In bicicletta sul Mont Ventoux, la salita più iconica del ciclismo mondiale
In sella per 22 chilometri con un dislivello di 1.589 metri, pendenza media del 7,2%: una strada che è diventata un santuario per i ciclisti
di Mariateresa Montaruli
I punti chiave
7' di lettura
Al mondo, lo ha svelato il Tour del France del 2002. La Grande boucle del 2021, alla sua 108° edizione, lo ha proposto nella formula “double ascension”, una dal paese di Sault, l'altra da Bédoin, sigillando così la reputazione di “mecca del cicloturismo” e monte più iconico del ciclismo mondiale.
Nel départment provenzale del Vaucluse, già sulla Route de la Lavande che in luglio attrae folle e fotografi, il Ventoux, il monte che attrae ogni anno 700mila ciclisti, si staglia dal nulla, sferzato dal maestrale sul versante nordoccidentale, nudo e spoglio come si immagina la Luna: un iceberg di roccia in un mare di vigneti e campi di lavanda diventato meta di un ciclo-pellegrinaggio che non si arresta.
Non c'è posto al mondo dove si respiri più “bicicletta”: Bédoin e Malaucène, i paesini da cui rispettivamente parte e termina la fatidica RD974 che raggiunge, alla sommità, il solitario Osservatorio, sono pieni di negozietti di bici, di abbigliamento ciclstico, di ciclofficine e noleggi. Anche di caffè dove, sui tavolini, appaiono più caschi che tazzine.
A Malaucène si trova l'unico negozio di abbigliamento esclusivamente femminile che si conosca: un trionfo di pantaloncini coloratissimi e maglie a fiori, non solo rosa.
Una vetta ostile
Ostile e sinistro, il Mont Ventoux può essere veramente cattivo: la strada si snoda per 22 chilometri dal villaggio di Bédoin, con 1.589 metri di dislivello, una pendenza media del 7,2%, massima del 15%, per raggiungere una piramide calcarea dalla forma lievemente schiacciata che tocca i 1.909 metri di altezza.
Cattivo, specie d'estate, è anche il bosco che raggiunge i 1100 metri e poi scompare, lasciando affiorare, tra i 1500 e il 1900 metri, schegge di ghiaia calcarea e rade specie come il sassifrago di Spitzberg, l'asplenio di Petrarca, l'iris nano e il papavero della Groenlandia, tra i pochissi a sopravvivere alla forti escursioni termiche. Poi il paesaggio cede alla brutale deforestazione del XIV secolo dovuta ai carbonai, diventando pietroso e abbagliante, con qualche abete sparso.
D'estate, la temperatura del versante esposto a sud può raggiungere i 40°; d'inverno, sul versante nord, i meno 26°. Nel 1967, sul lato nord del monte, il mistral ha toccato i 320 i chilometri orari; 129 sono stati i giorni di vento a più di 100 all'ora nel 2017.
Eppure, il Ventoux è l'oscuro oggetto del desiderio dei ciclisti di tutto il mondo.
Un parco da tutelare
Con quasi 86mila ettari sottoposti a tutela dal 2020, dieci “eco-guardiani” che fungono da ranger, il Parc Naturel Régional du Mont Ventoux è l'ultimo nato della Provenza. L'eccezionalità del territorio e la sua biodiversità erano già stati riconosciuti dalla designazione di Riserva della Biosfera Unesco del 1990 e dall'appartenenza alla Rete europea Natura 2000, nonché dal ritrovamento, sulla vetta, di strumenti di terracotta gallo-romani attribuiti al culto del dio Vintur, da cui probabilmente deriva il toponimo.
Nel 1879, l'entomologo Jean-Henri Fabre dimostrò che sul monte erano presenti specie mediorientali come la melagrana così come un piccolo papavero normalmente a suo agio nelle solitarie distese ghiacciate della Groenlandia.
Nel mezzo, una ricca biodiversità: 150 specie di uccelli, 1.500 piante, 500 varietà di farfalle e, negli ultimi anni persino il lupo, oltre a cervi, mufloni e camosci. Dal XVII al XIX secolo, le cavità della montagna furono anche utilizzate per conservare e comprimere il ghiaccio, un processo utile alla fabbricazione di sorbetti.
