In Europa i servizi immobiliari doppiano le costruzioni
Secondo le rilevazioni di Scenari Immobiliari, nei cinque principali Paesi europei vale complessivamente 345 miliardi. In Italia il comparto vale 36 miliardi (che arriveranno a 40 nel 2023), con una netta preponderanza delle attività di property e facility management
di Laura Cavestri
I punti chiave
4' di lettura
Negli ultimi dieci anni, nell’economia europea, è avvenuta una “rivoluzione copernicana”. Motore del sistema economico (con quasi il 10% del Pil) erano le costruzioni. Ora invece questo comparto non supera il 6% (4,9% in Italia), mentre le attività sono concentrate nel mondo dei servizi agli immobili. Dalla gestione, alla valutazione, al project management: una intera filiera di attività che era marginale nel secolo scorso e che oggi rappresenta oltre il 13% del Pil e circa mezzo milione di addetti in Italia.
Sono questi alcuni dei dati emersi dal “Rapporto sulla filiera dei servizi immobiliari in Europa e in Italia” realizzato e presentato oggi a Milano da Scenari Immobiliari nel corso del seminario FUTu.Re, in collaborazione con le principali società di servizi italiane (Abaco Team, Agire Gruppo Ipi, Bnp Paribas Real Estate Property Management Italy, Colliers Italia, Cushman & Wakefield Generali Real Estate, Prelios Integra, Revalo, Rina Prime Value Services, Rina Prime Property e Sidief).
«Da oltre dieci anni – ha affermato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, in apertura del seminario – la filiera dei servizi immobiliari si innova continuamente per adattarsi alla nuove esigenze della società e della domanda. Le competenze sono cresciute, il patrimonio gestito e lavorato è molto più ampio, il numero di servizi erogati è aumentato, la qualità degli stessi, anche complice un coinvolgimento complessivo della tecnologia nelle varie fasi, è migliorata, la numerosità delle attività su misura si è estesa, ma i fatturati complessivi sono rimasti stabili, con alcune differenze tra i comparti».
Il fatturato
Nel 2021 il fatturato delle attività dei servizi immobiliari nei cinque principali Paesi europei è stimato in circa 345 miliardi di euro, pari al -1,2 per cento rispetto al 2020. La Germania si conferma il mercato più performante, con più di 125 miliardi di euro e un elevato livello di stabilità rispetto al 2020 (+0,3 per cento). La Francia, invece, ha fatto registrare una contrazione del 10,8% del suo fatturato che nel 2021 si è chiuso con 76 miliardi di euro.
Il nostro Paese ha invece registrato un calo, rispetto al 2020, di quasi tre punti percentuali e un volume di 36 miliardi di euro. La previsione è di arrivare a circa 40 miliardi di fatturato entro la fine del 2023.
Il Regno Unito ha registrato un forte incremento con una crescita dell’8,6% circa del fatturato (79,6 miliardi contro i 73,3 del 2020). Anche la Spagna è caratterizzata da fatturato in calo (-2,4 per cento) dai 29,2 miliardi di euro del 2020 ai 28,5 miliardi del 2021. L'evoluzione dei fatturati nei diversi Paesi, a seguito di andamenti altalenanti o di forte stabilità, ha portato ad una crescita del cinque per cento durante il periodo 2015 – 2021.
I comparti e l’occupazione
Su una “torta” complessiva di 36 miliardi, oltre la metà del fatturato è costituito dal property management ( oltre 19 miliardi, pari al 53%), seguito dall’agency (6,9 miliardi, pari al 19,2%), dall’asset management (6,4 miliardi pari al 17,7% della torta complessiva), dal comparto advisory/valuation (2,4 miliardi, ovvero il 6,7%) e, infine, dal project management, che vale 1,2 miliardi, cioè appena il 3,4 per cento. Rispetto al periodo pre-pandemico l’Aum delle prime dieci società leader in Italia è aumentato del 28%, passando dai 59 miliardi del 2019 ai 75,6 miliardi fatti registrare durante il 2021.
Sul fronte occupazionale, il settore dei servizi immobiliari ha un peso minore sul totale della forza lavoro dei diversi Paesi, con una media europea stabile all’1,3%, corrispondente a 3,23 milioni di addetti. A questi si somma un indotto pari a poco più di 1,2 milioni di addetti indiretti. In Italia gli addetti diretti sfiorano le 320mila unità (+4,3 per cento rispetto al 2020), cui si sommano poco meno di 135mila addetti indiretti.
«Le società che partecipano alla realizzazione del nostro Rapporto – ha dichiarato Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – sono concordi nel vedere un mercato dinamico e vivo, nonostante uno scenario incerto sotto diversi aspetti, sostenuto dalla volontà di agire e reagire per rinnovarsi, adeguarsi alle variazioni in atto, trasformarsi. Abbracciare questo cambiamento significa dare nuova dignità al settore, affinché la variabile determinante nella scelta del servizio non sia solo legata al prezzo, come oggi spesso accade, ma anche e soprattutto alla qualità. Le società sono chiamate a crescere per differenziare e specializzare i servizi, e consolidare le proprie competenze in tutti gli ambiti, con una particolare attenzione a quello tecnologico. È possibile che in futuro si assista alla formazione di società di dimensioni maggiori, tramite partnership e fusioni di aziende, in grado di effettuare sensibili investimenti soprattutto in nuove tecnologie sia per la gestione amministrativa del servizio che per la gestione dell’immobile, come proptech, blockchain, sensoristica, monitoraggio della reale efficienza energetica. In futuro le società di property management prevedono che la diffusione dei servizi legati alla persona si svilupperà sull’intera penisola italiana. Instaurare nuove collaborazioni, dunque, sarà fondamentale per riuscire a coprire in maniera capillare il territorio».
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