Imprenditrici, pesa la carenza di politiche pubbliche di welfare
Le aziende femminili sono 1,34 milioni in Italia e rappresentano il 22% del totale, secondo i dati Unioncamere
di Greta Ubbiali
I punti chiave
3' di lettura
Favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata e sostenere la genitorialità: sono queste le sfide più sentite dalle imprenditrici italiane quando diventano madri. A renderle note è un’indagine condotta da Terziario Donna Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne che ha coinvolto 830 aziende, a conduzione sia maschile sia femminile. Tra gli aspetti analizzati, infatti, l'armonizzazione dei tempi di vita è emerso come il tema più sentito da oltre tre intervistate su cinque (il 64%). Segue il supporto alla cura dei figli, segnalato dal 56% delle votanti. Gli stessi elementi sono in cima alle esigenze anche delle imprese a conduzione maschile ma con un differenziale di importanza percepita rispettivamente del -15 e del -10%.
Conciliazione vita-lavoro
«La conciliazione fra tempi di vita e lavoro è da sempre al centro del dibattito ma il tema non è prerogativa solo femminile, riguarda tutta la famiglia» dice al Sole24Ore Anna Lapini, presidente nazionale del Gruppo Terziario Donna Confcommercio, che sottolinea: «È importante che si lavori su questo aspetto culturale». Una delle necessità è infatti favorire un modello di parità in famiglia che possa agevolare la carriera delle donne perché «avere vicino a sé una persona presente nel proprio ruolo genitoriale permette di sostenere meglio il lavoro», chiarisce la presidente di Gruppo Terziario Donna, che oggi rappresenta circa 250mila imprese a conduzione femminile.
Le aziende femminili sono 1,34 milioni, secondo il V Rapporto sull'imprenditoria femminile realizzato da Unioncamere, e rappresentando il 22% del totale. Proprio le donne sono particolarmente importanti per il terziario dato che è il settore scelto da 7 donne su 10 che decidono di fare impresa, stima l'Ufficio Studi Confcommercio.
Questione di welfare
Il dibattito sul lavoro si intreccia con il tema della demografia in declino in quanto migliorare le condizioni lavorative delle donne aiuterebbe anche a contrastare il calo delle nascite. Che il sistema economico sia strettamente correlato al fenomeno della natalità l’ha ribadito anche il titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti, in occasione degli Stati Generali della Natalità.
Tuttavia la bassa intensità delle politiche di conciliazione e interventi pubblici a favore della genitorialità riduce la presenza sul mercato del lavoro delle donne con figli. Come evidenzia il report Le sfide del 2023, tra crisi energetica e guerra nel cuore d'Europa, presentato alla convention 2023 di Donne Impresa Confartigianato, il tasso di occupazione delle donne senza figli supera del 17,4% quello delle donne con figli piazzando l'Italia all'ultimo posto nell'Unione a 27 per tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni in coppia con figli a carico.
Un richiamo a mettere al centro della discussione pubblica le politiche di welfare è stato lanciato anche da Daniela Biolatto, presidente di Donne Impresa Confartigianato, che alla convention 2023, intitolata “Femminile, impresa di valore”, ha sottolineato: «Le imprenditrici e in generale le donne italiane devono fare i conti con la carenza di politiche a favore dell'occupazione femminile e con un welfare che non aiuta a conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Il futuro del nostro Paese dipende anche da quanto e come investiremo, con misure strutturali e stabili».
Pur essendo l'Italia la terza economia nella Ue per peso sul Pil della spesa in welfare, crolla al 24° posto per spesa a sostegno di famiglie e giovani, stima Confartigianato nel suo report. A fronte di 17,07 euro destinati a sanità e pensioni per gli anziani, soltanto un euro va alle famiglie e ai giovani. Nonostante questi ostacoli, le donne italiane sono le più intraprendenti d'Europa e il Paese conta 1,47 milioni di imprenditrici e lavoratrici autonome, il numero maggiore tra i Paesi dell’Unione Europea.
Se si colmasse la distanza con l’Europa sul fronte dell’occupazione femminile ne beneficerebbe anche il tessuto imprenditoriale: dimezzando il gap, ci sarebbero 1,32 milioni di lavoratrici in più (+14% rispetto alle attuali 9,47 milioni). Qualora la maggiore occupazione tenesse conto del rapporto tra occupate indipendenti e imprese gestite da donne, ci sarebbe un allargamento del perimetro delle imprese femminili di 183mila unità.
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