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Impresa, così la “reputazione” incide sui ricavi. In Italia giudizi positivi in crescita

La tavola rotonda “Rischio reputazionale nell’era del social media”, svoltosi all’Università Luiss Guido Carli. Paola Severino sulla reputazione delle donne: «molto più fragile» rispetto a quella degli uomini specie se investe la sfera sentimentale e sessuale. I dati del dossier di Reputation Institute

di Ivan Cimmarusti

Imprese, Luiss: reputazione un rischio da gestire sui social

3' di lettura

Nel 67% dei casi un consumatore acquisterà un prodotto da un’azienda che possiede un’alta considerazione sul mercato. È il valore della reputazione, che entra a pieno titolo tra i principali asset aziendali. Un aspetto che per l’industria è «di palmare evidenza», in quanto il danno al patrimonio può essere enorme e «bisogna sicuramente trovare dei rimedi», ha precisato la professoressa Paola Severino, vice presidente della Luiss.

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La tavola rotonda
Il tema è stato al centro della tavola rotonda “Rischio reputazionale nell’era del social media”, organizzato organizzato da Valore D e dal network In The Boardroom e svoltosi all’Università Luiss Guido Carli. Del valore che ha sul mercato il rischio reputazione, sia esso collegato a una società o a una persona, se n’è discusso con importanti esponenti del giornalismo, dell’industria e della magistratura, tra i quali l’ex procuratore capo di Roma e attuale presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone, e il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione Giuseppe Corasaniti.

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I rischi aziendali
Per gli investitori il rischio reputazionale è al secondo posto tra i rischi, dopo quello di mercato. Una buona reputazione risulta fondamentale per il successo di un’azienda, tanto che la tutela della propria immagine e quella dell’intero gruppo è divenuto un impegno imprescindibile.

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Il dossier sulla reputazione in Italia
Uno studio di Reputation Institute, leader mondiale nella misurazione e gestione della Corporate Reputation, ritiene che «nella scelta d’acquisto, il prodotto “vale” sempre meno, ovvero il 33%, perché, pur rimanendo un fattore importante, ha perso definitivamente la capacità di essere il fattore distintivo tra due aziende concorrenti». Per orientare «le scelte del consumatore e vincere la competizione, le aziende sono quindi tenute a valorizzare il loro heritage» che « incide per il 67% sulla scelta del consumatore».

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In crescita le valutazioni sulle imprese italiane
In linea generale le aziende italiane posseggono un medio rating reputazionale. Reputation Istitute ritiene che tra il 2018 e il 2019 la considerazione sia cresciuta, attestandosi su 69,3 punti (indice RepTrak® Pulse score), rispetto al dato registrato nell’anno precedente. Secondo questo criterio di valutazione, una reputazione “eccellente” è rappresentata da un punteggio complessivo di 80 punti o superiore, un punteggio di 70-79 è considerato “forte”, 60-69 è “media”, mentre 40-59 è “debole”.

C’è gente che lavora tutta la vita per crearsi una reputazione e ci vuole pochissimo per vederla compromessa

Severino: «La reputazione è un valore da conservare»
Eppure in ballo non c’è solo un aspetto connesso all’impresa. «C’è gente che lavora tutta la vita per crearsi una reputazione e ci vuole pochissimo per vederla compromessa», ha spiegato la Severino. «È senza dubbio un valore da conservare – ha aggiunto - Questo è un tema molto sentito, comune a tutti. Chi scrive sui social media a volte utilizza un linguaggio aggressivo, a volte ritenendo che l'anonimato o pseudo anonimato di internet, consenta di fare e dire qualsiasi cosa. Quelle che aggrediscono una persona in modo così devastante, raggiungendo milioni e milioni di soggetti, sono notizie appiccicose che per togliersele di dosso occorre molto tempo e competenza».

«Un tema di difficilissimi equilibri»
Parlando della reputazione delle donne, Severino ha detto che si può ritenere che essa sia «molto più fragile» rispetto a quella degli uomini specie se investe la sfera sentimentale e sessuale. Insomma, conclude l’ex ministro della Giustizia, quello della reputazione «è un tema di difficilissimi equilibri. Equilibrio tra il diritto alla tutela della propria reputazione, il diritto della giustizia di fare il proprio corso e le proprie indagini, il diritto dell'impresa di preservare la propria reputazione rispetto agli attacchi di notizie false o lesive, il diritto delle donne e di ogni cittadino di vedere un rimedio che vada oltre al diritto all’oblio e faccia fronte alla viralità di una comunicazione che potrebbe ledere la reputazione di una persona».

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