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In Cina mercato dell’arte forte ma più locale

Ad Art Basel Hong Kong le vendite sono andate bene ma la partecipazione internazionale è calata. Le gallerie guardano anche a nuove destinazioni come Seul e Tokyo

di Silvia Anna Barrilà

L'installazione di Ellen Pau sulla facciata del museo M+ in occasione di Art Basel Hong Kong 2022, Courtesy Art Basel

4' di lettura

Mentre in Europa le restrizioni anti-Covid sembrano quasi un ricordo del passato, in Cina la politica zero-contagi impone ancora severe regole di lockdown e restrizioni sui viaggi. Tale linea ha influenzato il mercato dell'arte, in primis la partecipazione internazionale. Lo dimostra la fiera Art Basel Hong Kong, appena conclusasi (27-29 maggio), che con la pandemia è diventata un evento molto più rivolto alla comunità locale rispetto all'internazionalità dell'epoca pre-Covid. Hanno partecipato 130 gallerie, di cui più della metà (75) a distanza, con lo stand presieduto dal personale della fiera. Nonostante ciò, la scena artistica a Hong Kong si è dimostrata resiliente e il mercato dell'arte in Cina continua ad essere forte: le vendite d'arte nel paese sono cresciute nel 2021 del 35%, fino ad un volume di 13,4 miliardi di $ e ha mantenuto il secondo posto nel mercato globale dopo gli Stati Uniti, con il 20% sul totale (fonte: report di Art Basel e Ubs). Ma certamente le dinamiche sono cambiate. “Prima della pandemia c'era un grande numero di collezionisti internazionali interessati all'arte contemporanea cinese” spiega Amber Yifei Wang, direttrice del Gallery Weekend di Beijing, che doveva svolgersi dal 27 maggio al 5 giugno ma è stato rinviato a data da definirsi. “Oggi continuano a prestare attenzione al mondo dell'arte cinese, tuttavia, la nostra comunicazione internazionale e la connettività interregionale sono state ostacolate. Pertanto, il mercato dell’arte nazionale oggi dipende maggiormente dai collezionisti locali. Al contempo, i collezionisti cinesi locali, in particolare i più giovani, hanno iniziato a gravitare sempre di più verso l’arte contemporanea internazionale”.

Lo stand di Peres Projects ad Art Basel Hong Kong 2022, Courtesy Art Basel

Le vendite in fiera

“Sebbene il settore abbia affrontato molte sfide a causa della pandemia globale – ha dichiarato la direttrice della fiera Adelina Ooi, – abbiamo anche assistito all’incredibile crescita dei mercati regionali in tutta l’Asia. Le gallerie hanno coltivato nuove relazioni e pubblico nelle loro città d’origine e sono stimolate dal potenziale di crescita”. Ad Art Basel si sono registrati acquisti anche da parte di istituzioni sia pubbliche che private sin dal primo giorno, con transazioni anche importanti per opere di George Condo (una delle vendite più importanti in termini di valori è stata quella della sua opera “Pink and White Profile with Green Eye” del 2021 per 2,65 milioni di dollari ad un museo privato coreano), Paul McCarthy e Antony Gormley tra gli artisti occidentali, mentre tra i giovani cinesi è stato venduto il giorno della preview «Untitled» (2021) di Tianzhuo Chen (1985) a 30.000 dollari da Nanzuka e «The East 2022 NO.1» di Liu Wei (1965), figura di spicco nel movimento cinese del Realismo cinico, a 320.000 dollari da White Cube.

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Lo stand di Hauser & Wirth ad Art Basel Hong Kong 2022, Courtesy Art Basel

Ha generato entusiasmo l'inaugurazione ufficiale del museo M+, sulla cui facciata è stata proiettata un'opera di Ellen Pau, pioniera della video arte a Hong Kong. “Sentiamo un’incredibile energia quest’anno soprattutto perché è la prima Art Basel Hong Kong dall’apertura ufficiale di M+” ha affermato Lihsin Tsai, Senior Director of Hauser & Wirth. La galleria ha venduto opere di artisti occidentali tra cui una scultura di Pipilotti Rist a 60mila dollari alla vigilia della sua mostra personale al centro d'arte Tai Kwun quest’estate. Entro la fine dell’anno si terrà all’He Art Museum nella Cina continentale anche la prima mostra personale in un museo in Cina di Roni Horn. Per mantenere i contatti con i collezionisti, nonostante le restrizioni sui viaggi, la galleria ha puntato anche ai canali digitali con la sua Online Viewing Room, WeChat e tour guidati in live streaming. La galleria italiana Massimo De Carlo ha venduto opere di artisti sia occidentali, come Rob Pruitt (“All Year Long (Pandas)” del 2016 scambiato per 90mila dollari), che asiatici, come Yan Pei- Ming, da poco esposto nella galleria di Milano («Tête de Tigre II», 2022, è stato venduto a 250mila euro). In autunno la galleria amplierà la sua presenza in Cina inaugurando a Pechino.

Lo stand di David Zwirner ad Art Basel Hong Kong 2022, Courtesy Art Basel

La sofferenza del segmento antico

“Nonostante la persistenza del Covid, il mercato dell’arte contemporanea in Cina continua a crescere” spiega Vincent Wu, fondatore e senior art advisor di Curator Group, che unisce art advisory e ristorazione, “ma il clima è di speculazione. Artisti blue-chip come Nara e Kusama rimangono forti, ma anche gli artisti emergenti ricevono grandi attenzioni, soprattutto per le opere con colori sgargianti, elementi figurativi e linee semplici. Si nota, però, che il periodo in cui tali opere rimangono nelle collezioni tende ad essere relativamente breve e il tasso di rivendita molto più veloce del passato. Al contrario, la pittura tradizionale, la calligrafia e l’antiquariato sono ancora in una fase di aggiustamento del mercato. La domanda di manufatti rari di fascia alta rimane forte, ma il mercato medio è debole”.

Lo stand di Massimo De Carlo ad Art Basel Hong Kong 2022, Courtesy Art Basel

Nuovi orizzonti

Intanto Hong Kong non è più l'unica destinazione hot del mercato dell'arte in Asia. Da tempo Seul è diventata meta favorita di numerose gallerie che hanno aperto qui l'avamposto asiatico, tra le ultime Peres Project, che ha inaugurato il 21 aprile scorso con la collettiva intitolata “Spring”, dedicata alla primavera e alla rinascita con sette artisti, tra cui Donna Huanca e Rafa Silvares. Anche Art Basel allarga gli orizzonti: a novembre proseguirà la sua collaborazione con la settimana dell'arte di Tokyo (Art Week Tokyo, 3-6 novembre), già avviata nel 2021, un sostegno nato dal “profondo apprezzamento per l’accattivante scena artistica di Tokyo”, come si legge nell'annuncio, “e dalla ferma convinzione nella sua continua fioritura.”

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