Immaginazione, curiosità e ambizione: le aziende della moda e del lusso cercano giovani senza barriere
Le risorse umane adeguate sono strategiche per il percorso di crescita del marchio. I consigli del management di Lvmh e di Gucci: «Siate unici»
di Nicoletta Polla Mattiot
4' di lettura
Da Gucci si cercano dream-makers. Da Max Mara compagni di viaggio, non turisti. Da Brunello Cucinelli «l’istinto del genio». Il gruppo Kering fa scouting degli «spiriti più impavidi per valicare i confini». Da Ralph Lauren, s’invita a pensare in grande: «Be anything you want to be. And be many things». Non basta un solo sogno professionale, almeno per chi vuole tentare una carriera nel mondo della moda, ne servono molti: si può essere quello che si vuole, a patto di saper essere molte cose. Farfetch, l’e-tailer di alta gamma, ha persino prodotto un podcast, intitolato Our people , in cui si spiegano le modalità con cui vengono selezionate e assunte le persone.
Un percorso creativo fin dai primi passi
Lavorare nel mondo della moda sta diventando un percorso creativo fin dal recruiting. In un periodo di rinnovata mobilità a tutti i livelli – dal top management ai quadri intermedi – le modalità con cui si reclutano talenti racconta molto dell’evoluzione di questo settore. Da tempo si parla di nuove professioni, e-commerce e big data hanno messo le competenze digitali al centro, eppure nelle vacancy dei grandi gruppi si trovano anche offerte dove skill umanistici e relazionali sono prioritari. Da Yoox si assumono campioni di scrittura creativa per diventare product writer. Da Gucci cercano welcomist, persone capaci di regalare affabilità e senso di casa a chi entra in contatto per la prima volta con il brand. Per non parlare di artigiani e operai specializzati di cui le maison sono in costante ricerca. La carenza di giovani da introdurre nelle più delicate lavorazioni tradizionali ha indotto molti gruppi a investire in formazione, con scuole interne dove si “allevano” le nuove leve e si preservano mestieri. Fra le novità attese per il 2023, l’apertura di un’Accademia di formazione da Zegna e la nascita nel novarese di un polo di eccellenza per prototipisti, sostenuto da Gucci, Herno, IN.CO., Versace e Zamasport.
In questa compagine di grandi cambiamenti, i primi a dover innovare metodi e competenze sono proprio i professionisti delle risorse umane: a loro, in primis, sono richieste qualità creative oltre che analitiche, nuove capacità selettive e visione strategica.
Gaemperle (Lvmh): «Le risorse umane sono strategiche per il successo»
Ne parliamo con Chantal Gaemperle, vicepresidente esecutiva di Lvmh Human Resources and Synergies. «Viviamo in un mondo in trasformazione, quello di cui più abbiamo bisogno sono persone in grado di gestire l’incertezza e trasformarla in sfida. Nel 2007, quando sono arrivata, avevamo 60mila dipendenti. Da allora il gruppo è cresciuto in modo impressionante, oggi abbiamo circa 180mila persone provenienti da tutto il mondo e 179 nazionalità diverse. Le risorse umane sono diventate un aspetto strategico per il successo. Come dice spesso Bernard Arnault: “Un brand che non funziona semplicemente non ha il leader giusto”. Il che dimostra l’importanza che attribuiamo al capitale umano, un fattore chiave per migliorare la crescita del business. Si tratta di creare valore attraverso i talenti ed è nostra responsabilità identificarli».
Vincono le competenze trasversali
Quali sono dunque i criteri di selezione? «Passione, buone domande e curiosità. Valutiamo soprattutto le competenze trasversali: creatività, agilità nell’apprendere, capacità di lavorare con gli altri. È una questione di mentalità: le tecniche specifiche s’imparano lavorando in azienda, quello che conta è l’apertura all’innovazione: accettare l’imprevedibilità». Sul sito di Lvmh si specifica che per far parte del gruppo serve un “mindset imprenditoriale”: come si fa ad essere dipendenti mantenendo un’intraprendenza indipendente? «Siamo imprenditori nel cuore e vogliamo persone che forzino le barriere, siano audaci, si assumano le responsabilità delle loro azioni. Entro la fine del 2022 prevediamo di reclutare 25mila giovani di età inferiore ai 30 anni in tutto il mondo». In quali posizioni? «Dobbiamo lavorare oggi per poter anticipare i bisogni che avremo in futuro. Per questo esiste il nostro istituto Métiers d’Excellence e 39 maison del gruppo partecipano a 34 programmi di formazione in collaborazione con 24 scuole. Un’altra professione essenziale è la vendita, per essere sempre più competitivi nella distribuzione e nel retail omnichannel».
Gucci cerca chi valorizza la propria unicità
Se in Lvmh si chiede di essere dipendenti-indipendenti, da Gucci, maison di punta del gruppo Kering, si cercano praticità onirica e precisione creativa. Persone eccezionali negli opposti: ne parliamo con il chief people officer, Luca Bozzo. «L’ascolto attivo sta cambiando il modo in cui cerchiamo i nuovi talenti, i luoghi dove li cerchiamo e gli spazi in cui li accogliamo, più elastici, fluidi, che diano una bella quota di sicurezza, ma pronti ad essere modificati. La Gen Z ha ormai una presenza importante nelle nostre selezioni, vogliamo persone con un proprio “punto di vista” sul mondo, capaci di proteggere la propria unicità. Sperimentando, rischiando e, a volte, facendo errori. Ingaggiando e influenzando via via “fette” di azienda sempre più ampie e lontane».
Negozi, creatività e digitale gli spazi con più possibilità
Su quali professioni vale la pena di puntare? «Fermo restando il costante investimento sui profili creativi dei designer, quelli manageriali e tutte le professioni sempre più interessanti e complete nei negozi, stiamo registrando due tendenze, apparentemente divergenti. Da un lato, un’esplosione nella richiesta di artigiani, come modellisti e prototipisti; dall’altro, le figure tecniche, full stack developer, digital designer, product owner e scrum master. Siamo stati pionieri negli Nft, Web3 e blockchain, un mondo che ha radicalmente cambiato anche l’approccio della selezione: questi nuovi ruoli non seguono percorsi professionali tradizionali, non nascono da curricula accademici classici, ma da passioni. Bisogna sempre di più indagare le attitudini, le competenze sviluppate da autodidatta».
Un altro settore importante riguarda i negozi: «L’esperienza di recruitment evolve influenzata dai profili Gen Z che incontriamo – conclude Bozzo –. Il nostro Gucci Virtual Store Assessment è un’attività mobile first e gamificata che ci aiuta a trovare i migliori client advisor tra gli oltre 200mila candidati che vediamo ogni anno per questi ruoli».
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