Il viaggio dei viaggi, sulla scia di rubini, smeraldi e zaffiri
India, Asia, Sudamerica, Africa fino alle luci del Mediterraneo. Ci sono pietre che prima di essere guardate, vanno ascoltate. Abbiamo aperto il libro di avventure dei migliori gem hunter.
di Eugenio Belladonna
5' di lettura
Sono un punto di arrivo e di partenza, le gemme preziose. Lo sono sempre state. In un quadro di Antonio Muñoz Degrain, si vede Isabella di Castiglia mentre dona le sue collane di rubini perché Cristoforo Colombo possa salpare alla ricerca delle Indie: insomma, per il viaggio dei viaggi. Il prossimo 27 giugno Arlan Ettinger, presidente della casa d'aste Guernsey's, batterà invece a New York la collana con 178 brillanti e cinque perle dei Mari del Sud indossata un'unica sera dalla principessa Diana: prezzo stimato, dai 5 ai 15 milioni di dollari. Un pellegrinaggio nella memoria di un'epoca: in questo caso, il viaggio è assolutamente aspirazionale. Pochi giorni fa, Bulgari ha presentato a Venezia Mediterranea, la nuova collezione di Alta Gioielleria e Alta Orologeria: dopo la sfilata e la cena a Palazzo Ducale, la scena si è spostata a Palazzo Soranzo Van Axel, trasformato in un crocevia tra le culture di Europa, Africa e Asia.
Qui, il meglio del made in Italy – realtà artigianali come Venini, Rubelli e la Fornace Orsoni – hanno dialogato con la maison in un allestimento curato dagli studi di architettura e design Marco Piva, Formafantasma e Zanellato/Bortotto. «Questa collezione è un omaggio all'essenza del Mediterraneo in tutte le sue forme», spiega la direttrice creativa Lucia Silvestri. «Appartenere a questa regione è come un risveglio dei sensi, un'esperienza ispiratrice. L'architettura, la natura, le persone: vedo la bellezza ovunque. È un ricco melting pot, frutto di ospitalità e apertura mentale, dove molte culture e società diverse si sono mescolate e si sono arricchite a vicenda nel corso dei secoli». In altre parole, il viaggio come occasione di valore delle mescolanze: «Epico e coinvolgente, parte da Roma, la città eterna e arriva fi no a Venezia, il principale crocevia di influenze mediterranee dove l'Impero Romano Bizantino si è fuso con l'Impero Romano d'Occidente per dare vita a arti e architettura inclusive e senza rivali», commenta il ceo Jean-Christophe Babin. Le pietre, si sa, esercitano un potere: sono l'ambizione dell'assoluto e del tempo senza fi ne.
Di fronte ai vasi di murra portati da Pompeo Magno dall'Oriente e descritti da Plinio, Nerone non bada a spese: per una coppa ricavata da una fl uorite multicolore paga 10mila sesterzi, una cifra paragonabile agli attuali 12mila euro. Oggi quello stupore si prova per il diamante blu, la variante colore più ambita dai collezionisti, ma la prossima mania potrebbe essere per il diamante grezzo, acquistato in tutta la sua ruvida bellezza, lasciando al dopo – esperienza nell'esperienza – la decisione sul taglio: pietre da 10 o più carati, valutate dai 500mila dollari, accompagnate dal proprio doppio, in versione NFT. Al momento ne sono state selezionate 44: sono ad Anversa e verranno oerte a un'élite di compratori.
Fin qui, il punto di arrivo. Ma la partenza? Dove si origina tanta bellezza? Storicamente gli zaffiri vengono dall'Asia. I più ricercati, dal Kashmir – le sue miniere hanno donato scoperte sensazionali per il loro blu intenso, il cui prezzo parte da 11mila euro al carato –, dalla Birmania, patria dei Royal Blue, e dallo Sri Lanka, la fonte più antica di queste pietre; da qui vengono campioni il cui peso supera i 100 carati. Ma anche il Madagascar fa la sua parte: dagli anni Novanta il Paese si è imposto sul mercato come nuova fonte estrattiva e oggi circa il venti per cento di queste gemme proviene da qui. Zaffiri e rubini sono varietà dello stesso minerale: il corindone, un ossido di alluminio che è anche il materiale naturale di maggiore durezza, dopo il diamante. Gli zaffiri sono blu per le inclusioni di titanio e ferro, i rubini rossi per quelle di cromo.
