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Imballaggi per alimenti, modifiche al nuovo regolamento europeo per salvare la filiera

In vista del voto del 23 e 24 ottobre in Commissione Ambiente del Parlamento Ue, le imprese parlano di effetto domino disastroso per il settore, anche sull’occupazione

di Cristina Casadei

(Adobe Stock)

4' di lettura

La proposta di Regolamento europeo su imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR) avrà un impatto molto forte sul packaging per alimenti e proprio per questo la filiera della gomma e della plastica chiede delle modifiche. Il regolamento, secondo la Federazione gomma plastica contiene numerosi passaggi che andrebbero ad impattare pesantemente su aziende, filiere, stili di vita e possibilità di accesso ai consumi. Dalla messa al bando di tutti gli imballaggi per ortofrutta di capacità inferiore a 1,5Kg, all’obbligo per le aziende della ristorazione collettiva di massa di attrezzarsi per servire percentuali crescenti di porzioni in imballaggi riutilizzabili, o addirittura in contenitori portati dai clienti, deriverà un impatto disastroso su tutta la filiera produttiva.

ll 15% di lavoratori a rischio

Se il regolamento PPWR non venisse modificato, tra le ripercussioni ci potrebbero essere migliaia di licenziamenti nel settore. «Siamo molto preoccupati per la nostra filiera, ma anche per quelle che sono a valle e utilizzano i nostri prodotti», spiega Marco Bergaglio, presidente di Unionplast. «Si tratta di 50.000 impiegati e 4.000 imprese, con un moltiplicatore sul PIL di 3,2 euro. L’imballaggio su questi numeri vale il 40%, quando leggiamo nella proposta della commissione che si vuole far calare ogni cinque anni il 5 per cento di questi numeri, capiamo quanto sono grandi i rischi su questa filiera: dovremmo mandare a casa il 15% dei lavoratori».

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Le preoccupazioni

Gli obiettivi di base del PPWR sono «condivisibili - afferma Marco Omboni, consigliere di Profood - ma è assolutamente necessario esprimere le diffuse preoccupazioni sulle conseguenze del testo originale che non va nella direzione corretta per il raggiungimento degli obiettivi». Proprio per questo si auspica che «gli europarlamentari chiamati a modificare il testo lo rendano maggiormente aderente alla realtà con scelte fatte sulla base di evidenze scientifiche e non meramente ideologiche. Del resto, il nostro Paese ha fatto, in ossequio a quanto prescritto dall’Europa, risultati eccezionali sulla filiera del riciclo, mentre con la proposta di Bruxelles si sterza bruscamente verso il riutilizzo senza tenere in considerazione elementi come igienicità, tracciabilità, spreco alimentare, conservazione di un prodotto che, specialmente nell’ortofrutta, ne risentirebbe molto. Il PPWR se non modificato rischia di innescare un effetto domino disastroso: i produttori agricoli dovrebbero rivoluzionare i loro metodi di raccolta e conservazione, la logistica in generale si troverebbe prodotti con una durata media minore, condizionata dall’assenza della protezione data dagli imballaggi, mentre la GDO dovrebbe passare da una gestione equilibrata dell’offerta sfuso-confezionato a uno sfuso generalizzato, con l’aumento di scarti e intollerabili sprechi alimentari», dice Omboni.

Gli europarlamentari italiani

Come sottolineato dall’europarlamentare Carlo Fidanza, i politici italiani si schierano compattamente a favore delle richieste delle imprese. «Alcuni colleghi dell’altro lato della barricata, come la collega Patrizia Toia, hanno fatto un ottimo lavoro su questo regolamento nella commissione Industria. Occorre però un po’ di sano lobbying su di loro perché votino nell’interesse del nostro Paese», dice. Prossimo obiettivo sarà trovare altri Stati come alleati nella discussione che si terrà negli organi comunitari con rappresentanti governativi. «C’è una spaccatura tra Paesi produttori e importatori, con i secondi più liberali e i primi che vogliono regole più stringenti», spiega Paolo Borchia. «Legiferare in maniera univoca per 27 Paesi non è semplice. Questa proposta di regolamento, dal punto di vista della Commissione stessa, nasce male. L’Italia non è sola a protestare, sia nel Parlamento, sia nel Consiglio. Bisogna trovare una posizione di sintesi con gli altri Paesi che condividono i nostri interessi».

La strategia del riciclo

Nella giornata di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare, ci troviamo di fronte «un’ottima occasione per ricordare quanto il packaging sia importante in questa battaglia», sottolinea Andrea Campelli di Corepla. «Il regolamento sembra una norma anti-plastica, che non considera i benefici igienici, di trasporto e distribuzione che ha del packaging. Della raccolta differenziata ed eventuali obblighi non c’è alcuna menzione - continua Campelli -. Si tratta di una pratica che l’Italia ha dimostrato essere molto efficiente, ci stupisce che nel voler affrontare il problema complessivo dell’inquinamento, che come filiera noi vogliamo contrastare attivamente, non si consideri quanto la raccolta differenziata pesi nel raggiungimento degli obiettivi. Corepla avvia a riciclo circa 1,5 milioni di tonnellate ogni anno, un numero in crescita da 25 anni: tutto questo sistema virtuoso verrebbe vanificato da questo regolamento, cui il sistema Italia, per una volta, sta rispondendo compatto». Un tema rilanciato anche da Salvatore De Meo: «L’Europa non può cambiare rotta così all’improvviso. Ci hanno detto per anni che il riciclo era la strada giusta, ora invece parlano di riuso. Siamo convinti che il packaging abbia la sua importanza e non debba essere demonizzato: così si mette in difficoltà il sistema produttivo europeo. È importante che i consumatori prendano posizione o le nostre abitudini saranno completamente stravolte».

La virata verso il riuso complica il lavoro delle imprese

Per Massimo Bitonci, sottosegretario del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, «l’Europa purtroppo quando interviene nei singoli settori non dà una mano alle nostre imprese, ma complica loro la vita. Gli operatori del packaging italiani sono un’eccellenza europea, soprattutto nel riciclo, dove si sono già ampiamente raggiunti gli obiettivi comunitari. Se l’Europa improvvisamente vira verso il riuso, seguendo le istanze dei Paesi nord europei, vengono a galla tutte le contraddizioni del sistema europeo. I temi che possono contrastare questa versione del regolamento, propugnati dal nostro parlamento e successivamente dal nostro governo, sono quello della neutralità, quello del compostabile e quello dell’igiene. Ci potrebbero essere inoltre altre conseguenze legate al riuso, che comporterebbe costi maggiori, maggiore produzione di scarti e di CO2 secondo le analisi che hanno fatto le Commissioni a livello parlamentare».

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