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Mancanza di strategia, a cui si associano problemi di proprietà e governance. Sono queste le criticità che emergono, secondo imprenditori e sindacati, a monte delle crisi industriali che assillano il territorio ligure.
Giovanni Mondini, presidente di Confindustria Liguria, traccia con efficacia un quadro delle aziende in difficoltà. «L’Ilva - afferma - è un malato terminale, si continua ad andare avanti con uno stabilimento che, ogni anno, fa qualche tonnellata in meno rispetto al precedente; osserveremo cosa succederà ma non vedo una strategia: è solo una lenta agonia che porterà a perdere l’acciaio. Prevedo un futuro molto difficile».
Per quanto attiene a Piaggio Aero, invece, secondo Mondini «la gestione commissariale si sta protraendo più del dovuto. E bisogna fare attenzione perché l’azienda è sotto l’ombrello della legge Marzano, che prima o poi scade. Se non si sbrigano, il rischio è la liquidazione (a maggio 2024 terminerà l’amministrazione straordinaria, ndr). Anche in questo caso sfugge quale sia la strategia. Per carità, c’è una gara in corso e non possiamo pretendere di saperne più di tanto ma spero solo si faccia in fretta, perché poi i tempi sono lunghi. Anche una volta avvenuta l’aggiudicazione c’è il golden power, l’Antitrust e così via. Spero che abbiamo bene in mente quali sono i tempi da rispettare. Tutta la procedura di Piaggio è già stata prorogata più volte e, se si va oltre un certo numero di proroghe, non se ne possono più avere. Il passo successivo è la liquidazione, che significa la vendita degli asset e lo smembramento di un’azienda che è un gioiellino. Abbiamo il ministero del Made in Italy ma smembriamo l’acciaio nazionale e la produzione dell’aviazione: non so dove andremo a finire. È vero che sono dossier complicati ma non si vede mai una svolta».
Per Ansaldo, Mondini è più ottimista. «In azienda - afferma - c’è un nuovo management, appena insediato; Cdp ha fatto il primo passo e bisogna vedere come procede ma una guida c’è e speriamo che faccia bene il suo mestiere. Mi sembra che abbiano già scelto di rifocalizzarsi molto sul core business delle turbine; almeno è una linea e speriamo che dia i suoi frutti. Le recenti (a inizio ottobre, ndr) celebrazioni per i 170 dell’azienda, sono state anche un richiamo per tutta la città e le sue componenti, con una forte dose di responsabilità per tutti: Ansaldo è la storia della cultura industriale di questo Paese; e per Genova e la Liguria lo è a livelli macroscopici, è un patrimonio che non si può disperdere. Credo che il management ce la metterà tutta e l’azionista dovrà fare la sua parte. Quindi, pur con tutte le cautele del caso, penso si possa essere ottimisti, con la consapevolezza che c’è ancora del lavoro da fare».
Secondo Maurizio Calà, segretario generale della Cgil Liguria, il fil rouge che collega le crisi industriali liguri «è un problema di governance e non tanto di carichi di lavoro, perché si tratta di aziende che hanno capacità di stare sul mercato e anche un portafoglio ordini. Per quasi tutte il problema attiene a proprietà e governance ed entrambe le cose, spesso, riguardano il soggetto pubblico. Stiamo parlando di una presenza importante del pubblico, sotto forma di Cdp e di tutti soggetti coi quali, in questi anni, il ministero è stato presente nelle cosiddette ex partecipate. Oggi mancano chiarezza rispetto al futuro di proprietà e governance, e politiche industriali. Perché il problema di Piaggio, ex Ilva, anche di Ansaldo è una mancanza di politiche industriali: non c’è un’idea su quello che si deve fare».
Per Luca Maestripieri, segretario generale della Cisl Liguria, «c’è un discorso di prospettive, di visione e politiche industriali da mettere in campo che accomuna i tre casi emblematici di Acciaierie d’Italia, Ansaldo Energia e Piaggio Aerospace; ma c’è anche un problema immediato di occupazione, di persone che vanno tutelate e alle quali va garantito un futuro attraverso il lavoro, non con ammortizzatori e assistenza». La tutela e il rilancio dell’industria si intrecciano con il lavoro di circa 4 mila lavoratori diretti. Il nodo più pesante riguarda Acciaierie d’Italia. «Un pezzo rilevantissimo di industria nazionale si fa con l’acciaio e siamo in una fase di crescita esponenziale del mercato; invece come Acciaierie d’Italia, siamo ai minimi storici. E’ stato disatteso tutto: non c’è un piano industriale, non ci sono investimenti, sicurezza, manutenzione, c’è una situazione mai vista di abbandono e deriva in cui non vengono fatte neppure le cose di sussistenza». Su Ansaldo Energia: «Abbiamo il piano industriale, ma mancano 180 mila ore di lavoro per il 2024. Non sono mai state neppure sussurrate ipotesi di Cig, ma il vuoto è evidente».
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