In crescita le start up al femminile: la storia di Heloola che riscrive i codici della lettura
I dati fotografano un incremento delle nuove imprese guidate da donne. Come Heloola, progetto che promette di rivoluzionare l’imprenditoria culturale
di Camilla Curcio
I punti chiave
5' di lettura
In un ecosistema fluido come quello delle start up, le imprese fondate e guidate dalle donne provano a farsi strada con soluzioni innovative in grado di intercettare le esigenze di un pubblico trasversale e transgenerazionale. A confermare il buon riscontro delle loro idee arrivano anche i numeri che rivelano come, negli ultimi dieci anni, la crescita di queste realtà sia stata graduale ma costante. Secondo i dati elaborati da InfoCamere in esclusiva per il Sole24Ore, dalle 265 start up femminili rintracciate nel 2014 si è passati a un totale di 1958 nel 2022, quasi 1700 in più.
La fotografia di una parabola in divenire che fa ben sperare per il futuro, coinvolgendo perlopiù le nuove generazioni di professioniste. Che, al netto di ostacoli duri a morire, come il peso delle discriminazioni di genere nel confronto con gli investitori (e dunque nell’avvio del business), tentano il tutto per tutto e si fanno carico di rischi significativi. Soprattutto in campi meno battuti come quello della cultura, che conta cifre decisamente più basse rispetto a settori leader come quello dei software e della consulenza informatica.
È il caso di Giada e Alice Cancellario, due giovani imprenditrici che, da qualche anno, si muovono nello spazio delle start up culturali con Heloola, un book club digital con un obiettivo ambizioso: rivoluzionare la tradizione del club del libro con uno storytelling a metà tra divulgazione e intrattenimento.
Alle origini di Heloola
Nato nel 2019 su Instagram col nome Le ragazze bookclub e le vesti di un progetto amatoriale, si trasforma nel tempo in un business più strutturato che riesce a raccogliere un buon riscontro di pubblico. Puntando i riflettori sulle proposte più recenti del mercato con una predilezione per i romanzi firmati da scrittrici italiane e internazionali. E qualche eccezione qua e là riservata alle firme maschili. «Agli inizi è stato un modo per evadere dalla realtà», racconta Giada, «nel mio caso, soprattutto da un punto di vista professionale. Dopo sette anni in consulenza, avevo bisogno di fare qualcosa in cui credessi di più. Alice, invece, lavorava già con passione nel settore dell’intrattenimento ma, quando ti muovi in aziende grandi da junior, non puoi permetterti di avere l’impatto che vorresti sulle decisioni».
A spingerle la passione per i libri e il desiderio di cambiare la narrazione che se ne faceva sul web: «La lettura ci ha sempre appassionato e, nello spazio in cui si colloca Heloola, abbiamo notato sin da subito un vuoto. Sia in termini di offerta sia di comunicazione», aggiunge. «Quando è partito tutto, sui social si parlava di diverse forme di intrattenimento ma di libri lo si faceva poco e male. C'era tanta gente che se ne occupava ma sembrava tutto chiuso in una bolla, che tendeva a escludere chiunque non ne facesse parte».
La scelta di lasciare il lavoro e proiettarsi sul fronte start up è arrivata a un anno e mezzo dall’esordio. Dopo aver fidelizzato una community di utenti e forti di skill manageriali, le due founder si sono accorte che quell’avventura così personale avesse margini concreti per evolversi. «Avevamo le idee chiare ma non c’era un business model pronto. Quindi, abbiamo deciso di partecipare al programma di accelerazione di Bocconi for Innovation ed è stato lì che abbiamo definito e lanciato la nostra piattaforma. Fino ad arrivare all’Heloola di oggi», chiosa Giada.
Il merito di essere outsider
Con una piattaforma online e tre opzioni di abbonamento, il book club offre agli iscritti un «libro del mese» in formato cartaceo o e-book selezionato con cura, un’area personale con cento minuti di contenuti esclusivi - dalle chiacchierate con autrici e autori alle interviste con figure del settore - e la possibilità di confrontarsi con gli altri lettori negli incontri virtuali mensili. La consapevolezza di essere outsider in una dimensione che guarda più ad altri settori sembra non inibirle, anzi. «Sentiamo il dovere di fare tutto questo anche per le generazioni future perché sogniamo che l’editoria diventi un luogo in cui ne esistono dieci di questi progetti e tutte le persone che vogliono farne parte e hanno il desiderio di trasformare un’attività amatoriale in un lavoro possano farlo anche grazie a noi», evidenzia Alice.
Ed è proprio questo mindset ad averle premiate. Nonostante le difficoltà che da giovani imprenditrici devono affrontare. «Abbiamo corso un rischio e continuiamo a correrlo perché nel mondo delle start up sta prendendo piede tutt'altro. Anche per l’editoria, però, siamo quelle diverse perché ci vedono come le startupper che fanno solo business», fa eco Giada. «La verità è che crediamo tanto in Heloola, crediamo ce ne sia bisogno e crediamo che i giovani, soprattutto le donne non debbano chiedere il permesso per fare le cose. Perché se noi lo avessimo chiesto, la risposta sarebbe stata no».
Editoria e social, un match di successo
Agli addetti ai lavori che guardano di sottecchi alla sinergia tra editoria e social, sebbene negli ultimi anni abbia fatto da volano al mercato in termini di fatturato, rispondono coi risultati. «È strano non pensare a un match tra le due parti. I social sono preziosi nel creare un ponte, mettendo in connessione le persone e, nel nostro caso, permettendo loro di condividere l’esperienza di lettura», precisa Alice. «Ma non è finita: l’intrattenimento e le abitudini degli utenti sono cambiate. Trascorrono ore su piattaforme come TikTok, soprattutto quando hanno bisogno di divertirsi o trovare ispirazione. Questo spiega perché nelle campagne di marketing la componente social rimanga uno degli elementi fondanti per pubblicizzare un prodotto. E non bastano i poteri magici per consigliarlo e venderlo, soprattutto coi libri. Serve che quello che dici abbia senso, non si può prescindere dal valore letterario delle opere che comunichi».
Tra ostacoli e progetti futuri
In un percorso dinamico come quello di Heloola, però, l’impegno e la dedizione spesso non bastano. Soprattutto se il sostegno economico delle istituzioni è ancora debole e trovare finanziatori tutt’altro che semplice. «Creare una start up non è facile perché devi investire il tuo tempo e le tue finanze senza guadagnarci un euro per un anno e più», commenta Giada. «A questo si aggiunge poi il tema del genere: credo sia raro, quasi impossibile che un’imprenditrice venga finanziata solo per un’idea. Occorre prima metterla in pratica, poi monetizzare e solo dopo può capitare che qualcuno la reputi interessante».
Sui progetti futuri sono caute ma lungimiranti. «Vogliamo rendere il book club più interattivo e ibrido, mixando il fattore umano, i libri e i contenuti», concludono le due sorelle. «Da qui a cinque anni, l’Heloola di oggi sarà solo un tassello di un disegno più ampio: avremo tanti libri e un team più grande. Insomma, qualcosa di vicino a una vera e propria azienda».
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