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In arrivo i primi distributori di idrogeno

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di Nino Amadore

3' di lettura

Uno a Lamezia, due a Bari, uno a Taranto, un altro a Sestu in provincia di Cagliari. Cinque in totale ma quanto basta per far parlare di un primo embrione di distributori di idrogeno sulle arterie stradali del Mezzogiorno. Dovranno essere pronti per il 2026 e sono stati finanziati dal ministero dei Trasporti . Al Sud solo cinque di 36 progetti finanziati in tutto il paese per un totale di 103,5 milioni di euro a valere sul Pnrr: in pratica una prima parte dei 230 milioni di euro complessivi previsti nel Piano proprio per sviluppare la rete nazionale di rifornimento a idrogeno.

Poco, forse, ma quanto basta per avviare una sperimentazione su una tecnologia di cui si parla poco almeno per il settore automobilistico anche perché, secondo alcuni autorevoli pareri, l’idrogeno sarebbe più conveniente per i mezzi pesanti, i treni, e gli aerei. Lo sviluppo di una rete di stazioni di rifornimento viene infatti ritenuto essenziale «per permettere all’idrogeno di dare un contributo decisivo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del sistema italiano». «Investire nell'infrastruttura è di importanza strategica perché abilita lo sviluppo della mobilità idrogeno e di tutta la sua supply chain, che sarà sinergica con i progetti di Hydrogen Valleys – dice il presidente dell’Associazione italiana idrogeno (H2IT) Alberto Dossi –. In Europa si sta già puntando su questo vettore da anni, con alcuni Paesi pionieri, come ad esempio la Germania, che rappresentano un modello d’avanguardia nella transizione energetica. Siamo sulla giusta strada per recuperare il divario con questi Paesi». Interessante l’accenno alla nascita della filiera a partire dalla produzione: in Sicilia, per esempio, nell’area industriale di Siracusa gli algerini di Sonatrach e il sudafricani di Sasol stanno lavorando a quello che è stato definito”Progetto Hybla” che ha l'obiettivo di realizzare un impianto innovativo e di significativa capacità per la produzione di idrogeno e syngas “low carbon”.

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Per quanto riguarda la distribuzione dei 103,5 milioni di euro del Pnrr la parte del leone l’hanno fatta le regioni del Centro-Nord: il 77% delle risorse (circa 79 milioni) è andato a Veneto, Trentino- Alto Adige, Lombardia e Piemonte. In particolare, circa 27 milioni verranno investiti in Veneto (9 progetti), quasi 21 milioni in Trentino-Alto Adige (6) e circa 16 milioni in Piemonte (5) e Lombardia (4). Gli investimenti riguardano anche al Centro e al Sud: ad esempio, in Puglia verranno investiti 8 milioni (tre impianti), nel Lazio tre milioni (due impianti) e in Calabria due milioni (un solo impianto). Sono state scelte per il momento le aree le zone strategiche per i trasporti stradali pesanti, come l’asse stradale del Brennero, del corridoio est-ovest da Torino a Trieste e dei corridoi europei TEN-T (le reti di trasporto trans-europee).

Per quanto riguarda le aziende coinvolte, i progetti approvati sono stati presentati da Autostrada del Brennero (quattro progetti), Milano Serravalle (tre progetti), Snam 4 Mobility (otto progetti), Eni (tre progetti), Sapio (due), Green Factory (uno), Sasa (due), Edison (tre), Q8 Petroleum (tre), Alperia Greenpower (uno), Gemmo — Simplifhy SB (uno), Dilella Invest (uno), Beyfin (uno), Teca Gas (uno), Sol (uno) e Italgas (uno). L’Associazione italiana idogeno, che aggrega grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università con 123 soci, auspica «che la quota parte dell'investimento non allocato con questo bando (circa 130 milioni), venga comunque reinvestito nel settore della mobilità a idrogeno». l’Associazione «ribadisce l’importanza della progressiva semplificazione e armonizzazione del quadro normativo, per sbloccare il potenziale di una filiera in grado di dare al Paese una posizione di leadership nell’economia della transizione ecologica e creare nuovi posti di lavoro».

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