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Il volontariato che coinvolge i giovani nell’azienda

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di Davide Dal Maso

2' di lettura

Le storie sulle difficoltà delle aziende nel trovare personale specializzato sono purtroppo una quotidianità. Riguarda quasi tutti i settori e coinvolge anche le grandi aziende, che per certi punti di vista non sono più attrattive come una volta.

Lo scenario peggiorerà nei prossimi 5 anni e questo è dovuto a un risaputo calo demografico, oltre che a un mancato allineamento tra le competenze fornite dal mondo accademico e quelle richieste dalle aziende del territorio. Questo insieme di fattori creerà una vera e propria gara tra le aziende, che devono riuscire da un lato ad attrarre in modo smart i giovani professionisti e dall’altro a trattenerli.

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Il primo consiglio per farlo è partire dalla caratteristica numero uno della Generazione Z (1995-2010) ovvero l’attenzione ai valori e all’impatto sociale. Comunicare questi aspetti non è facile per l’impresa, in quanto si rischiano dei boomerang enormi, con danni a reputazione e fatturati. C’è però un tema che negli ultimi anni si è dimostrato molto efficace e che le aziende del territorio, sia Pmi che grandi imprese, possono adottare: il volontariato aziendale.

Gli orari stringenti delle aziende, di fatto, non permettono al giovane di dedicarsi a creare un impatto sociale come vorrebbe. Sicuramente l’azienda che fa delle azioni di corporate social responsibility è attrattiva, ma lo è ancora di più quella che coinvolge i propri collaboratori nel farlo.

Non a caso, una delle Big Four della consulenza ha creato uno sportello a supporto delle associazioni non profit italiane e subito ha riscosso grande interesse da parte dei giovani collaboratori. L’azienda dà loro la possibilità di impegnarsi un paio di ore al mese, durante l’orario lavorativo, per supportare una organizzazione di volontariato, mettendo a disposizione le proprie competenze.

Ciò ha una serie di conseguenze positive che lo rendono un investimento azzeccato: benessere sul luogo di lavoro, maggiore soddisfazione, retention dei talenti e soprattutto un passaparola, innescato proprio dal collaboratore che mostrerà con orgoglio sui social di aver dato il suo contributo.

Altri ottimi esempi sono quelli di una start up vicentina connessa alla sostenibilità e a una grande azienda bellunese che hanno costruito un piano welfare mirando proprio al volontariato aziendale e al sostegno delle tematiche sociali che toccano maggiormente le famiglie, come l’educazione all’utilizzo consapevole dello smartphone e l’educazione alla parità di genere.

Queste azioni sono a portata delle imprese di tutte le dimensioni, infatti i componenti della Generazione Z non guardano quanti soldi un’azienda doni, ma come lo fa, per chi lo fa e ovviamente se l’impegno è proporzionato alle proprie capacità.

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