ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa storia

In Calabria l’Atlante Giano mappa i beni tolti ai boss e le nuove attività avviate

.

di Donata Marrazzo

3' di lettura

Un patrimonio che cresce sottraendo spazi alla criminalità. E che impegna il mondo religioso, dell’associazionismo, del volontariato, cooperative e fondazioni in attività di rigenerazione e trasformazione sociale, dai laboratori di welfare alle comunità educanti, dall’agricoltura alla produzione culturale. «La Regione Calabria ha finanziato circa 100 progetti con fondi regionali, cui spesso si sono aggiunte risorse statali e aiuti di Fondazione per il Sud – dice Filippo Pietropaolo, assessore regionale alle Risorse umane – ma per i 5.000 beni confiscati sui nostri territori servirebbe una disponibilità molto più ampia». Una sessantina i progetti finanziati dal Pnrr.

I beni confiscati alla mafia – appartamenti, ville, terreni agricoli, magazzini, unità industriali – riscrivono la geografia urbana della Calabria, da Rossano a Palizzi, cambiando in molti casi il destino di aree interne, periferie e centri storici: l’Atlante di Giano, volume pubblicato dal Consorzio Macramè (rete di cooperative sociali impegnata nella promozione umana), curato dall’architetta Marina Tornatora, che coordina il Laboratorio di ricerca Landscape_inProgress dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria insieme a Ottavio Amaro, fornisce una precisa mappatura, attraverso un viaggio nei territori che fotografa, localizza e censisce immobili e terreni agricoli (32) appartenuti alle ‘ndrine e oggi destinati a nuove attività. «Ma sequestrato il bene e deciso per la sua rifunzionalizzazione – spiega Tornatora – inizia la fase più delicata, che è quella di valutarne le condizioni, progettarne la trasformazione comprendendo la vocazione d’uso della struttura anche in base al contesto in cui si trova, per poi deciderne la destinazione e l’assegnazione». È così che beni immobili, mobili e aziendali diventano patrimonio comune: «La loro riqualificazione – continua la docente – cancella le tracce criminali e imprime nuovi valori. La metamorfosi estetica prelude alla costruzione di nuovi punti di riferimento per la collettività». Il Centro di conferimento rifiuti differenziati Rom 1995, 900 metri quadrati nel quartiere Condera, una delle colline di Reggio Calabria con vista sullo Stretto di Messina, è stato convertito in isola ecologica. La struttura, confiscata nel 2002 alla famiglia Aquilino, boss attivi nel racket dei fiori del vicino cimitero, ha richiesto importanti interventi. Ma grazie all’iniziativa di alcuni giovani volontari dell’associazione Opera Nomadi, il progetto ha trasformato una realtà di emarginazione e devianza, integrando e inserendo a livello lavorativo la comunità degli zingari nel tessuto cittadino. Con fondi del Pnrr saranno completate le opere di ristrutturazione dell’immobile per realizzare anche un centro di riuso, in parte già avviato. Sempre a Reggio, un ex ufficio-deposito del re del videopoker Gioacchino Campolo, è stato assegnato alla cooperativa Soleinsieme, formata da donne vittime di violenza, in difficoltà o mamme sole: ristrutturato con un finanziamento di Fondazione con il Sud e adibito a sartoria sociale, è diventato un esempio virtuoso di economia circolare e sostenibile, «che dimostra che anche con i sociale si può fare impresa», sottolinea Tornatora.

Loading...

Su un terreno agricolo di Placanica, assegnato al consorzio Macramè, che lo ha dato in gestione alla cooperativa sociale Demetra, sta nascendo Placanica social Farm, progetto di agricoltura sociale a Melito Porto Salvo, in piena area grecanica, rivolto a soggetti deboli o a rischio di marginalizzazione. Con fondi del Pnrr , la fattoria didattica si trasformerà in uno strumento concreto di welfare partecipativo, territoriale e di prossimità. La vocazione agricola e zootecnica del territorio darà vita auna filiera innovativa, con nuovi spazi per ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico nella produzione di latte caprino e derivati.

Un bene confiscato alla cosca dei Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, è diventato Casa 21 Marzo, sede dell’Università della Ricerca, della memoria e dell’impegno intitolata alla fiorentina Rossella Casini, vittima nel 1981 della cosiddetta faida di Palmi: la ragazza si era legata a un giovane vicino alla ‘ndrina Gallico che frequentava l’Università a Firenze. In tre immobili, assegnati nel 2019 all’associazione San Benedetto Abate di don Ennio Stamile, referente in Calabria di Libera, si propongono attività di formazione per approfondire il fenomeno della ‘ndrangheta. Una biblioteca raccoglierà documenti, materiali e pubblicazioni sul tema delle mafie. In altri due manufatti appartenuti sempre ai Mancuso di Limbadi sorgeranno Casa Titta Buccafusca e Casa Maria Chindamo, un campus e una mensa.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti