Il voto tranquillo del Portogallo: stabilità e un futuro più hi-tech
Dopo avere riportato la stabilità a Lisbona e dopo aver risollevato le speranze dei portoghesi, il leader socialista sarà chiamato a imprimere una nuova accelerazione al Paese
di Luca Veronese
4' di lettura
Il voto di domenica 6 ottobre è determinante per lo sviluppo economico e sociale del Portogallo nei prossimi quattro anni. Non basta la rinascita dal quasi-default alla crescita oltre la media europea, il premier socialista Antonio Costa dopo avere riportato la stabilità a Lisbona e dopo aver risollevato le speranze dei portoghesi, sarà chiamato a imprimere una nuova accelerazione al Paese, dovrà rinnovarne la struttura economica per renderla meno vulnerabile alle bufere internazionali.
«Quella portoghese è un’economia non grande e molto dipendente dagli scambi con l’estero. Ha sfruttato fino in fondo la protezione finanziaria messa in campo dalla Bce di Mario Draghi e ha cavalcato la fase economica espansiva globale. Ma deve stare in guardia perché le condizioni esterne potrebbero cambiare rapidamente», dice Pedro Videla, economista della Iese Business School, che elenca le priorità per Lisbona: «Riavviare gli investimenti pubblici ma ridurre il debito pubblico e quello delle imprese private, rafforzare il sistema bancario, rendere sostenibile il sistema pensionistico, svecchiare il sistema tributario. E poi, nel lungo periodo, aumentare la produttività complessiva, migliorare i dati sulla scolarizzazione e la formazione dei cittadini, ridurre le evidenti disuguaglianze sociali (a partire da quelle che derivano dalle distorsioni del mercato del lavoro), gestire l’invecchiamento della popolazione e le migrazioni».
I sondaggi non hanno dubbi: i Socialisti verso il 38%
I sondaggi non ammettono dubbi sulla vittoria dei Socialisti, restano invece molto più vaghi sugli equilibri che usciranno dalle elezioni e quindi sulla capacità propositiva che avrà il nuovo governo. Saranno i rapporti di forza che si determineranno nella coalizione di sinistra, che ha già sostenuto il governo nella legislatura appena conclusa, a stabilire l’agenda di Costa.
Con il 38% dei consensi, i Socialisti alla vigilia del voto mantengono un distacco di quasi dieci punti sui Socialdemocratici, il principale partito dell’opposizione di centro-destra, fermi sotto il 30 per cento. I due alleati che hanno fino a qui dato il loro sostegno al governo di Costa in una inedita coalizione di sinistra potrebbero non essere più indispensabili, o non esserlo entrambi: il Blocco di sinistra e i Comunisti, dovrebbero infatti raggiungere rispettivamente il 10% e il 6 per cento.
Il miracolo del premier Costa: della stabilità
«Il vero miracolo di Antonio Costa è la stabilità che ha dato al governo e al Paese», dice ancora Videla. «Il premier socialista - aggiunge Videla - puntando sull’emergenza nazionale è riuscito miracolosamente a tenere assieme una coalizione di sinistra che aveva poco da condividere, soprattutto nei confronti dell’Unione europea e dell’euro. Ha sfruttato il lavoro dei precedenti governi conservatori che avevano dovuto chiedere il salvataggio internazionale e avevano poi seguito il rigore di bilancio imposto dalla troika Ue-Bce e Fmi. E, anche attraverso un’efficace comunicazione, ha saputo convincere il Paese di avere superato la fase dell’austerity, pur continuando il risanamento in pieno accordo con Bruxelles».
E sulla stabilità e sulla continuità di governo Costa ha impostato tutta la sua campagna elettorale. «Sarebbe davvero incomprensibile se buttassimo nella pattumiera una soluzione che ha funzionato per ritrovarci nel mezzo di una paralisi politica», ha detto il premier portoghese chiedendo voti per rafforzare i Socialisti nella coalizione di sinistra. «Guardate cosa sta accadendo in Spagna: noi abbiamo avuto un governo in quattro anni e loro quattro elezioni in quattro anni. Credo che nessuno voglia seguire il modello spagnolo quando tutta Europa ci invidia il modello portoghese», ha ripetuto nei comizi di piazza e in tv, puntando se non alla maggioranza assoluta almeno a un governo monocolore socialista forte con l’appoggio esterno delle sinistre o del piccolo partito Persone-Animali-Natura.
La rinascita economica del Portogallo
I risultati ottenuti in questi anni di governo sono innegabili. Tra il 2016 e il 2018, l’economia è cresciuta di circa il 7%, superando sia la Francia che la Germania, e anche quest’anno il Pil dovrebbe arrivare vicino a un incremento del 2 per cento. La disoccupazione è scesa al 6,2% dopo essere salita fino al 16 per cento. Il debito pubblico resta ancora molto alto (intorno al 121% del Pil) ma il percorso di risanamento è chiaro: il deficit pubblico quest’anno scenderà infatti allo 0,5% del Pil, il livello più basso nella storia democratica del Paese, e il pareggio di bilancio è ormai vicino.
Il Portogallo è ripartito dalle esportazioni, dopo avere toccato il fondo nella lunga recessione, ed è riuscito a differenziare i mercati di sbocco, riposizionandosi su livelli di qualità più alti, anche in nuovi settori ad alto contenuto tecnologico da affiancare alle produzioni tradizionali come pellami e tessile. Il Paese lusitano è inoltre stato capace di intercettare gli investimenti internazionali. «Nel 2018 lo stock di investimenti diretti dall’estero ha raggiunto i 119 miliardi di euro, che rappresentano circa il 60% del Pil del Paese, mentre la Francia raggiunge il 34% e la Germania è al 26%», sottolinea Florbela Lima, analista di Ernst&Young.
Una svolta per resistere alle tensioni internazionali
La stabilità del governo - assieme al risanamento dei conti pubblici e alla collaborazione con l’Unione europea e all’azione della Bce - ha ridato credibilità al Paese: lo spread dei titoli decennali del debito rispetto ai Bund tedeschi è sceso a 72 punti base, dimezzandosi rispetto al 2015.
Ma molto resta ancora da fare e la vera prova di maturità che Costa dovrà superare, assieme a chi lo sosterrà in Parlamento, riguarda l’agenda delle riforme e il rinnovamento della struttura economica. «Da Brexit alle battaglie commerciali, fino al rallentamento dell’Eurozona, sono troppi i rischi esterni - spiega Videla - , perché il Portogallo possa accontentarsi dei risultati già raggiunti». La stabilità non può più essere un obiettivo, anche per Antonio Costa serve una svolta.
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