Aleksej Navalny in crociata contro la corruzione tra le piazze, i Cda e i tribunali
Rinchiuso in carcere, il grande accusatore dell’élite politica e degli affari in Russia potrebbe diventare ancora più pericoloso per il Cremlino
di Antonella Scott
3' di lettura
«La meravigliosa Russia del futuro» è il progetto politico di cui Aleksej Navalny ha parlato in dicembre - poco prima del ritorno in patria e dell’arresto - con l’economista Serghej Guriev. Conversazione che la rivista francese Le Grand Continent propone, tradotta in diverse lingue, dal momento che ora Navalny «non può parlare».
Voce critica della Russia contemporanea
La Russia di oggi, dice Navalny, «è un regime autoritario situato in Europa, ma senza i punti di forza di un normale Stato europeo. La maggior parte dei Paesi a ovest della Russia sono più ricchi di noi e hanno un sistema educativo migliore. In Russia, 25 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà. Il nostro Paese è gigantesco, e tutto il potere è concentrato nelle mani di un solo uomo. È ovvio che un sistema fatto in questo modo non può funzionare».
Rispetto al 2019, complice la crisi economica e sanitaria innescata dalla pandemia di Covid, i russi scesi sotto la soglia di povertà sono 700mila in più, in tutto il Paese ormai 18,8 milioni di persone: il 12,8% della popolazione. Mentre i redditi sono diminuiti del 3,5%: le preoccupazioni economiche, le difficoltà più marcate nelle regioni più povere, la rabbia per il divario che si percepisce con l’élite al potere. Ci sono queste motivazioni, le difficoltà personali e la mancanza di prospettive, dietro la protesta che in questi giorni in Russia si è risvegliata nel nome di Navalny, ma va oltre la sua immagine.
Popolarità in aumento
L’attivista anti-corruzione non ha mai goduto di livelli di popolarità altissimi: certo mai arrivati ai livelli di Vladimir Putin. Che oggi, pur sceso ai minimi dal 2013, gode della fiducia del 53% della popolazione, mentre Navalny non ha mai avuto dalla propria parte più di un 20% di russi, a condividere la sua crociata contro il potere. Ma a livello personale, la percentuale di gradimento scende al 2%.
Le cose stanno cambiando in questi giorni: l’arresto di Navalny al ritorno in patria dalla Germania, il 17 gennaio scorso, il coraggio dimostrato malgrado il tentativo di eliminarlo avvelenandolo hanno aumentato la simpatia e la popolarità dell’uomo che ormai, pur in carcere, sta consolidando lo status di leader dell’opposizione. Anche per mancanza di alternative credibili.
Tra politica e finanza: un blogger scomodo
Alle sue spalle, Navalny ha una vita segnata da processi, detenzioni, controversie. Nato 44 anni fa a Obninsk vicino a Mosca, laureato in legge e poi in finanza con un passaggio a Yale, ha intrecciato l’attività di blogger e investigatore tra le pieghe della finanza sporca con la politica: prima come membro del partito liberale di Grigorij Javlinsky, Yabloko, poi con un suo movimento dai tratti nazionalisti, poi candidandosi alla carica di sindaco di Mosca (arrivò secondo, dietro Serghej Sobyanin) e infine puntando alla presidenza nel 2018. Gli venne negata la possibilità di candidarsi.
Nel frattempo, famoso per aver definito Russia Unita il partito «dei ladri e degli imbroglioni», Navalny proseguiva le sue crociate iniziate nel 2008 con una serie di investimenti nei grandi gruppi industriali russi per sorvegliarne la gestione finanziaria in qualità di azionista. Con i risultati delle inchieste seguiti da milioni di contatti su YouTube, e una schiera di personaggi potenti nel mirino, Navalny iniziò a trovarsi al centro di attacchi fisici e giudiziari. Gli ultimi due, il tentato avvelenamento in Siberia, l’estate scorsa, e ora la riapertura del caso Yves Rocher: una condanna del 2014, sospesa, che la procura chiede di commutare in carcere reale. Tre anni e mezzo: abbastanza per tenere Navalny lontano dalle prossime elezioni parlamentari, in autunno.
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