Prima dell’ascesa
Tutt'intorno al Géant de Provence è una meraviglia: una rete capillare di “circuit balisè” (1.800 chilometri di percorsi segnalati) è stata disegnata in tutto il Vaucluse, estendendosi poi alla Provenza, segnalata da colori che ne indicano la difficoltà.
Si tratta di strade per lo più a bassa percorrenza, brevi tratti di sterrato tra crete rosse e vigneti, straduzze ad alto tasso di panoramicità tra antichi borghi come quella che da Lafare, via Suzette, raggiunge Malaucène costeggiando una conca di boschetti, ginestre e vigneti terrazzati, con vista su massiccio frastagliato delle Dentelles de Montmirail (segnato sulle cartine come n. 29, Entre Ventoux et Dentelles, di 27 chilometri).
O itinerari altamente spettacolari come quello che sfila alto lungo le Gorges de la Nesque: una discesa piacevolmente pedalabile affacciata ad un canyon che attraversa archi, tornanti e grotte calcaree che ricordano il Supramonte di Oliena dell'Ogliastra (n. 30, Les Gorges de la Nesque, di 65 chilometri).
L'idea è, una volta caduti nella trappola della fascinazione del Mont Ventoux, che ci sono percorsi per scaldare la gamba prima di affrontare la salita, percorsi per chi non se la sente di scalare il monte, itinerari di più morbido cicloturismo che attraversano piccoli mercati, cantine delle Doc Ventoux e paesini da favola come Séguret (nei Plus Beaux Villages de France), Crillon-le-Brave e Vaison La Romaine che conserva il sito archeologico romano più esteso di Francia e una cittadella medievale tostissima da affrontare in bicicletta con piazzette, scuri color lavanda, cortiletti e case in pietra.
La prima “appellation” vinicola di Francia, del 1936, la Chateauneuf-du-Pape, uno dei terroir vinicoli più cari al mondo, è a due passi da qui, a 36 chilometri da Bédoin.
Le tracce del Tour
Con la sommità calva e un po' schiacchiata, a mo' di pagnotta venuta male, brulla e lunare, il monte che Petrarca conobbe nel 1336 e il cui vento fece impazzire, come lui stesso scrisse, Victor Hugo, è dal 1951, più o meno ogni 4 anni, tappa del Tour de France.
Con il suo mito si sono cimentati in modo illustre ciclisti del calibro di Charly Gaul, Raymond Poulidor, Eddy Merckx, Jean-François Bernbard, Marco Pantani, Richard Virenque e Christopher Froome nel 2013 e nel 2016 anno in cui, dopo aver urtato un cameraman in moto gettò alla folla la bicicletta non più inutilizzabile per poi proseguire a piedi. Mancava solo un chilometro alla vetta...
Nel 1967, in diretta davanti alle telecamere, il britannico Tom Simpson collassò durante la tappa, in salita, per non riprendersi più. Ancora ricolmo di borracce, il suo memoriale, sulla salita da Bédoin, è oggetto di uno stop obbligato.
Tre vie di accesso
Da maggio a novembre, quando il passo è aperto, il Ventoux è battuto da centinaia di ciclisti al giorno di ogni genere e nazionalità: in bici da strada, ma anche in e-bike e in mountain bike con i pneumatici lisci. E c'è chi sale di notte per vedere l'alba.
Con una bici da corsa ci vogliono buone gambe e un'ora e mezza di tenuta alla sofferenza. Con un'e-roadbike, l'aiuto alla pedalata collocato sul livello 1 per non bruciare in un attimo tutta la batteria, ci possono volere un paio di ore.
Guai comunque a sottovalutare la promiscuità del percorso: nonostante sia sacra ai ciclisti, la strada è ancora di tutti, auto, moto, runner e bus. Ogni anno si schiantano una decina di ciclisti.
Ci sono tre vie di accesso a Mont Ventoux: da Sault si tratta di 26 chilometri sulla D164 e 1213 metri di dislivello. Si parte tra dolcissime colline, campi di lavanda e qualche casa rurale sparsa per affrontare una pendenza tra il 5 e il 10% nei primi 20 chilometri, del 10-15% negli ultimi 6 chilometri comuni agli altri accessi.
