Imposta di soggiorno in ripresa nel 2022 anche per gli affitti brevi
Mentre crescono gli incassi, in maggior parte raccolti da Airbnb, è stato spostato a settembre il termine di dichiarazione con il dl Semplificazioni
di Dario Aquaro e Cristiano Dell'Oste
2' di lettura
Una locazione abusiva non comporta solo l’evasione fiscale delle imposte dirette (cedolare secca o Irpef). C’è anche l’imposta di soggiorno, che pesa meno in termini di gettito assoluto, ma spesso rappresenta una voce di entrata significativa per le casse municipali. Prima del Covid, Roma Capitale ricavava 153 milioni di euro dal contributo di soggiorno versato dai turisti. Sempre nel 2019, Milano arrivava a 59 milioni, Firenze quasi 44, Venezia 36 e Bologna 10,5.
È evidente che ogni notte “non dichiarata” fa perdere qualcosa al Comune. Gli importi cambiano da una città all’altra, e spesso sono influenzati dalla lunghezza del soggiorno e da altri fattori come la presenza di bambini e il tipo di struttura presso cui si alloggia. Ad esempio, a Milano per le case vacanze l’importo è tre euro a notte per persona.
Un aspetto interessante è che il portale Airbnb – da sempre contrario ad applicare la ritenuta fiscale sul canone – riscuote invece per molti Comuni l’imposta di soggiorno. Già prima del 2020 le intese siglate a livello locale erano 24 e includevano – oltre ai cinque centri citati in precedenza – Torino, Napoli, Catania, Genova, Palermo e altre località turistiche da Lecce a Golfo Aranci, da Siena a Rimini. A queste città se ne sono aggiunte altre 91 grazie a un accordo quadro tra lo stesso Airbnb e l’Anci.
Gli incassi degli enti locali, dopo il crollo del 2020, l’anno scorso sono tornati a salire insieme alla ripresa del turismo, anche se sono rimaste ben al di sotto dei livelli precedenti alla pandemia. Venezia, ad esempio, si è fermata a 14 milioni, Milano a 23 e Firenze a 16,4. E ora, nel 2022, nonostante la corsa estiva dei contagi di queste settimane, il trend sembra ancora in aumento.
Per quanto riguarda l’imposta riscossa da Airbnb, si potrebbe addirittura battere il record del 2019, quando il portale riversò ai Comuni oltre 22 milioni di euro. Già alla fine dello scorso mese di aprile, le notti prenotate per l’estate su Airbnb erano in aumento del 30% rispetto ai livelli pre-pandemia. Un termometro non assoluto del mercato, ma sicuramente indicativo.
L’imposta di soggiorno raccolta dalle strutture nel 2020 e nel 2021 dovrà ora essere comunicata all’agenzia delle Entrate. Il decreto Semplificazioni ha però spostato la scadenza iniziale dal 30 giugno al 30 settembre prossimo, per un adempimento che secondo diversi operatori “duplica” il contenuto delle comunicazioni già previste nei confronti di altre istituzioni (dal Comune all’Istat al portale Alloggiati Web delle questure).
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