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Ilva, l’accusa di Invitalia ad ArcelorMittal: «All’oscuro delle vostre azioni»

Nuova bufera in AdI. Con Invitalia, partner pubblico di minoranza (38 per cento) di Acciaierie, che mette sott’accusa l’attuale gestione e e il comportamento del partner privato di maggioranza, ArcelorMittal

di Domenico Palmiotti

3' di lettura

Ad un giorno (26 ottobre) sia dall’assemblea di Acciaierie d’Italia Holding, nella quale il presidente Franco Bernabé dovrebbe formalizzare le sue dimissioni dopo aver rimesso il mandato al Governo, sia dall’audizione alla Camera del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, scoppia una nuova bufera in AdI. Con Invitalia, partner pubblico di minoranza (38 per cento) di Acciaierie, che mette sott’accusa l’attuale gestione e e il comportamento del partner privato di maggioranza, ArcelorMittal col 62 per cento.

«Grave difetto di disponibilità e collaborazione» e «grave mancata conformità alle pattuizioni contrattuali»: questa la contestazione che Invitalia, con l’ad Bernardo Mattarella, muove sia ad Acciaierie d’Italia (Spa e Holding) che ad ArcelorMittal (SA in Lussemburgo e l’Holding italiana a Milano). Invitalia la scorsa primavera ha erogato 680 milioni ad Acciaierie.

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La contestazione è articolata su vari punti, dal mancato aggiornamento sulla produzione allo stato della liquidità, dal mancato pagamento ad Eni della fornitura di gas alla reazione con cui AdI ha bollato la richiesta di chiarimenti avanzata da Invitalia. Ma ciò che ha sottolineato Invitalia è il fatto che AdI abbia sottoscritto un memorandum d’intesa (MoU), si suppone col Governo, in merito al rilancio del gruppo senza coinvolgere, né informare l’azionista di minoranza.

Netto, nella lettera, il passaggio di Invitalia su questo punto: non è stata data «alcuna comunicazione e preventiva informazione al consiglio di amministrazione della holding capogruppo». Invitalia ha appreso l’esistenza del MoU solo dopo. Infatti, si evidenzia nella lettera, «lo stesso rappresentante del socio privato, in occasione delle riunioni consiliari del 21 settembre e del 16 ottobre, non ha fornito alcun dettaglio in proposito pur essendo stato personalmente firmatario del medesimo MoU». Si contesta inoltre il fatto che al memorandum siano stati uniti documenti «senza che gli stessi, ancora una volta, fossero stati messi a disposizione o precedentemente comunicati e condivisi con il consiglio di amministrazione della holding e con Invitalia, nella qualità di socio pubblico».

Appresi i contenuti della lettera, i sindacati hanno protestato verso il Governo affermando che negli incontri avuti a Palazzo Chigi sull’ex Ilva il 27 settembre e il 20 ottobre dell’esistenza di un memorandum non si è assolutamente parlato. Le sigle nazionali Fim, Fiom e Uilm hanno quindi chiesto al premier Meloni, ai ministri Fitto, Giorgetti, Urso e Calderone, nonché ad Invitalia, l’accesso «a tutti gli atti compiuti».

Intervenute anche fonti di Palazzo Chigi ma per chiarire, in rapporto al ruolo di Fitto sul dossier, che «all’interno di un lavoro di squadra riguardante la vicenda ex Ilva di Taranto, il contributo del ministro Fitto, in relazione alle sue specifiche responsabilità (Coesione, Pnrr, Affari europei), è condiviso e concordato con il Governo. E che non mancheranno - come non sono mancate finora - le necessarie interlocuzioni con tutti i soggetti a vario titolo interessati».

Intervento anche da Invitalia per precisare che «la richiesta di chiarimenti e informazioni riguarda la corretta governance della società. Nello specifico - si sottolinea - la richiesta di chiarimenti e verifiche avanzata riguarda la messa a disposizione di documentazione aggiornata sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria di Acciaierie, nonché alcune recenti scelte aziendali non condivise». «In alcun modo», dice Invitalia, c’entrano «la collaborazione e il lavoro comune che si sta portando avanti con le istituzioni e in particolare con il Governo, che prosegue costantemente nello sforzo di giungere a una soluzione positiva».

Intanto resta molto critica la situazione complessiva dell’azienda e il Governo si è impegnato a dare entro il 7 novembre una risposta sull’esito dei negoziati con Mittal, finalizzati ad accertare se la multinazionale vuole o meno investire nel rilancio del gruppo accanto al pubblico.


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