Immigrazione in Gran Bretagna ai minimi da tre anni
di Nicol Degli Innocenti
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LONDRA - Effetto Brexit: la Gran Bretagna non è più la “calamita” di un tempo. Nell'ultimo anno sono arrivate 81mila persone in meno. L'immigrazione netta – la differenza tra il numero di immigrati e di emigrati - è crollata ai minimi da tre anni, secondo i dati ufficiali resi noti ieri dall'Ufficio di statistica (Ons).
Il calo a 246mila arrivi nell'anno dopo il referendum è stato dovuto soprattutto ai cittadini dell'Unione Europea: 51mila in meno hanno deciso di trasferirsi in Gran Bretagna, mentre un numero consistente ha preferito lasciare il Paese. L'emigrazione di cittadini Ue è aumentata di 33mila unità a 122mila, il livello più alto da un decennio, a causa soprattutto dell'incertezza sul loro futuro dopo l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue.
Il Governo ha accolto con favore il dato, dicendo che «è positivo vedere il terzo trimestre consecutivo di immigrazione in calo». L'obiettivo della premier Theresa May è di ridurre l'immigrazione netta annuale sotto quota 100mila.
«Questi dati mostrano un preoccupante Brexodo di cittadini Ue, dovuto al fatto che il Governo di Theresa May non ha garantito il loro diritto a restare», ha detto Vince Cable, leader del partito liberaldemocratico.
La Cbi, la Confindustria britannica, e diversi economisti hanno avvertito ieri che il calo dell'immigrazione avrà un impatto negativo sull'economia britannica perché molti settori sia nel pubblico che nel privato dipendono dai lavoratori Ue.
I diritti dei cittadini Ue residenti in Gran Bretagna sono una delle questioni-chiave che Londra deve risolvere nei negoziati con Bruxelles in vista di Brexit. Il Governo si è finora rifiutato di concedere garanzie unilaterali, e ha presentato una proposta di concedere loro uno “status speciale” che è stata accolta freddamente dalla Ue.
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