videoarte

In cerca delle componenti biologiche del digitale con l’intelligenza artificiale

Al via a Madrid una mostra di Ian Cheng che riflette in maniera originale sull’evoluzione cognitiva di umano e macchina

di Simone Arcagni

2' di lettura

Non è cinema, non si tratta di videogiochi, non è propriamente videoarte e nemmeno digital art… difficile da incasellare e persino da definire, stiamo parlando della trilogia degli “Emissari” di Ian Cheng. Cheng è un artista del 1984 nato a Los Angeles con alle spalle almeno due esperienze fondamentali per capire il suo mondo poetico: da una parte una laurea in scienze cognitive e arte all'Università di Berkeley e dall'altra il lavoro per l'Industrial Light & Magic di George Lucas.

Perché il lavoro di Cheng è basato su una serie di esperienze cognitive realizzate con la computer graphics e l'uso di intelligenze artificiali. In particolare nella sua trilogia Emissaries che La Fundaciòn Sandretto Re Rebaudengo Madrid ha presentato presso la Fundacion Fernando De Castro della capitale spagnola, a cura di Hans Ulrich Obrist (fino‪ al 21 marzo 2020‬).

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La saga comprende Emissary in the Squat of Gods del 2015, Emissary Forks At Perfection del 2015-16 ed Emissary Sunsets the Self del 2017. Emissaries, co-prodotta dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, è una trilogia di simulazioni potenzialmente infinite, generate da computer che utilizzano molteplici modelli di intelligenza artificiale.

Cheng la descrive come «una trilogia di simulazioni sull'evoluzione cognitiva, passato e futuro e le condizioni ecologiche che la modellano. È composto da tre episodi interconnessi, ognuno incentrato sulla vita di un emissario che è intrappolato tra le vecchie realtà disfacenti e quelle strane emergenti».

Ogni episodio è un video proiettato su schermi giganti che immergono completamente lo spettatore. Come si diceva si tratta di tre storie legate e ambientate in epoche diverse in un mondo in cui la tecnologia evolve e assume poco alla volta un ruolo dominante.

Ambienti e personaggi hanno le forme dei mondi sintetici del videogame e sono stati programmati secondo regole narrative di tipo cinematografico (con tanto di sceneggiatura). Un “emissario” fa da narratore dentro un vero e proprio mondo simulato complesso in cui la programmazione non è lineare e tantomeno rigida, anzi si tratta di intelligenze artificiali che si muovono e si sviluppano, reagiscono alle situazioni in maniera sempre nuova e imprevedibile, e in alcuni casi sono anche alimentate dall'interazione con il pubblico.

Il mondo degli emissari di Cheng è quindi potenzialmente infinito, ha qualcosa di biologico e riflette sull'evoluzione cognitiva di uomo e macchina. Si tratta di un'opera imponente e profonda che lavora sulle componenti biologiche del digitale e sugli scambi cognitivi e persino evolutivi che possono intercorrere tra umano e sintetico.‬

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