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Imballaggi, le nuove regole Ue bocciate da Coldiretti e Filiera Italia: «Sono dannose»

Oltre all’aumento dei costi per imprese e famiglie, secondo le due associazioni c’è il pericolo che sia più difficile il controllo contro le contraffazioni e per la tutela igienico sanitaria

di Emiliano Sgambato

(VICUSCHKA - stock.adobe.com)

2' di lettura

La proposta della Commissione Europea sulla riduzione degli imballaggi, tanto temuta del mondo della distribuzione e dai produttori, non ultimo il comparto alimentare e dell’ortofrutta, è arrivata senza sostanziali differenze di quello che gli addetti ai lavori prevedevano, cioè con una forte spinta al riuso e al vuoto a rendere. Se la proposta verrà approvata così com’è, ad esempio, le bustine di zucchero monodose rimarranno un ricordo “dell’epoca usa e getta”.

Dopo la bocciatura degli industriali europei, in Italia arriva quella di Coldiretti e Filiera Italia: «La proposta della Commissione, seppur condivisibile negli obiettivi di limitazione dei rifiuti, avrà effetti opposti e negativi sulla filiera produttiva europea e sui consumatori», si legge in una nota.

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«Si tratta di norme che non premiano la filiera del packaging italiano e quelle aziende che in particolare hanno investito nei materiali tecnologicamente avanzati sostenibili e riciclabili - afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell'evidenziare peraltro «l’effetto negativo sui costi di produzione dell'intera filiera agroalimentare che rischia di riflettersi sui prezzi pagati dai consumatori in un momento di grande difficoltà economica».

Ma negativo è nel complesso «anche l'impatto sull'ambiente – aggiunge Luigi Scordamaglia consigliere delegato di Filiera Italia – basti pensare all’enorme spreco d’acqua connesso al lavaggio dei materiali che dovrebbero essere riutilizzati nel take away e ai gravi problemi di sicurezza alimentare che potrebbero porsi in merito ad una serie di agenti patogeni trasmissibili in un momento delicato di pandemie come l'attuale».

Grave è inoltre – secondo Coldiretti e Filiera Italia – la volontà «di favorire il passaggio alla vendita di prodotti allo stato sfuso invece che confezionati singolarmente, riducendo il livello di controllo e di rintracciabilità contro le contraffazioni» anche in relaizone «alla maggiore deperibilità dei prodotti venduti senza confezioni che aumentano significativamente la shelf life del prodotto stesso».

Ma cosa prevede la proposta di regolamento?  L’obiettivo è ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% pro-capite per ogni Paese entro il 2040. Entro il 2030 il 20% delle vendite di bevande take-away dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori dei clienti, per arrivare all’80% nel 2040; saranno vietate le confezioni monouso all’interno di bar e ristoranti e i flaconcini negli hotel; è prevista una quota obbligatoria di contenuto riciclato nei nuovi imballaggi di plastica.

I prodotti in plastica biodegradabile commercializzati in Ue dovranno avere un’etichetta per mostrare quanto tempo impiegheranno a biodegradarsi, in quali circostanze e in quale ambiente. Gli imballaggi destinati al compostaggio industriale saranno consentiti solo per bustine di tè, cialde di caffè, adesivi per frutta e verdura e sacchetti di plastica molto leggeri.

«Nessuno vuole mettere fine alle pratiche di riciclo che funzionano bene o mettere in pericolo gli investimenti sottostanti. So che in Italia moltissimo già è stato fatto sul riciclo, vogliamo ancora di più, non di meno, non c’è competizione tra i due approcci», ha detto il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, parlando in italiano nel corso della presentazione della proposta sul packaging.

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