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In Italia il bubble tea crescerà del 18% all’anno

Secondo una ricerca di Growth Capital il business vale 42 milioni ma è in forte accelerazione. A livello globale giro d’affari a 2,75 miliardi di dollari

di Maria teresa Manuelli

Non si ferma il boom del bubble tea

3' di lettura

Creato a Taiwan intorno al 1980, il bubble tea (o “boba”), lo snack-drink a base di tè e latte guarnito con perle di tapioca gommose o gelatine di frutta e sciroppi, è sempre più amato, soprattutto dai giovani.
Il mercato globale, infatti, nel 2022 valeva 2,75 miliardi di dollari e si prevede una crescita per i prossimi anni con un Cagr del 9% (2023-2030), che va a sostituire quello al 7,8% previsto nel 2021 per il periodo 2020-2027.

A fare il punto è Growth Capital, advisor specializzato in aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e Pmi, che in occasione del “Bubble Tea Day” (30 aprile) ha presentato la seconda edizione del “Bubble Tea Market Report 2023”.«A guidare il mercato continuano a essere i Paesi dell'Asia Pacifica: solo a Taiwan, nel marzo 2023, si contano circa 21mila boba shops. Gli Usa si posizionano al secondo posto, con oltre il 35% di market share», afferma Andrea Casati, vice-president di Growth Capital. Mentre l'Europa, con un valore di 300 milioni di dollari nel 2022, rappresenta l'11% del mercato mondiale.

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Per quanto riguarda l'Italia, secondo le stime dell'advisor, nel 2022 il mercato avrebbe raggiunto i 42 milioni di euro, ovvero oltre il 15% di quello europeo, e potrebbe crescere a un Cagr del 18% nei prossimi 5 anni (arrivando a 98 milioni di euro al 2027), per poi allinearsi alla crescita mondiale. In meno di due anni è aumentato considerevolmente (+51%) anche il numero di bubble tea store presenti in Italia: se a dicembre 2021 erano 156, distribuiti per la maggior parte nei più grandi capoluoghi di regione del Paese (Milano, Roma e Torino), a marzo 2023 sono stati censiti 236 punti vendita.

Il panorama italiano si conferma inoltre altamente frammentato, e Growth Capital ha identificato solo tre principali catene con brand distintivo: Bobble Bobble, che con una market share del 7% è presente con 16 store in 16 città, principalmente nelle provincie di media dimensione, come Benevento, Empoli, Livorno, Lucca, Prato e Savona; Frankly, con una market share del 5% e 11 locali, di cui 5 in centro a Milano, in gestione diretta; Mistertea, che con 2 store a Milano e un terzo a Monza in gestione diretta, ha l'1% del mercato. I restanti store mappati dal report sono indipendenti con meno di 3 negozi, e ricoprono l'87% della market share. Tra questi, spiccano gli store delle due catene asiatiche che hanno fatto il loro ingresso nel mercato italiano: The Alley (a Milano), e Yi Fang (a Firenze).

«La forza del brand e la capacità di attrarre e comunicare con la Gen Z e i Millenials sui social network rimangono fattori fondamentali che le catene di bubble tea devono considerare per affermarsi sul mercato – sottolinea Casati –. Notiamo inoltre la tendenza a inserire il bubble tea tra le offerte di esercizi commerciali al di fuori degli store focalizzati su questo prodotto, come catene di yogurt e gelati o di poké, ma anche bar generalisti e supermercati. Questo contribuirà a inserire sempre più la bevanda nelle abitudini dei consumatori».L'aumento dei prezzi delle materie prime ha avuto, però, un effetto negativo sui margini delle catene che importano in maniera diretta o indiretta le componenti della bevanda, come le popping boba, il cui costo di importazione è cresciuto di circa 30% dal periodo pre-pandemico. Per questo alcune catene hanno avviato o sono in procinto di avviare la produzione internamente, mentre alcuni grandi produttori di popping boba asiatici hanno aperto fabbriche di produzione in Europa e negli Usa.

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