La strada si addentra mano a mano nel bosco di ginestre, querce e conifere, la Foret Démanial du Ventouret che cede poi al Foresta Comunale di Bédoin, con cedri soprattutto, da cui si gode della vista del tramonto. Un primo segnale di attenzione alla sostenibilità ci avvisa quanti chilometri mancano dai primi contenitori per la raccolta differenziata. Di 21 chilometri, con 1553 metri di dislivello e pendenze tra il 5 e il 15% ripartite lungo tutto il percorso è la salita da Malaucène. In questo caso bisogna fare molta attenzione ai ciclisti in discesa, sulla corsia opposta della strada, sugli ultimi tornanti prima dell'Observatoire, il posto dove si registra il più alto numero di incidenti.
La strada “mitica” da Bédoin
Asfaltata nel 1880, scelta dal Tour de France e dalla maggior parte dei ciclisti è l'ascesa da Bédoin: si tratta di 22 km con 1589 metri di dislivello, una pendenza tra i 5 e i 7% sui primi 6 km, del 10-15% nella parte finale. La salita comincia dal cartello Route du Ventoux, con l'inevitabile sosta fotografica davanti al segnale Géant de Provence, nella zona nord del paesino. Si comincia a salire da subito, appena usciti dall'abitato, su una strada piuttosto stretta.
La Foret Comunale de Bédoin, un bosco di essenze miste, ci accompagnerà per buona parte del percorso, fino ai 1400 metri di altezza. Pendenze del 9% mettono già a dura prova la gamba. Dopo circa 11 chilometri, allo Chalet Reynard dove si ricongiunge la strada che arriva da Sault si ha la possibilità di rifornirsi di acqua e di usare le toilette.
Il bosco comincia poi a diradarsi: a diventare un'arida pietraia affacciata a un panorama che alterna paesini, colline, vigneti e campi di lavanda. Uno spettacolo spezzato dai soli pali misuratori dell'altezza della neve. Così, lentamente, superato il memoriale a Simpson e il Col des Tempetes a 1829 metri, attraverso la Crete du Levant si raggiunge lo slargo dell'Observatoire.
Costruito nel 1882 e dismesso all'insorgere della Prima Guerra Mondiale, l'osservatorio è stato per due anni oggetto di un cantiere di ristrutturazione che ha restituito lo spazio, ormai car-free, a pedoni e ciclisti. Il progetto prevedeva la divisione dei flussi di visitatori, la pedonalizzazione della corte antistante l'Osservatorio e la sistemazione dei sentieri di passeggiata lungo la Crête du Levant. Oltre a nuovi parcheggi più in basso sulla RD974, la strada tra Bédoin e Malaucène, è stata realizzata una grande scalinata in cemento che raccorda il balcone-belvedere all'Observatoire.
Cè un baretto prima della Chapelle Sainte-Croix dove i più bevono una birra “con vista” prima di inforcare nuovamente la bicicletta e ripiombare in discesa, sull'asfalto, in direzione di Malaucène. Un percorso di curve e pendenze altrettanto ardite, sul lato nord, quasi sempre contenuto dal bosco. Dove non è difficile cogliere lo spettacolo dei parapendii in discesa e di picnic sull colle Serain, tra le pecore.
Il marchio Accueil Vélo
Nei paesini e tra i “village” di campagna compresi tra Sault, Carpentras, Vaison la Romaine e le frastagliate Dentelles de Montmirail, dove la vita, prima dell'ardua salita, è ancora dolce, si susseguono numerose le chambre d'hotes, le locande e i piccoli alberghi dotati del marchio regionale Accueil Vélo: 450 esercizi in tutta la Provenza tra ristoratori, hotelier e noleggiatori dove il ciclista è particolarmente ben accolto. Si tratta di indirizzi per lo più semplici, ma pieni di libri con annedoti, foto d'epoca e tracce di cultura della bicicletta.
Qui come nei ristoranti, attenzione agli orari di pranzo e cena: in generale c'è poca flessibilità e si rischia, fuori orario, di restare digiuni. Nei weekend dalla primavera all'estate, negli hotel come nei punti di noleggio bici, si consiglia di prenotare con largo anticipo.
Siti utili
Provence a vélo: l'associazione pubblico-privato di operatori, noleggiatori, negozi, fornitori di servizi e alloggio
Noleggio bici a Bédoin: anche per biciclette a pedalata assistita
Arrivare in treno: le biciclette sono accettate, a pagamento, a bordo dei TGV francesi che riportano il simbolino della bicicletta. I treni regionali (train express regional) accettano le bici gratuitamente, ma non nelle ore di punta: 7-9, 16.30-18.30
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