Il work life balance tra aspettative di stipendio e flessibilità dell’orario
di Gianni Rusconi
4' di lettura
Trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata: un’aspirazione divenuta per molti, in questi ultimi anni, una sorta di priorità aggiunta nella propria esperienza professionale. Tanti gli studi che si sono occupati a vario titolo del tema del work life balance, e fra questi anche il rapporto “Securing the Future of Work” condotto l’autunno scorso dalla società di ricerca Censuswide (per conto di Kaspersky Lab) su un campione di circa 8mila dipendenti di piccole e medie imprese in diversi Paesi del mondo, Italia compresa.
Se analizziamo i soli dati relativi ai lavoratori della Penisola, spicca un indicatore importante, sicuramente condizionato dal protrarsi dello stato di emergenza legato alla pandemia: il 32% degli addetti, uno su tre dunque, sta pensando di cambiare lavoro nei prossimi dodici mesi. Cosa spinge i professionisti italiani a voler affrontare questo cambiamento? Le due principali motivazioni principali, citate dal 44% dei rispondenti, riguardano l’ambizione per uno stipendio più alto e la volontà di trovare un lavoro più divertente. Il 36% dei lavoratori italiani, invece, contempla la necessità di ottenere un giusto equilibrio tra lavoro e vita privata e di trovare un impiego più soddisfacente. La ricerca di un ruolo più importante, infine, esprime l’obiettivo del 30% degli intervistati.
L’effetto lockdown e la virata forzata allo smart working, lo abbiamo già detto, hanno sicuramente influito su questo cambio di “umore” di chi opera all’interno di un contesto aziendale. Se un dipendente su due, altro dato emerso dallo studio, non desidera cambiare lavoro, sono decisamente di più le persone che desiderano poter adattare la loro vita professionale a quella familiare e personale. Una tendenza che ha indotto molti esperti a dirsi convinti che la possibilità di ripensare al valore del fattore “tempo” e di parametrarlo agli impegni richiesti dalla propria professione condurrà verso una realtà lavorativa del tutto nuova, fatta di flessibilità e di modelli operativi più intelligenti.
La strada verso il work life balance per gli addetti italiani, come riportava anche l’edizione 2020 del Randstad Workmonitor, è comunque ancora lunga. Sebbene il maggior equilibrio fra attività lavorativa e vita privata sia per oltre un addetto su due un driver importante nella scelta di un’azienda, il solco fra le aspettative e la realtà dei fatti è ancora profondo.
Molte aziende, questa la spiegazione, sono infatti ancora reticenti ad offrire questo “benefit” ai propri addetti, mentre dal lato dei lavoratori è ancora molto marcata (in più di due casi su tre) la propensione ad essere sempre connessi, e quindi a rispondere a mail, telefonate e messaggi anche al di fuori dei canonici orari di ufficio. Oltre la metà dei soggetti, inoltre, tende ad occuparsi di questioni di lavoro anche in ferie e lamenta il fatto che la propria azienda dia per scontata la sua disponibilità anche a tarda sera o nel tempo libero.
Ma perché il worklife balance è necessario? Lo è per diversi motivi, a cominciare dalla salute (fisica e mentale) del lavoratore. Già nel 2017, uno studio pubblicato sull’European Heart Journal evidenziava come orari di lavoro (troppo) prolungati possano essere associati a un rischio più elevato di fibrillazione atriale, la forma più comune di aritmia cardiaca. Altri studi scientifici hanno confermato in proposito come i sovraccarichi di lavoro siano correlabili a un maggior rischio di incorrere in ictus e, in generale, in problemi cardiocircolatori. A conclusioni molto simili è giunta anche un'altra indagine, più recente, pubblicata sull’European Journal of Preventive Cardiology, citando come possibili disturbi la sensazione di forte stress, l’irritabilità e le difficoltà relazionali.
Riuscire a separare tempo libero e orario di lavoro è fondamentale anche su un altro livello, quello organizzativo e di business. Tutto nasce, secondo gli esperti, dalla sopraggiunta consapevolezza – da parte di molti manager – che è possibile lavorare bene anche da remoto. Lo smart working, in tal senso, ha dato il là a questa trasformazione abbattendo in pochissimo tempo muri che resistevano da anni, sostituendo le classiche riunioni in ufficio con le videochiamate via Zoom, Meet o Teams.
Con la riapertura delle aziende, è presumibile che si consolidi un modello di lavoro misto, parte in presenza e parte a casa. Le aziende dovranno di conseguenza ripensare i propri spazi per renderli più efficienti, e non solo per evitare assembramenti e mantenere le distanze. La vera rivoluzione, probabilmente, sarà dare ai propri dipendenti l’opportunità di lavorare per obiettivi e non secondo un orario fisso prestabilito.
A proposito di aziende, il Randstad Employer Brand 2021 ha confermato come per il 66% dei lavoratori italiani il work life balance sia in assoluto la componente più apprezzata (seguita dall’atmosfera piacevole, dalla competitività di retribuzioni e benefit, dalla sicurezza del posto di lavoro, dalla visibilità del percorso di carriera e dalla solidità finanziaria dell'azienda) eleggendo Ferrari il luogo di lavoro più attrattivo, anche grazie al bilanciamento fra vita professionale e vita privata che la casa di Maranello è in grado di garantire ai suoi dipendenti.
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