ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI trend di Ecosistema urbano

In città meno rifiuti ma più auto. Milano e Torino guidano il calo del traffico

L’analisi longitudinale dei parametri presi in esame da Legambiente nel rapporto Ecosistema urbano ogni anno dal 1994 mette in luce i cambiamenti in corso nelle città italiane

di Michela Finizio

(ANSA)

3' di lettura

Gli sforzi messi in campo nell’ultimo decennio per una mobilità urbana più sostenibile non sono sufficienti a ridurre il numero di automobili in circolazione. Se ne contano in media 66,6 ogni 100 abitanti nelle 105 città capoluogo prese in esame dall’indagine Ecosistema urbano, in aumento rispetto al tasso di motorizzazione medio di 64 auto pubblicato nel 2004 in base ai primi dati Aci sulle auto immatricolate in città, riferiti al 2001.

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È questo uno dei trend storici che emergono dall’analisi longitudinale dei dati presi in esame da Legambiente nel rapporto Ecosistema urbano ogni anno dal 1994. L’indagine, giunta alla sua trentesima edizione, ha sempre misurato le performance dei centri urbani capoluogo di provincia nelle politiche ambientali: mobilità, qualità dell’aria, gestione dei rifiuti, e così via.

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Il trend delle auto

La conoscenza della consistenza del parco auto è un indicatore fondamentale per descrivere la qualità della vita negli ambienti urbani. Il tasso di motorizzazione, infatti, costituisce uno degli elementi maggiormente problematici per le città e distingue sfavorevolmente l’Italia nel panorama mondiale, da decenni. In Italia nel 1994 circolavano infatti 28.200.000 autovetture, una ogni due abitanti. Una densità automobilistica che già allora collocava l’Italia tra i Paesi industrializzati subito alle spalle degli Stati Uniti, e al primo posto in Europa, con una media di una vettura ogni 1,7 abitanti. Nel 2004 in ben 68 città (17 in più rispetto al 1998) si superava il valore di 60 auto ogni 100 abitanti. E rispetto ad alcune grandi capitali europee, anche nel 2023 il tasso di motorizzazione nei capoluoghi italiani si conferma tra i più alti: in 32 città si registra addirittura un tasso uguale o superiore a 70 vetture ogni 100 abitanti.

Nelle dieci principali città metropolitane (si veda la grafica in alto) il dato medio scende a 59,1 auto ogni 100 residenti, in netto aumento rispetto a otto anni fa soprattutto a Napoli, Catania e Palermo. Al contrario sembrano dare i primi frutti gli sforzi di Milano e Torino per ridurre il parco auto: qui il tasso di motorizzazione è calato rispettivamente dell’1% e dell’1,6 per cento. In parallelo ultimamente, nelle grandi città prese in esame, sono aumentate ovunque piste ciclabili, meno le isole pedonali.

Il trend dei rifiuti

Nel 2004 (dati comunali 2002) i dati di Ecosistema urbano certificavano una produzione media di rifiuti nei comuni capoluogo pari a 578,5 kg/anno pro capite. Oggi la media di produzione per il 2022 si ferma a 516 kg/anno pro capite, in calo rispetto al 2021 (526 kg/anno pro capite). Anche la raccolta differenziata inizialmente era ancora poco diffusa, realizzata in maniera generalmente approssimativa e per quantità di rifiuti estremamente limitate (dove veniva attuata). Era una pratica completamente assente in 14 dei 76 capoluoghi esaminati nel 1994.

Vent’anni fa (report 2004) la percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani si attestava, in media, al 15,8%, ancora molto lontana dall’obiettivo del 35% previsto dal Dlgs 22/1997 per il 2003, raggiunto all’epoca solo da sole 6 città (Verbania, Lecco, Bergamo, Reggio Emilia, Brescia e Prato). Nel corso degli anni la percentuale media è cresciuta e oggi ha raggiunto il 62,7%, oltre un punto percentuale in più rispetto al 2021 e due rispetto al 2020. L’obiettivo di legge del 65% fissato per il 2012 è stato raggiunto da 57 città. Mentre la soglia del 35%, prevista per il 2006, non è stata ancora raggiunta da 5 capoluoghi.

TUTTE LE CLASSIFICHE, CITTÀ PER CITTÀ

Il trend dell’acqua

È cambiato in modo incisivo anche il consumo medio domestico di acqua. Nel 1994 la media dei consumi si attestava a 390,6 litri/giorno pro capite (dato medio relativo a 76 comuni capoluogo). Ii consumi idrici più bassi erano di 148 litri pro capite al giorno (Pordenone), i più alti di 871 litri pro capite (Brescia). Con il tempo il 90% dei valori urbani è arrivato a collocarsi tra i 150 ed i 350 litri/giorno pro capite e la media italiana intorno a 263 litri/giorno pro capite. Oggi, invece, lo stesso dato si ferma a 151 litri pro capite al giorno, mentre scendono a 8 i comuni con consumi domestici di acqua potabile superiori a 200 litri per abitante al giorno

L’indicatore sulle perdite idriche, infine, nel 1996 variava tra il 10 ed il 30%, mentre la media italiana per le perdite acquedottistiche era del 23,5%. Centro e Nord erano molto vicini a questo valore, tutt’altra cosa accadeva al Sud che malgrado i lunghi e frequenti periodi di carenza idrica sprecava oltre il 31% dell’acqua disponibile. Nel 2022 sono risultati invece solo 23 i capoluoghi con perdite superiori al 50% e la quantità media dell’acqua che viene dispersa, si attesta al 36,2 per cento.


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