Circolazione dell’arte

In dogana la Francia non batte cassa all’importazione

Possibilità di inversione contabile per tutte le importazioni operate dalle imprese con partita Iva francese e per gli operatori stranieri che eleggono un rappresentante fiscale francese

di Marilena Pirrelli

I punti chiave

2' di lettura

Come può una norma fiscale impattare con decisione su un mercato? Quando pensiamo al sistema dell'arte quello francese rimane per noi un punto di riferimento e, al momento, il confronto mostra un deciso svantaggio competitivo. Perché? «Il quadro normativo italiano, per certi versi, appare simile a quello francese circa la disciplina Iva delle vendite riguardanti opere d'arte» spiega Franco Broccardi dottore commercialista,
partner BBS-Lombard. «Nel confronto operato entrambi gli Stati distinguono le vendite operate dalle gallerie d'arte rispetto a quelle dirette dagli autori (soggette ad aliquota ridotta). In entrambi i Paesi le vendite di opere eseguite da privati rimangono fuori campo Iva». Ma il contesto nazionale italiano risulta svantaggioso rispetto a quello francese che, dopo la Brexit, ha avviato una forte azione per attrarre sul territorio operatori e collezionisti. Ultimo passo lo sbarco di ArtBasel a Parigi al Grand Palais, acquisitando lo slot in ottobre finora occupato da Fiac (dal 20 al 23 ottobre 2022, con l’anteprima il 19 ottobre). Nonostante, dopo la pandmeia, il mercato dell’arte italiano mostri una resilienza resta difficile competere con i paesi vicini, perché? «Le ragioni emergono se si analizzano contestualmente altri due elementi: le aliquote Iva applicate e il sistema di inversione contabile applicato dalla Francia. Le aliquote in Italia risultano essere rispettivamente del 22% nel caso di vendita in galleria e del 10% per quelle dell'autore, mentre oltralpe queste sono rispettivamente del 20% e del 5,5%».

Franco Broccardi

La circolazione

Ma le differenze maggiori però si evidenziano nelle operazioni di importazione, particolarmente rilevanti in un mercato globale. «Oltre alla differente aliquota, che da sola fa già tutta la differenza nel momento in cui un operatore deve scegliere dove importare un'opera d'arte, la Francia dal primo gennaio 2022 ha previsto il meccanismo di inversione contabile per tutte le importazioni operate dalle imprese con partita iva francese e, fatto rilevante, anche per gli operatori stranieri che eleggono un rappresentante fiscale francese differendo così il pagamento finanziario dell'Iva al momento della liquidazione mensile o trimestrale, potendola così compensare con il corrispondente credito rendendo l'operazione finanziariamente neutra». In pratica il gallerista o il collezionista italiano può affidare a un rappresentante fiscale francese l’assolvimento dell’Iva in dogana, con il vantaggio dell’aliquota più bassa e di non dover avere un esborso di cassa. È evidente che il contesto italiano risulta poco competitivo a questo punto e, di conseguenza, poco attrattivo rendendo non più differibile un intervento sull'impianto fiscale che regoli il mercato.

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