Il valore dei rubini è incontrovertibile: se vengono dalla zona del Mogok, in Myanmar, possono essere valutati anche più dei diamanti. Joseph Kessel, accademico di Francia, aveva viaggiato con un amico, mercante, all'inseguimento della collezione appartenuta a un bandito: il resoconto è in La valle dei rubini. Si pensava che il record di Sunrise Ruby, 25,60 carati battuti per 30 milioni di dollari, fosse insuperabile. E invece lo scorso settembre è stato estratto in Mozambico Estrela de Fura, la Stella di Fura: 101 carati il suo peso originale, ridotto a 55,22 dopo un taglio cushion. Mostrato in un tour mondiale, è stato portato all'asta l'8 giugno: prezzo di partenza, 30 milioni di dollari. Di una tonalità senza pari, lo smeraldo, la varietà più preziosa del berillo, rappresenta nel Buddhismo uno dei cosiddetti sette tesori, sunto di ogni saggezza. I giacimenti più antichi si trovano in Egitto, a Wadi Sikait: durante l'Impero romano era l'unico luogo dove reperire la gemma. Due anni fa, grazie a una nuova serie di scavi, gli archeologi guidati da Joan Oller Guzmán hanno potuto condurre uno studio topografi co delle miniere più importanti: di una sono state tracciate centinaia di gallerie, fino a quaranta metri di profondità.
Nel Cinquecento si è cominciato a sapere, invece, dei giacimenti nell'America meridionale: da qui arrivano oggi proposte di grande pregio, per l'intensità del colore e l'alto grado di trasparenza. I migliori in assoluto vengono dalla zona di Muzo, in una valle a ridosso delle Ande colombiane. Come l'Atocha: riemerso da un relitto naufragato nel 1622, è diventato l'anello di fidanzamento tra Frank e Mitzi Perdue. Lei, filantropa, lo ha messo all'asta lo scorso dicembre per aiutare la popolazione ucraina: 5,27 carati e taglio a gradini ottagonale, è stato acquistato per 1,2 milioni di dollari. A fare concorrenza alla Colombia c'è però lo Zambia: il colore delle gioie africane tende ad essere un verde più saturo, ma trasparenza e chiarezza sono imbattibili. La miniera più grande, la Kagem, negli ultimi tre anni ha prodotto una media di 6,5 milioni di carati di smeraldi all'anno: per il mercato di fascia alta, l'attrazione è diventata fortissima. La terra è prodiga di meraviglie, ma bisogna saperle vedere e acquistare.
I gem hunter, i cacciatori di pietre, sono personaggi: molti di loro hanno iniziato per caso, negli anni Settanta, durante una vacanza in Marocco, Brasile, Pakistan. Erano una manciata, in tutto il mondo. In un decennio sono diventati cento. Oggi è difficile fare il calcolo. Alcuni di loro usano la propria propensione all'avventura per girare serie tv o pubblicare autobiografi e. Come ha fatto Vladyslav Yavorskyy, fornitore di diverse celeb: pochi mesi fa ha rieditato 20 anni di diari personali facendone un libro, A gem dealer's story. From $7 to $7,000,000. Ma qualunque sia l'inizio della storia di ciascuno, alla fine convergono tutti a Tucson, Arizona, dove ogni anno si radunano in più fiere appassionati e dealer (il conteggio più recente della Tucson Gem & Mineral Society indica 4.882 espositori e 65mila partecipanti). La trattativa di una pietra, soprattutto se particolarmente preziosa, può durare giorni, mesi o addirittura anni. A quel punto, inizia un altro viaggio. Le pietre acquistate si avviano verso il processo del gem table, quasi un rito propiziatorio, generato dalle mani di chi ha la visione completa: disposte su un tavolo, vengono mescolate e armonizzate, perché diventino l'anima di un pezzo da collezione. Forse non tutte trovano subito la collocazione ideale, come sa bene Lucia Silvestri, ma prima o poi la magia accade. Nel caso di Mediterranea, il vertice è la collana Tribute to Venice, tributo allo splendore dell'architettura della città: una goccia di diamante giallo fancy, di 15,38 carati, al centro di un layout di diamanti gialli e bianchi, con una cascata di diamanti baguette tagliati per riflettere al meglio la luce. Il viaggio per arrivare alla perfezione è stato lungo, ma ne è valsa la pena in ciascuna delle sue tappe.
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