Imballaggi, scontro in Europa sulle regole di riciclo
Il regolamento allo studio della Commissione non divide i Paesi ma sistemi produttivi e movimenti ambientalisti
di Jacopo Giliberto
2' di lettura
Due visioni a confronto. Sugli imballaggi, a Bruxelles si apre una partita diversa dal solito, il cui primo atto sarà un documento di proposta della Commissione Ue, documento atteso entro fine mese. Le due visioni a confronto nel secondo pacchetto Economia Circolare allo studio di Bruxelles sono il riciclo degli imballaggi usati contrapposto al riutilizzo delle confezioni.
Contrapposizione ideologica
Finora in sede europea non si sono formati gli schieramenti classici che dividono i Paesi in senso geografico ed economico, i Paesi che consumano contrapposti ai Paesi che producono. Ma con ogni probabilità il dibattito vedrà formarsi nelle prossima settimane la divisione solita, chi produce e chi consuma. Per ora sugli imballaggi la visione è trasversale, quasi sociale, e cioè il modello di società immaginato.
Il commissario europeo al Clima e al green deal, nonché vicepresidente della Commissione, l’olandese Frans Timmermans, pare assecondare la propensione di alcune associazioni ecologiste e di diversi Paesi nordici verso il riutilizzo degli imballaggi. Lo fa la virtuosa Danimarca, ma è noto soprattutto il meccanismo tedesco per tutelare dalla concorrenza estera le birre nazionali, attraverso l’obbligo di bottiglie standardizzate per forma e colore, prive di personalizzazioni, che vengono raccolte, lavate, sterilizzate e riutilizzate.
La visione dell’Italia
I Paesi a grande tradizione di riciclo, come l’Italia, invece sono più cauti su questa soluzione. A maggior ragione quando si parla di beni deperibili, come gli alimenti, dove ci sono Paesi le cui produzioni agroalimentari sono amate in tutto il mondo e devono poter viaggiare sane, sicure e senza deperire: i prodotti italiani, ma anche quelli spagnoli, francesi o greci. Quel Sud Europa che produce ed esporta cultura alimentare.
Il nuovo piano d’azione europeo per l’economia circolare intende garantire che «tutti gli imballaggi sul mercato dell’Ue siano riutilizzabili o riciclabili in modo economico entro il 2030».
La collocazione del Bel Paese
Come si colloca l’Italia in questa divisione fra produttori verdi ed eco-consumatori? L’Italia povera di materie prime e forte trasformatrice ha sempre fatto di necessità virtù e ha sempre sviluppato il riciclo. I dati del consorzio nazionale imballaggi Conai, ma anche dei sistemi indipendenti di raccolta e riciclo, dicono che il riutilizzo degli imballaggi è praticato in tutti i casi in cui ha senso logistico, economico o ambientale ma l’Italia è il Paese a maggiore efficienza nel rigenerare in nuove materie prime i materiali usati. Se si somma al riciclo anche il recupero energetico, il totale di imballaggi sottratti in Italia alla discarica è pari all’83,7%.
Non basta ancora, dalla Liguria alla Sicilia ci sono larghe aree d’Italia che seppelliscono i rifiuti in discarica. Dal 2014 il quantitativo degli imballaggi prodotti e immessi al consumo è cresciuto di circa l’11% e nel frattempo l’Italia è arrivata a riciclare nel 2021, già un anno fa, quel 70% che l’Europa ha indicato per il 2030, fra 8 anni.
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