezioni fortemente ispirate ai capi iconici del brand.
Alla ricerca dell’uomo «Fay Archive»
Monteleone è stato coinvolto per trovare, fotografare e filmare, gli ideali “consumatori ritrovati” dei capi Fay Archive. Li ha scovati, grazie ai suoi viaggi professionali solo parzialmente limitati dal lockdown, in Russia e in Svezia. Sei gli uomini che hanno “testato” i capi Fay Archive nelle rispettive vite e lavori: tre sono in Russia, un pescatore del fiume Don, un tagliaboschi che non esce dalla sua foresta e un allevatore di cavalli. Sull’isola di Gotland, in Svezia, vivono e lavorano gli altri tre uomini scelti da Monteleone: un costruttore di barche in legno, un affinatore di formaggi e un affumicatore di aringhe. «Da un po’ non si sente parlare che di riscoperta del Dna di un marchio. Non sempre lo si fa a ragion veduta – spiega ironico, più che polemico, Squarzi –. Fay una storia e un archivio li ha davvero. Siamo partiti da lì e Davide Monteleone ci ha portati molto lontano, perché ha colto lo spirito del brand e ha capito a chi poteva piacere, ben oltre i nostri confini e quelli della moda».
Nelle foto in alto, da sinistra, Vitali (pescatore), Rolf (costruttore di barche), Petter (affumicatore di aringhe) e Ivan (boscaiolo)
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