In attesa di Milan-Napoli il Calcio Capitale prende il volo
Tutti presi dalla sfida di Champions tra Milan e Napoli di mercoledì 12 aprile ci stava sfuggendo che il campionato sta ormai pendendo verso il Centro Sud
di Dario Ceccarelli
I punti chiave
5' di lettura
Tutti presi dalla prossima duplice sfida di Champions tra Milan e Napoli (mercoledì a San Siro il primo round), e dalle pretattiche di Pioli e Spalletti per sorprendere gli avversari, ci stava sfuggendo un fatto abbastanza clamoroso: che il campionato sta ormai pendendo verso il Centro Sud. E non solo per le prodezze del Napoli ormai padrone dello scudetto. Ma perché dietro ai partenopei le uniche che danno segni di vita sono le squadre della Capitale. In primis la Lazio, che dopo ave battuto la Juve (2-1), è seconda con 6 punti di vantaggio sul Milan quarto. E poi la Roma che, pur non piacendo agli esteti, continua a crescere.
La Roma terza in classifica
Dopo aver battuto il Torino (1-0 su rigore), ora la squadra del vulcanico Mourinho è terza con un punto in più sul Milan e due sull’Inter che ormai, in attesa del Benfica, è sempre più preda dei suoi demoni che tutti conosciamo ma, inesorabilmente, nessuno riesce a scacciare. Tantomeno il povero Inzaghi che, come tutti gli allenatori sotto scacco, balla il ballo del mattone.
Ma tornando al Calcio Capitale, finalmente si può parlare bene di Roma, di solito messa all’indice come la sentina dei vizi e dei guai del Paese. Dai cinghiali al "magna-magna", dai rifiuti nelle strade al Ponentino che abbiocca gli statali, finalmente la 29esima giornata rilancia le azioni della Capitale. Vero che tutto questo avviene proprio quando la Guardia di Finanza irrompe nelle sedi di Roma e Lazio, però diciamoci la verità: anche questo, paradossalmente, è un segno di “crescita”. Possibile che solo la Juventus abbia la coscienza sporca sulla questione delle plusvalenze ? E con chi le avrebbe fatte la Signora queste plusvalenze? Tutte da sola? Risulta difficile pensarlo. Queste cose si fanno almeno in due, come in quelle coppie dove c’è un traditore. Da soli non si fa nulla. L’unione invece fa la plusvalenza.
Vola la Lazio del Professor Sarri
La Lazio comunque è uno spettacolo. Ed è la perfetta immagine di Maurizio Sarri. La Lazio, alla sesta vittoria dopo 7 partite, riesce a miscelare due elementi che sono sempre al centro del dibattito come opposti: la praticità e il bel gioco. Pensate quante discussioni inutili si sono fatte a questo proposito: Allegri, leader massimo della vittoria speculativa, ormai non sa più come difendersi da questo marchio dispregiativo.
Lui, il grande Max, che da febbraio a oggi ha accumulato 21 punti come il Napoli, viene ormai additato come l’ultimo del reazionari, un residuato bellico scampato alla furia dei profeti del calcio meravigliao, tutta quella masnada di utopisti iconoclasti che da Arrigo Sacchi fino a Guardiola e ai suoi seguaci, hanno rovesciato l’antico assunto che nel calcio conta soprattutto non prenderle. Ecco, Sarri, da allenatore pragmatico qual è, ha disegnato una squadra che è invece una felice sintesi tra bel gioco e concretezza, tra ricerca dei tre punti e qualità del fraseggio.
La sconfitta della Juventus
La Lazio all’Olimpo ha infatti battuto la Juve prima schiacciandola nella sua area e poi, nella ripresa, quando tra i bianconeri sono entrati i pezzi da novanta (Di Maria e Chiesa), colpendo in contropiede. Certo, la Lazio un pizzico di fortuna l'ha avuta. Sul primo gol di Milinkovic molti dubbi restano Però i biancazzurri hanno avuto il merito di mettere il dito nella crepa della Juve: che è quella di partire sempre con l’idea di fare il minimo sforzo per ottenere il massimo risultato.
