Sostenibilità

In coda sulla via Emilia sempre più imprese con il bollino “benefit”

L'ultima è stata la Florim, un'azienda modenese nel settore delle ceramiche

di Ilaria Vesentini

Nell'elenco delle imprese virtuose emiliane contraddistinte dal bollino “B” (benefit)  i sono oggi scatolifici, litografie ma anche il big farmaceutico Chiesi

3' di lettura

L’ultima in ordine di tempo è stata la modenese Florim, sinonimo da 60 anni di superfici ceramiche top di gamma e di attenzione all’ambiente, che dopo 12 edizioni di bilancio di sostenibilità ha fatto il salto nel mondo delle “società benefit”. Florim ora può fregiarsio anche del titolo di primo player internazionale nel settore delle piastrelle a compiere «l’innovazione epocale» come la definisce il presidente Claudio Lucchese, di integrare nel proprio statuto uno scopo “altruistico” di impatto positivo sulla società e l’ecosistema, oltre alle tradizionali finalità economiche di profitto di una società di capitali.

Nell’oggetto sociale di Florim – gruppo di 1.400 dipendenti in giro per il mondo e oltre 400 milioni di euro di fatturato – è nero su bianco ora l’impegno di «creare valore per le persone, le comunità in cui si opera e rigenerare l’ambiente». Florim è in buona compagnia in Emilia-Romagna, regione con una concentrazione sopra la media di aziende manifatturiere for profit che hanno volontariamente e stabilmente optato per assumersi la responsabilità di creare un impatto positivo su ambiente e persone al di fuori dei confini organizzativi, a partire dal marchio di cosmetica di Parma Davines, pioniere della certificazione B Corp, ottenuta già nel 2016: «La nostra adesione ai principi benefit è nata quasi per caso – racconta il presidente Davide Bollati, che in quattro anni di “bollino B” ha raddoppiato il fatturato aziendale e raggiunto il picco di redditività – dopo una TED Talk sul tema a Bologna in cui ci siamo resi conto che rispondevamo al modello benefit senza averlo formalizzato. Ci siamo strutturati, nel 2019 abbiamo inserito lo scopo benefit nello statuto e nel frattempo abbiamo contaminato diverse altre realtà del territorio, a partire dalla filiera di fornitori e dodici di loro grazie a noi si sono certificati a oggi. E ora in pieno Covid registriamo una resilienza inaspettata».

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Nell’elenco dei virtuosi certificati “B” sulla scia di Bollati ci sono oggi scatolifici e litografie e pure il big farmaceutico Chiesi, che con Davines condivide l’impegno non solo per l’associazione industriale “Parma, io ci sto!”, nata nel 2016 per il rilancio del territorio, ma anche per il neonato programma “Regenaration 2030” che ha chiuso l’edizione zero pochi giorni fa con l’obiettivo di lanciare un nuovo paradigma basato sulla rigenerazione di persone, risorse, economia e ambiente, tenendo insieme tutte le iniziative che pullulano attorno ai 17 “goals” dell’Agenda Onu per innescare una nuova era nella quale, entro il 2030, la felicità e il benessere umano siano driver essenziali a livello globale. L’attenzione al territorio e la coesione sociale sono nel Dna cooperativo della rossa via Emilia, conferma Mauro Del Barba, padre della legge italiana sulle società benefit del 2016 e presidente di Assobenefit, l’associazione di riferimento, con circa 260 imprese oggi registrate sul portale. «La via Emilia è uno dei luoghi di vocazione delle società benefit, sia perché sono partiti per primi alcuni grossi marchi che hanno creato passaparola ed effetto emulazione tra le famiglie di imprenditori locali sia perché c’è un legame più robusto tra committente e Pmi lungo le filiere rispetto ad altre regioni». Le coop nascono con uno scopo prevalentemente mutualistico, quindi “benefit”, la sfida ora è portare le società per azioni a impegnarsi a perseguire e misurare target non solo di profitto ma di impatto positivo all’esterno. «Come associazione stiamo puntando ora molto sulle multiutility – conclude Del Barba - in quanto partecipate pubbliche che gestiscono beni di interesse pubblico non possono non essere benefit company. Credo che le BCorp siano oggi la formula più evoluta per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030».

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