
“Anywhere, anytime, on your own device”. La vera sfida che il digitale ci mette davanti è di natura culturale: la libertà
di scegliere il luogo in cui lavorare e gli strumenti con cui si ha più familiarità è la principale chiave di successo dello
smart working, un tema in questo momento al centro dell'agenda del paese reale.
Il “lavoro agile” è prima di tutto un approccio manageriale innovativo, che inaugura un diverso patto tra datore di lavoro
e collaboratori, basato sulla chiarezza e su una reciproca maggiore responsabilizzazione. In Italia c'è già chi lavora per
stimolare questo genere di evoluzione. L'industry delle telecomunicazioni, che Asstel rappresenta, è stata all'avanguardia
nell'implementazione dello smart working ed è cresciuta costantemente nello sviluppo di esperienze di questo tipo. Nell'ultimo
quinquennio il lavoro agile nelle aziende associate di Asstel è in costante aumento, sia nella quota di lavoratori coinvolti
(in alcune imprese interessano ad oggi circa il 70%), sia nei tassi di adesione (in alcuni casi hanno superato quota 80%),
che nel numero di giorni mensili lavorati in regime di smart working (in media 2-3 gg/mese). Parliamo di piccoli - e incoraggianti
– passi, lungo un percorso sempre più consolidato che può rendere la Filiera TLC un riferimento importante per l'intero mondo
del lavoro.
Sono tanti i motivi che rendono lo smart working un tema appealing e un modello che prende sempre più piede, sia a livello
europeo che italiano. Prima di tutto, è un'opportunità win-win: sia per le aziende, che possono rendere più efficienti attività
e costi, sia per i lavoratori, in termini di miglioramento del loro work-life balance. In secondo luogo, si tratta di una
tendenza al passo coi tempi, che riflette la progressiva smaterializzazione del workplace, a vantaggio di soluzioni sempre
più in condivisione. La sharing economy, infatti, ha ormai abilitato il co-working come network strategico di creativi, manager
e professionisti a tutti i livelli.
La vera sfida, però, sta nell'abbattere un vecchio retaggio culturale. In Italia, purtroppo, la presenza fisica in ufficio
è avvertita ancora come un elemento fondamentale nello svolgimento dell'attività lavorativa, a causa di modelli occupazionali
nati e cresciuti in una cultura del lavoro analogica. Una vision anacronistica, che si supera anche investendo più risorse
nelle strutture di management, nella formazione e sposando un nuovo modo di intendere la leadership. Per queste ragioni lo
smart working rappresenta una delle sfide impellenti anche per le relazioni industriali e la contrattazione collettiva, per
consolidare un modello nuovo che gioca d'anticipo e si confronta con l'innovazione, tenendo conto delle esigenze di lavoratori
e aziende. In sostanza, non esiste smart working senza una vera visione d'insieme, di cui è parte anche la normativa giuslavoristica,
che deve tenere il passo di una società in rapida evoluzione. La trasformazione digitale va incoraggiata, promossa, sostenuta
a tutti i livelli.
* Direttore Assotelecomunicazioni-Asstel
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