Imprese dipendenti dalle app: nella ristorazione commissioni oltre il 20% per un’azienda su tre
In Italia le imprese dei settori del turismo e ristorazione che utilizzano le piattaforme digitali per vendere propri prodotti e servizi sono oltre 57mila. Nel turismo si registra la maggiore diffusione con una percentuale del 42% (pari a 38.615 imprese), il 13% nella ristorazione (pari a 18.898 imprese)
di Andrea Carli
3' di lettura
Qual è l'impatto su quote di mercato e organizzazione del lavoro dell'utilizzo delle piattaforme digitali per la vendita di prodotti e servizi? La commissione media che le imprese della ristorazione pagano alle piattaforme digitali per vendere i propri prodotti è del 18%, con valori superiori al 20% per un'impresa su tre. Nel turismo la commissione media è del 16%. Solo 1 impresa su 10 paga una commissione fissa. È quanto emerge dal policy brief “L’Economia delle piattaforme digitali” presentato oggi, martedì 16 maggio dall'Inapp (Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche) nel corso di un seminario.
Il lavoro trae spunto dall'indagine “Inapp Digital platform survey”, che per la prima volta ha analizzato nel corso del 2022 un campione di circa 40mila imprese, che comprende anche le aziende con meno di 3 addetti, rappresentativo delle 298.991 imprese operanti in Italia nei settori della ristorazione, del turismo e dei trasporti terrestri.
«Al 32% delle aziende della ristorazione è capitato almeno una volta di perdere clienti per disservizi causati dalle piattaforme con cui lavora, al 19% nel settore del turismo», spiega Sebastiano Fadda, presidente dell'Inapp.
Oltre 57mila imprese interessate
In Italia le imprese dei settori del turismo e ristorazione che utilizzano le piattaforme digitali per vendere propri prodotti e servizi sono oltre 57mila. Nel turismo si registra la maggiore diffusione con una percentuale del 42% (pari a 38.615 imprese), il 13% nella ristorazione (pari a 18.898 imprese). Nel biennio 2020-2021 il fatturato intermediato dalle piattaforme digitali rappresenta circa la metà del giro d'affari nel turismo e quasi un quinto dei ricavi nella ristorazione con commissioni medie rispettivamente del 16% e 18%.Nell'ambito del turismo la distribuzione delle imprese che utilizzano le piattaforme è molto differenziata, con una prevalenza nelle attività alberghiere. In particolare, sono affittacamere o bed and breakfast e alberghi che ricorrono di più alle piattaforme, rispettivamente nel 77 e 75% dei casi. Nella ristorazione invece la diffusione dell'utilizzo delle piattaforme è più omogenea. Sono oltre 13 mila gli esercenti (13%) che pur effettuando la somministrazione in loco prevedono l'asporto di cibo. Quote più elevate si rilevano tra le attività di ristorazione che non prevedono la somministrazione in loco, con oltre 4.600 esercenti che utilizzano le piattaforme digitali per l'asporto (15%). Tra le imprese che non si avvalgono delle piattaforme digitali, un terzo circa non vi fa ricorso perché non ne avverte la necessità, un altro 25% perché preferisce gestire internamente il rapporto con i clienti. Un 6% per i costi eccessivi del servizio.
Le clausole
Nella ristorazione il 68% dei contratti stipulati dalle aziende con le piattaforme (37% nel turismo) prevede clausole di dipendenza per l'incasso dei pagamenti e sette volte su dieci le condizioni contrattuali derivano dall'imposizione di clausole unilaterali. Così come unilaterali sono le richieste di modifica contrattuale da parte delle piattaforme (32% nel turismo e 20% nella ristorazione).Inoltre, un'impresa su 4 nella ristorazione non ha accesso a informazioni sulla propria clientela, una su 8 nel turismo, con possibili ripercussioni per quanto riguarda le strategie di mercato.
I tempi di incasso
Secondo l'indagine, nella ristorazione le clausole di dilazione dei trasferimenti degli incassi dalla piattaforma all'impresa sono presenti in circa tre quarti dei contratti (il 37% nel turismo). Il ritardo nei tempi di incasso rappresenta un costo e un fattore di rischio finanziario intrinseco nel caso di pagamenti tramite piattaforma. Le condizioni meno vantaggiose risultano applicate più frequentemente nel settore della ristorazione in cui nel 92% dei casi gli incassi mediati dalla piattaforma sono differiti nel tempo.
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