CREATO PER PHILIP MORRIS ITALIA

Imprese, la sostenibilità entra nel core business

La “rivoluzione” Esg richiede anche modelli di reporting evoluti, impegni concreti e misurabili e trasparenza.

4' di lettura

La sostenibilità non è più una “varia-eventuale” in coda agli ordini del giorno dei consigli di amministrazione. La consapevolezza sui temi ambientali, etici e sociali è sempre più diffusa al punto da orientare stili di vita, modelli di consumo e investimenti. L'irruzione nel discorso pubblico del climate change, sempre più intrecciato con le tematiche imposte dalla pandemia, ha fatto crescere significativamente anche l'attenzione degli addetti ai lavori per prodotti e strumenti finanziari sostenibili (SRI, Sustainable and Responsible Investment). Asset e Wealth Manager sono sempre più attenti all'integrazione di fattori ESG (Environmental, Social, Governance) nei processi di investimento e nei modelli operativi.

I criteri Esg raccontano un'azienda secondo parametri non finanziari, valorizzandone la portata sociale e ambientale. La governance sostenibile dell'azienda, in questo senso, si caratterizzerà per l'approccio etico e la trasparenza, per le policy e le procedure di controllo.

I modelli previsionali spiegano che le decisioni aziendali sul capitale umano e sugli aspetti sociali e ambientali avranno un ruolo ancora più importante nella valutazione degli investimenti. Uno studio di Deloitte ed Esg European Institute ha valutato in 143 miliardi di dollari, solo nell'ultimo trimestre dello scorso anno, i conferimenti nel settore degli investimenti sostenibili, mentre per Morningstar l'universo dei fondi sostenibili gestisce già 2,7 triliardi di dollari in oltre 2.900 prodotti finanziari.

Le regole nazionali e internazionali premono per l'adozione di forme di certificazione dei criteri sociali, ambientali e di governance. Tuttavia la Dnf, la dichiarazione non finanziaria, non è solo per alcune aziende un obbligo di legge – a volte indispensabile – ma un potente strumento di comunicazione verso l'esterno della capacità di fare impresa in modo etico e circolare senza per questo sacrificare il profitto.

Un'azienda non è solo appannaggio del management e degli azionisti ma è un elemento che connota una comunità, un territorio e un paesaggio. Ne scaturisce una responsabilità sociale d'impresa che impone di ponderare le valutazioni economiche e finanziarie con i parametri Esg per conciliare gli interessi delle generazioni attuali con quelli delle generazioni future.

Sempre più players, dunque, considerano la sostenibilità nell'elaborazione di strategie di posizionamento competitivo e reputazionale.

Il momento della restituzione dei dati Esg è quanto mai cruciale anche per la crescente attenzione degli stakeholder sul rischio di greenwashing: una comunicazione efficace sui dati non finanziari dovrà essere trasparente, indicare obiettivi raggiungibili nei tempi indicati e ancorata a parametri misurabili. Le informazioni fornite, inoltre, dovrebbero essere conformi a standard internazionali riconosciuti, come ad esempio il Gri, Global Reporting Initiative.

Un esempio di eccellenza che può segnare il percorso per altre aziende è il nuovo Integrated Report di Philip Morris International, redatto con un nuovo approccio alla sostenibilità attraverso il quale l'azienda ha ridefinito il quadro degli obiettivi Esg. L'indice di sostenibilità, in questo contesto, diventa uno dei parametri di valutazione dei risultati e il 30% della remunerazione del management è collegato direttamente a obiettivi di sostenibilità.

Da quando ha ripensato la propria mission verso un futuro senza fumo, Philip Morris sta rivoluzionando il modello di business in funzione della trasformazione dell'azienda verso un futuro in cui sostenibilità e performance aziendale sono strettamente connesse e si rafforzano a vicenda. Un obiettivo ambizioso che richiede una trasformazione dell'organizzazione e competenze nuove.

Nello Statement of Purpose, l'azienda evidenzia inoltre la necessità di una maggiore triangolazione con i governi e la società civile per contribuire a eliminare i prodotti basati sulla combustione. Dal canto suo, Philip Morris si impegna ad essere sempre di più agente di cambiamento grazie a un nuovo approccio alla sostenibilità attraverso il quale l'Azienda ha ridefinito il quadro degli obiettivi ESG secondo due aree d'impatto distinte: una relativa ai prodotti e l'altra relativa alle attività produttive e commerciali.

Per quanto riguarda l'impatto dei prodotti, il report segnala che 15,3 milioni di persone hanno adottato prodotti senza combustione di Philip Morris e i ricavi netti dai prodotti senza fumo sono cresciuti del 23,4% raggiungendo il 29,1% del totale. Ormai il 99% degli investimenti della società in ricerca e sviluppo vanno in questa direzione.

Inoltre, l'azienda è stata la prima in Italia a ottenere la certificazione Alliance for Water Stewardship (AWS) per l'uso responsabile della risorsa idrica. Un impegno che si unisce ai progetti di digitalizzazione e innovazione della filiera agricola, attraverso una serie di azioni come l'introduzione di sensori per l’ottimizzazione dell’irrigazione, (a goccia, fertilizzanti liquidi), la riduzione di sostanze chimiche, il ricorso a energie rinnovabili e l'impiego di tecnologie digitali avanzate.

Sul piano sociale e della governance, il 39,7% di posizioni manageriali (e il 42% del totale) sono occupate da donne, in linea con l’obiettivo del 40% fissato per il 2022. Per prima in Italia, Philip Morris ha ottenuto la certificazione Equal Salary che attesta parità di retribuzione, a parità di mansione, tra uomini e donne: sia il board di Philip Morris sia le sue risorse umane credono da tempo che le organizzazioni inclusive e capaci di garantire pari opportunità sono anche più innovative e performanti.

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