Un giochetto che questa volta non ha funzionato. E Infatti Allegri, anche se influenzato, ha tuonato al suo vice, Landucci, di passare al contrattacco mettendo in campo i suoi pezzi pregiati. Troppo tardi, però. La Lazio si è chiusa, limitandosi a qualche felice ripartenza: e la Juve è tornata a casa con le pive nel sacco. Resta una domanda: ma con tutti questi fuoriclasse, Madama deve ogni volta sperare nell’errore altrui?
La Sindrome europea delle milanesi
Quanto alla Lazio, tanto di cappello a Sarri che marcia deciso verso la Champions. Va però detto che la Lazio conta su un vantaggio importante: non ha impegni europei che la distraggono. Non è un vantaggio da poco, soprattutto in un calcio dove le partite si moltiplicano all’infinito creando diverse contro indicazioni. Pensiamo alle milanesi, sempre più colpite dalla “sindrome europea”.
Il Milan è l’esempio più eclatante: strapazza il Napoli al Maradona e balbetta con squadre non certo irresistibili come l’Empoli, fermandosi a un triste zero a zero davanti ai suoi tifosi delusi. Che dire? Un Diavolo a intermittenza non è facilmente spiegabile. Eppure, alla luce del radicale turn over praticato da Pioli, tutto diventa più chiaro. Il Milan non regge il doppio impegno. Ha una buona squadra di titolari, ma per farli rifiatare finisce per perdere punti preziosi, Nelle ultime 6 partite i rossoneri hanno ottenuto solo una vittoria, tutto il resto è noia canterebbe Franco Califano.
Molti critici hanno contestato a Pioli la facilità con cui ricorre ai rincalzi. Ma se Pioli, come osserva Nino Minoliti sulla Gazzetta, il turn over non può farlo nemmeno contro l’Empoli, contro chi deve farlo? Chiaro che il tecnico deve preservare i migliori per le sfide decisive. Se gli va bene, tutti lo osanneranno dicendo che è il nuovo mago della panchina; se gli va male, diranno che ha sbagliato, che è stato superficiale, e altre amenità già sentite. Questo è il calcio, bellezza, inutile stupirsi.
Quanto sei brutta Roma ma…
A proposito di opinioni mutevoli come piume al vento, che dire della Roma? Che a Torino batta i granata con un rigore di Dybala e sorpassa in un colpo Inter e Milan? Se fosse la Juve di Allegri verrebbe tacciata di "corto musismo” e cinismo spicciolo. Siccome la Roma è invece guidata da Josè Mourinho, Il Pifferaio Magico della Capitale, nessuno ha nulla da obiettare. Anzi, è tutto un gran concerto di violini dove la fase difensiva di Mou diventa "una muraglia proverbiale per difendere il vantaggio."
La verità è un’altra: che lo Special One è un grandissimo motivatore che cava il sangue anche dalle rape, ma non lo si dipinga come uno stratega della panchina. Un terzo posto non è certo da sottovalutare, ma vincere sempre per un gol di scarto (“clean sheet” dicono gli esperti) non farà ridiventare “magica” la Roma.
Parigi-Roubaix: il mattatore è Mathieu Van Der Poel
Spietata e meravigliosa.Che spettacolo la classica del pavé vinta come da pronostico dall’olandese Van Der Poel, fuggito sul Carrefour de l’Arbre a una ventina di chilometri dal traguardo. Un’accelerazione che non ha lasciato scampo agli avversari e che ha ha permesso a Mathieu, figlio d'arte e nipote di Raymond Poulidor, di conquistare la quarta classica “monumento”nelle quattordici da lui finora disputate.
Un bottino sontuoso reso ancor più lucente, nel 2023, dal primo posto alla Sanremo e dal secondo al Fiandre. Una vittoria prestigiosa, questa dell’olandese, ottenuta alla velocissima media record di 46, 841 km/h. L’unico che avrebbe potuto togliergli lo scettro, il belga Van Aert, è stato messo fuori gioco da una foratura nel momento decisivo della corsa.
Al belga è andato il terzo posto dietro a Jasper Philipsen, splendido luogotenente di Van Der Poel. Per il nostro Filippo Ganna un dignitoso sesto posto. “Alcuni dicevano d’avere i crampi e poi hanno fatto la volata..” ha commentato Ganna con rammarico. Secondo alla Sanremo, sesto alla Roubaix... Il ragazzo cresce. Se son rose, fioriranno al Giro d'Italia.
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