mostra all’Istituto di Cultura di Tokyo

In Giappone l’arcipelago del Design italiano

di Stefano Carrer

(Foto di Lamberto Rubino)

3' di lettura


L'Italian Design Day prosegue in Giappone per quasi tutto luglio: fino al 27, all'Istituto Italiano di Cultura di Tokyo è allestita la mostra «L'arcipelago del Design italiano. Progettare la bellezza»
La mostra, che fa parte del programma globale “Vivere all'italiana”/Italian Design Day” - promosso dall'ambasciata d'Italia e dall'IIC - è a cura dell'architetto Matteo Belfiore. Protagoniste dieci aziende selezionate tra le eccellenze del design italiano presenti in Giappone: ciascuna ha scelto di esporre un oggetto iconico dal proprio catalogo, quello che più di altri rappresenta un paradigma di bellezza, innovazione e utilità.

Isole espositive
Belfiore ha delineato l'allestimento della mostra sull'immagine dell'arcipelago, sia come riferimento alle isole del Giappone sia come metafora delle aziende di design italiane, diverse per storia ma accomunate dall'obiettivo di far conoscere nel mondo il modo italiano di pensare e progettare la bellezza.
Le ‘isole' espositive, ognuna dedicata a un'azienda o a un prodotto, sono collocate in un paesaggio che cita esplicitamente il «karesansui», il giardino di pietra giapponese (dove l’acqua non c’è ma è evocata dalla sabbia).

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«L'allestimento della mostra assume l'immagine dell'arcipelago come linea-guida del progetto - spiega Belfiore. - Oltre all'evidente riferimento geografico alle isole che formano il Giappone, essa rappresenta anche, metaforicamente, il sistema delle aziende di design italiane. Ognuna è una sorta di isola con una sua storia, una sua identità, con un suo modello organizzativo, un suo specifico linguaggio. Eppure, insieme, acquistano storia, identità e linguaggio collettivi: divengono un sistema, appunto, che afferma il proprio peso e influenza in ambito internazionale. Esattamente come il variegato arcipelago giapponese segnato da una forte identità unitaria».

(Foto di Lamberto Rubino)

Tra arte e prodotto industriale

Secondo il direttore dell'IIC Paolo Calvetti «l'allestimento coniuga alcuni concetti estetici giapponesi – per esempio la flessibilità e variabilità della partizione degli spazi, come pure il dialogo tra “interno” ed “esterno” – con il potenziale estetico degli oggetti esposti, prodotti realizzati includendo elementi degni di vere e proprie opere d'“arte. Il pubblico giapponese, cui principalmente si rivolge la mostra, è forse tra i più adatti a cogliere il legame tra “arte” e prodotto industriale. Nella cultura tradizionale giapponese infatti, almeno fino alla seconda metà dell'Ottocento, era labile la distinzione tra “arte” e “artigianato” o “arte applicata”. La stessa parola bijutsu, equivalente dell'italiano “arte”, fu coniata soltanto nel periodo Meiji nel solco di un più ampio fenomeno di innovazione del lessico giapponese scaturito dal contatto con nuovi concetti e nuove parole provenienti dall'Occidente. La “bellezza” – semema costitutivo proprio del termine giapponese bijutsu – insita in ciascuno dei prodotti messi in mostra, costituisce perciò l'elemento fondamentale del concetto di “arte” della parola giapponese».

(Foto di Lamberto Rubino)

Identità e eterogeneità

«Come è̀ ben rappresentato dall'immagine scelta per simboleggiare la tematica di questa esposizione, quella dell'arcipelago, il panorama del design italiano è incredibilmente vasto e differenziato, permettendo ad ogni azienda di mantenere e valorizzare la propria peculiare storia ed identità - osserva l’ambasciatore a Tokyo Giorgio Starace - Eppure è̀ possibile cogliere, in questa eterogeneità̀, la realtà̀ unitaria e gli obbiettivi comuni che sottendono l'attività̀ delle imprese del design italiano, che si riflette nella natura dell'arcipelago giapponese, le cui diversità̀ geografiche e climatiche sono bilanciate da una singolare omogeneità̀ culturale e linguistica».
Il direttore dell'Ice a Tokyo, Aristide Martellini, ha ricordato che il tema del simposio svoltosi a marzo nell'ambito dell'”Italian Design Day 2019” è stato «Disegnando la città del futuro: Milano e Tokyo a confronto. I grandi eventi come presupposto di nuove visioni urbane»: «Nel corso dell'evento era stato illustrato come si è̀ sviluppata l'Expo di Milano dal punto di vista “della sostenibilità, della riconversione o delle prospettive di utilizzo futuro delle opere concepite per tale evento”. L'esempio di Milano potrebbe fornire uno spunto anche per altre aree o città̀, come Tokyo e Osaka. Auspico che questa mostra possa diventare un luogo di riferimento, un “ponte” tra le culture del design giapponese e italiano, in cui confluiscano nuove tendenze e il grande spirito di ricerca che le caratterizzano».

I dieci marchi
La mostra si articola su dieci marchi, dieci prodotti esposti e i dieci designer scelti come testimonial del design italiano:
ALESSI: Anna Gong, di Alessandro Mendini
ARPER: Catifa 46, di Lievore Altherr Molina
ARTEMIDE: Come Together, di Carlotta de Bevilacqua
BAROVIER E TOSO : Aurum, di Rony Plesl
CASSINA: 412 and 413 CAB, di Mario Bellini
FONTANA ARTE : Kanji, di Denis Guidone
FOSCARINI: Twiggy, di Marc Sadler
MAGIS: Spun, di Thomas Heatherwick
POLTRONA FRAU: Vanity Fair, di Renzo Frau
UNIFOR: Parigi, di Aldo Rossi

Riproduzione riservata ©

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