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Immobiliare, il legame affettivo incide sulle vendite degli italiani

Dalla survey di Immobiliare.it, due terzi degli intervistati hanno aspettato dai due ai dodici mesi di tempo prima di decidersi a vendere

di Margherita Ceci

(Zarya Maxim - stock.adobe.com)

3' di lettura

La casa resta un nido carico di importanza affettiva per gli italiani. O almeno è quanto sembra emergere dal sondaggio di Immobiliare.it condotto su un campione di 3mila utenti per sondare la loro esperienza complessiva con la vendita di un immobile. Se un partecipante su tre, infatti, ha fatto passare circa un mese tra la decisione di mettere in vendita il suo immobile e l’avvio ufficiale delle pratiche, il 16% ci ha messo oltre un anno per decidersi, quasi il 30% si è preso tra i due e i cinque mesi e circa il 14% tra i sei mesi e l’anno.

«Per gli Italiani, si sa, la casa, oltre ad essere vista come la miglior forma di investimento, è anche un bene con il quale si ha spesso un forte legame emotivo, dal momento che rappresenta il successo raggiunto dal nucleo familiare – spiega Carlo Giordano, board member di Immobiliare.it – Non sorprende quindi che tra le principali motivazioni che ritardano l’effettiva messa sul mercato dell’abitazione, una volta che la decisione di vendere è stata presa, ci sia il valore affettivo, prima ancora di considerazioni prettamente economiche».

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Anche guardando le motivazioni infatti, si nota come il fattore economico sia marginale nella vendita del proprio immobile: il 28,4% degli intervistati ha venduto per necessità di uno spazio più grande (di questi circa il 36,5% ha tra i 46 e i 60 anni); per poco più di un quarto invece, la vendita è stata dettata dall’inutilizzo della casa. Il 21,5% ha dovuto mettere sul mercato la propria abitazione a causa del trasferimento in un altro Paese – il 41% di chi ha dato questa risposta ha più di 60 anni –, mentre nel 15% dei casi la motivazione della vendita è stata la ricerca di uno spazio più piccolo (e di più facile gestione). Solo nel 10% circa dei casi la decisione è stata dettata da difficoltà finanziarie o da una pratica di separazione/divorzio.

«Negli ultimi anni l’idea di casa si è evoluta insieme al bisogno di avere a disposizione uno spazio vitale maggiore rispetto a prima – continua Giordano –. Ecco quindi che per molti italiani è sorta la necessità, e la voglia, di cambiare abitazione, cercandone una che meglio rispondesse alle mutate esigenze di vita: un ambiente interno in più, multifunzionale, e la possibilità di accedere a uno spazio esterno privato».

Il mercato comunque ha premiato chi ha deciso di fare il passo: anche se il 15% dei rispondenti ci ha impiegato più di un anno per vendere, uno su cinque ha venduto in due mesi o meno (e il 70% circa degli immobili venduti in questo arco temporale si trovavano nel Nord Italia). E del 38% degli intervistati che ancora non hanno trovato l’acquirente giusto, più del 60% di loro ha messo l’immobile sul mercato da meno di sei mesi.

Nonostante il 20% degli italiani abbia dichiarato di essere stato frenato dal sentimento che lo legava all’immobile, circa il 40% non ha avuto alcun dubbio nel mettere in vendita la propria casa. Il 19,5% ha avuto invece delle remore legate alla difficoltà di reperire le risorse finanziarie necessarie per l’acquisto di un’altra casa, mentre quasi il 15% ha messo in discussione la decisione presa ripensando all’investimento iniziale fatto per comprare l’immobile. Solo il 6% di chi ha venduto o sta vendendo casa si è fatto frenare dall’esborso necessario per ristrutturarla prima di poterla proporre sul mercato a un prezzo vantaggioso

«La stragrande maggioranza degli italiani si affida a un agente immobiliare per l’acquisto della propria casa: farsi affiancare da un professionista per un investimento che è tra i più importanti della propria vita è senz’altro la cosa giusta da fare – spiega Paolo Giabardo, direttore generale di Immobiliare.it –. I processi di digitalizzazione del mercato stanno ulteriormente avvicinando le persone ai professionisti: in Italia stiamo osservando lo stesso trend già avvenuto in altri mercati, per esempio gli Usa, in cui negli ultimi 20 anni le transazioni mediate dai professionisti sono cresciute di oltre il 18%».

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