Imprese culturali e creative, i tempi sono maturi
Dopo decenni di indagini e procedimenti, il proliferare di proposte e disegni di legge degli ultimi mesi fanno sperare che si arrivi presto alla definizione di un nuovo quadro normativo organico per le Imprese Culturali e Creative. Se ne è parlato al Convegno di Federculture “La legge per le imprese culturali e creative”
di Roberta Capozucca
I punti chiave
4' di lettura
È tempo di riprendere i lavori sulla Legge per le Imprese Culturali e Creative. Dopo il periodo pandemico, infatti, sembra essere finalmente arrivato il momento di nuovi impegni legislativi che, ci auspichiamo, possano portare in tempi brevi alla definizione di un quadro normativo che metta ordine e offra una griglia di interpretazione chiara per chi opera nel settore culturale e creativo. Con questo obiettivo, il 4 luglio, Federculture ha riunito a Roma esponenti di governo e rappresentanti del settore durante l'incontro “La legge per le imprese culturali e creative”.
Dove eravamo rimasti?
Era il 26 settembre 2017 quando la Camera dei Deputati approvò la proposta di legge a firma della deputata Anna Ascani “Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative”: una prima perimetrazione delle caratteristiche identitarie delle ICC, seppur totalmente mancante di un impianto di natura finanziaria. Nonostante il procedimento non sia mai stato approvato in Senato, esso rappresenta l'inizio del percorso di riconoscimento giuridico delle ICC, avendo aperto il dibattito politico sul ruolo di un settore così complesso da inquadrare e indirizzare. Da lì a breve, nella Legge di Bilancio 2018 (L.205/2017), l'istituto delle imprese culturali e creative è stato reintrodotto insieme a un importante incentivo fiscale: un credito d'imposta, ammesso nella misura del 30%, sui costi sostenuti per attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali e creativi. Ma la procedura di riconoscimento, che da lì a 90 giorni avrebbe dovuto stilare una lista qualificante delle ICC per l'applicazione del tax credit, non e mai stata pubblicata. Da quel momento, anche per le urgenze connesse alla pandemia, le imprese culturali e creative vivono in un limbo normativo da cui ora, finalmente, sembra aprirsi uno spiraglio di luce.
Verso una normativa unica
Garantire un'azione legislativa organica che tenga conto delle specificità del sistema, delle sue imprese e dei suoi lavoratori, nonché delle analisi e delle riflessioni raccolte nell'ultimo decennio. È questa la richiesta che arriva da Federculture, che il 4 luglio ha invitato i protagonisti politici e istituzionali del settore a confrontarsi sulla necessità di agire in modo congiunto per sostenere la galassia delle oltre 180mila imprese culturali attive in Italia, secondo i dati Eurostat, che producono circa 14,8 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 10% del valore aggiunto culturale europeo, e occupano 815mila persone, pari al 3,5% del totale. L'incontro, a cui hanno partecipato tra gli altri Francesca Velani (vicepresidente di Promo PA Fondazione), i deputati Matteo Orfini, Mario Occhiuto e Federico Mollicone (presidente VII Commissione alla Camera dei Deputati), oltre che ovviamente Umberto Croppi e Andrea Cancellato, rispettivamente direttore e presidente di Federculture, segue la presentazione di due nuove proposte di legge depositate negli ultimi mesi alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. La prima, a firma dell'onorevole Orfini, mira ad armonizzare e coordinare le disposizioni vigenti in materia di agevolazioni fiscali e sostegno indiretto attraverso, innanzitutto, l'istituzione di un Registro delle Imprese Culturali e Creative (RICC) e l'istituzione di un Fondo di Garanzia, con una dotazione di 200 milioni di euro annui a decorrere dal 1° gennaio 2024, in sostituzione del Fondo per le piccole e medie imprese creative di cui al comma 109 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020. A differenza della proposta dell'onorevole Orfini, che segue il percorso iniziato dal ddl Ascani, la proposta del senatore Occhiuto mira alla definizione di un sistema normativo volto a promuovere nuova imprenditoria e la crescita del settore anche attraverso collaborazioni con altri sistemi produttivi, misure di accesso al credito, strumenti di concessione degli immobili pubblici e nuove forme speciali di partneariato pubblico-privato. La proposta del senatore Occhiuto, inoltre, cita all'art. 6 l'allineamento con il Ministero dell'impresa e de Made in Italy che, nel Disegno di Legge risalente a maggio 2023 e concernente “Disposizioni organiche per la valorizzazione, promozione e tutela del made in Italy” dedica svariati articoli al tema delle ICC. Insieme all'istituzione di un nuovo Albo delle Imprese cultuali e creative di interesse nazionale (Art.22) e di un Fondo per lo sviluppo delle attività culturali e creative (Art.23), il Disegno di Legge propone l'adozione di un Piano Strategico triennale (Art.24) volto a favorire la sinergia dei programmi formativi, delle politiche e degli strumenti finanziari destinati al settore. Un testo, quest'ultimo, che secondo il direttore di Federculture, Umberto Croppi, “anticipa e forse vincola l’attività del Parlamento, senza che nessuna associazione sia stata sentita né dal Ministero delle Imprese né da quello della Cultura. Per questo, ha detto nel corso dell’incontro organizzato a Roma, siamo qui a chiedere alle istituzioni di parlarsi in questa fase delicata che avrà riflessi su tutto il futuro del settore”. Dialogo, dunque, è questa la richiesta della principale associazione di categoria del settore culturale italiano, sia in questa fase di definizione normativa che nel coordinamento tra ministeri e istituzioni poi; un dialogo che sia frutto di un confronto con chi quotidianamente dà corpo a quelle attività così strategiche per il nostro Paese.
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