Impennata nei bandi pubblici in Bim: in un anno +223% in numero e +428% in valore
di Massimo Frontera
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Il Bim piace sempre di più. Non solo alle società di progettazione e agli studi di architettura. Piace sempre di più alle stazioni appaltanti. La diffusione non è ancora omogenea tra amministrazioni locali o territoriali e amministrazioni centrali, ed è anzi fortemente squilibrata all’interno delle stesse amministrazioni centrali, dove per il momento brilla soprattutto l’Agenzia del Demanio. Ma i numeri indicano un trend di forte crescita. L’ultima fotografia è quella scattata dall’Oice, l’associazione delle società di Ingegneria, tra le categorie più sensibili sulle potenzialità delle digitalizzazione nelle costruzioni.
L’Oice certifica un balzo del 223% nel numero di bandi Bim pubblicati nel 2018 rispetto al 2017 (che pure aveva segnato un incremento del 70% sull’anno prima). Si è passati dagli 83 bandi Bim del 2017 ai 268 del 2018. Non si tratta di poca cosa se si considera che nel 2015 si sono contati appena quattro bandi di progettazione che richiedevano il Bim. Forte crescita anche per i valori. Si è passati dai 30,5 milioni del 2017 agli oltre 161 milioni del 2018 (+428,5%). Nel solo mese di dicembre - ultimo mese monitorato - sono stati pubblicati 104 avvisi di servizi di architettura e ingegneria con Bim, di cui 90 solo dall’Agenzia del Demanio. Nel 2018 il valore degli importi dei bandi in Bim – pari appunto a 161 milioni - ha cominciato di diventare un valore confrontabile con gli oltre 1,25 miliardi dell’intero mercato dei servizi di ingegneria, certificando che la quota Bim pesa, in valore, per quasi il 13% del totale del mercato.
I numeri si leggono nel rapporto Oice sulle gare Bim 2018 in Italia. Lavoro che prosegue con il monitoraggio in corso, i cui risultati finali saranno diffusi all’inizio del prossimo anno. A livello territoriale la «voglia di Bim» è diffusa in modo abbastanza omogeneo e - una volta tanto - il Mezzogiorno è in linea con il resto del Paese: si va dal massimo del Sud con 89 bandi (pari al 33,2% del totale), al minimo delle Isole con 15 bandi (5,6%). Il Centro con 79 bandi arriva al 29,5%, il Nord–Est con 53 bandi (19,8%) mentre il Nord–Ovest fa segnare 32 bandi (11,9%). Il rapporto dice anche che il Bim è trainato da gare di importo elevato. La parte più consistente della domanda proviene infatti dalle gare sopra soglia, con il 57,1% del totale in numero e il 91,9% in valore. Le gare sotto i 100mila euro arrivano al 18,7% in numero e all’1,7% in valore, mentre quelle comprese tra i 100mila e i 221mila euro raccolgono il 24,3% in numero e il 6,4% in valore.
Confermato il protagonismo delle stazioni appaltanti centrali o comunque di dimensione nazionale: al primo posto ci sono le amministrazioni dello Stato (centrali e periferiche) che hanno pubblicato 145 gare (54,1% del totale), seguite dai Comuni con 47 bandi (17,5%), da Università e ricerca con 21 avvisi (7,8%), dalle Concessionarie con 19 bandi (7,1%), dalle Province con 15 bandi (5,6%), da Ospedali Usl Asl, con 11 bandi (4,1%) e, infine, da altri Enti (10 bandi pari al 3,7%). La divisione per tipologia vede una quasi totale prevalenza di opere puntuali con 248 bandi (92,5% del totale), di cui la maggior sono per edilizia direzionale e uffici (123 bandi) e solo 20 bandi di opere lineari (7,5%). Dal punto di vista della tipologia di interventi, i bandi per ristrutturazione sono 199, pari al 74,3% del totale, quelli per nuove realizzazioni sono 69 e sono riferibili al 25,7% del totale.
Fin qui, i numeri. Il rapporto Oice offre però anche un’analisi qualitativa, che rappresenta l’aspetto più interessante del documento perché mette in evidenza aspetti che un po’ tendono a smorzare l’entusiasmo dovuto alla prepotente crescita numerica. «Dal punto di vista dell’analisi qualitativa sui contenuti degli atti di gara - afferma il rapporto - pur considerando la diversa entità del numero delle gare fra un anno e l’altro, anche quest’anno emerge l’incompletezza e indeterminatezza del quadro regolatorio, non ancorato a un corpo delle conoscenze definito, che fa da cornice all’operato delle stazioni appaltanti. Non è un caso che siano in sensibile aumento i bandi che citano il Bim genericamente senza punteggi specifici, ma solo come elemento contrattuale della prestazione: si passa dal 3,5% del totale delle gare registrate nel 2017 al 13,8% del 2018».
«Emerge poi con evidenza - prosegue il rapporto - la tendenza di alcune stazioni appaltanti a fare riferimento al Bim per selezionare gli operatori economici, ammettendo alla gara soggetti che devono dimostrare la loro capacità tecnica e professionale attraverso pregresse esperienze in Bim (sia come servizi svolti nel decennio, sia come servizi di punta)».
Non solo. L’aver progettato in Bim viene indicato sempre più spesso nei bandi come requisito di partecipazione: «Sono nettamente in aumento, rispetto allo scorso anno, i bandi in cui il Bim è richiesto sotto forma di esperienza pregressa, necessaria per l’accesso alla gara. Si tratta di 55 bandi di gara nei quali l’avere in passato svolto servizi di ingegneria e architettura utilizzando il building information modeling rappresenta un elemento necessario, una pre-condizione, per la partecipazione alla gara».
«Molto più numerose (126 bandi di gara) – dice ancora il rapporto – sono state le procedure in cui la stazione appaltante, al fine di provare la capacità tecnica del concorrente, inserisce nel bando o nel disciplinare di gara un requisito di idoneità professionale, generalmente richiesto a pena di esclusione, al pari degli altri requisiti minimi di accesso alla gara (siano essi generali o specifici, ai sensi dell’articolo 83 del codice appalti). In molti casi si tratta di riferimenti ad “esperti Bim” oppure a soggetti che siano accreditati/certificati come Bim Manager o Bim Coordinator». Infine, ci sono 37 gare classificate come «generica richiesta di progettazione in Bim», pari al 13,8% del totale delle gare dove il Bim viene citato in termini assolutamente generali come elemento della prestazione da svolgere, ma senza alcuno specifico punteggio assegnato «o quantificazione come livello minimo per l’accesso alla gara».
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