Immuni, dal 3 giugno sperimentazione in 4 regioni: tutto quel che c’è da sapere in 10 punti
Da oggi la app Immuni è disponibile sugli Store e potrà essere scaricata gratuitamente da tutti gli italiani sui propri smartphone. La sperimentazione partirà il 3 giugno in 4 regioni: Puglia, Abruzzo, Marche e Liguria
di Biagio Simonetta
4' di lettura
Arrivata probabilmente con un po' di ritardo rispetto alle attese, l'app di contact tracing Immuni si porta dietro molti interrogativi. Si tratta di dubbi legati per lo più alla paura, spesso infondata, di dover condividere dati personali molto sensibili. Un terreno scivoloso, dove la disinformazione e il complottismo trovano grande spazio. E allora proviamo a entrare nelle viscere di questa app per capire meglio di cosa si tratta veramente. Lo facciamo attraverso una serie di domande e risposte.
A che serve e come funziona?
Del funzionamento e dell'utilità di Immuni abbiamo scritto più volte sul Sole 24 Ore. È una app per il contact tracing, tecnologia molto usata in tempi di epidemia (gli esempi migliori arrivano da Paesi asiatici come Corea del Sud, Singapore e Taiwan) solitamente abbinata a un grosso numero di tamponi eseguiti.
In sostanza è una piattaforma che consente di utilizzare le informazioni relative agli spostamenti e ai contatti fra cittadini durante un'emergenza sanitaria. In questo modo, nel caso si sia in presenza di un potenziale contagio (la persona che risulta positiva può segnalare la sua positività all'interno dell'app, ma non è obbligata a farlo), è possibile allertare i cittadini potenzialmente coinvolti e chiedergli di auto-isolarsi. Il contatto viene stabilito grazie all'utilizzo del bluetooth, tecnologia scelta perché funziona anche in assenza di segnale dati. Immuni, come la maggior parte delle app di contact tracing in via di lancio nei Paesi occidentali, è basata sul sistema di exposure notification progettato da Apple e Google.
È obbligatorio installare l'app?
Questa è una domanda che ha tenuto banco per alcuni giorni, quando eravamo ancora in pieno lockdown e dal Governo iniziavano a filtrare le prime informazioni su Immuni. La risposta è no: non c'è alcuna obbligatorietà circa l'installazione o l'utilizzo dell'app.
A chi appartiene Immuni e chi tratta i miei dati?
Altra domanda molto dibattuta riguarda la proprietà dell'app e il trattamento dei dati. L'app è stata prodotta, per conto del Governo italiano, dalla società milanese Bending Spoons. Ma è a tutti gli effetti una piattaforma di proprietà dello Stato italiano. Come sono statali i server sui quali vengono raccolti i dati (sono della Sogei Spa, controllata al 100% dal ministero dell'Economia e delle Finanze).
Chi può installarla?
Immuni può essere installata un po' da tutti. I requisiti hardware sono molto comuni, ma è necessario l'aggiornamento del sistema operativo che si usa. Immuni è già disponibile sugli store di Apple e Google (App Store e Play Store) per tutti gli utenti iPhone o Android. Se lo smartphone non sarà compatibile con l'applicazione, sarà la stessa “Immuni” a segnalarlo all'utente. Per ora non è previsto un rilascio per gli ultimi smartphone Huawei e Honor, quelli sprovvisti del PlayStore di Google.
Ci sarà una fase sperimentale?
In una prima fase Immuni sarà utilizzabile in via sperimentale solo dai cittadini residenti in quattro Regioni: Liguria, Puglia, Marche e Abruzzo. La sperimentazione partirà mercoledì 3 giugno. L’applicazione potrà essere scaricata gratuitamente da tutti gli italiani sul proprio smartphone. Solo nelle regioni in cui sarà attivo il test, però, l'app sarà collegata al Sistema Sanitario Nazionale, nelle altre invece si dovrà attendere qualche giorno, la chiusura della sperimentazione: si potrà scaricare ma i servizi che offre non saranno accessibili.
I miei dati personali sono a rischio?
È una domanda complessa, nell'era della digitalizzazione. Tuttavia, per come è fatta Immuni non vi è alcuna condivisione relativa a nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, rubrica, geolocalizzazione, interessi o app installate. I codici scambiati fra smartphone che entrano in contatto sono cifrati e anonimi. Gli unici dati richiesti dopo l'installazione sono relativi alla provincia di residenza.
Il bluetooth scarica la batteria?
La tecnologia utilizzata per il tracciamento è il bluetooth LE (low emission), che teoricamente non richiede un grosso dispendio energetico. Il punto vero è che Immuni, senza il bluetooth attivo è completamente inutile. Chi decide di usare Immuni, insomma, si abitui a tenere la connessione bluetooth in modalità ON. Non serve, invece, tenere attivo il GPS.
Cosa devo fare se risulto positivo?
Chi risulta positivo e usa Immuni può decidere di segnalarlo, in modo che il contact tracing possa avere benefici. Attenzione, però: non è una procedura abilitata a tutti (per evitare falsi positivi). Una volta che una persona risulta positiva, riceve dalle autorità sanitarie una OTP (una password temporanea) da digitare in un'area specifica dell'App dove è possibile segnalare - in modo del tutto anonimo - il proprio stato di positività.
Cosa succede se entro in contatto con un positivo?
Se si è entrati in contatto con una persona risultata positiva, Immuni invierà una notifica che potrebbe essere la seguente: “Immuni ha rilevato che il giorno %@ sei stato vicino a un utente Covid-19 positivo. Segui le indicazioni del tuo medico. Rimani a casa per i 14 giorni successivi alla data del contatto”, secondo quanto appurato dal codice sorgente da Enrico Ferraris, avvocato esperto di informatica.
C'è pubblicità nell'app?
No, all'interno di Immuni non c'è pubblicità. E non ci sarà pubblicità nelle app di contact tracing che usano il sistema di exposure notification progettato da Apple e Google.
Per approfondire:
● Coronavirus, perchè il Copasir indaga sulla app Immuni
● Come funzionerà Immuni, la app che traccia i nostri contatti
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