In Italia cala il numero di omicidi, ma non quello dei femminicidi
Nel dettaglio, nel 2004 gli omicidi sono stati 711 a fronte di 72 femminicidi. Nel 2021 sono calati a quota 303 mentre i femminicidi sono rimasti stabili a quota 70.
I punti chiave
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Negli ultimi anni il numero di omicidi in Italia si è molto ridotto, mentre è rimasto costante il numero di donne uccise dal partner o dall’ex partner. In base alle elaborazioni di YouTrend su dati Istat questa fattispecie costituisce il 23% degli omicidi commessi nel 2021 (nel 2014 erano il 17%, nel 2004 il 10%). Nel dettaglio, nel 2004 gli omicidi sono stati 711 a fronte di 72 femminicidi. Dieci anni dopo, nel 2014 gli omicidi sono stati 476, mentre 82 sono state le donne uccise dal partner o dall’ex partner. Nel 2021 sono calati a quota 303 mentre i femminicidi sono stati 70.
Violenza sulle donne, 14mila in pronto soccorso
Lo scorso anno, poi, le porte dei pronto soccorso italiani si sono aperte 14.448 volte per accogliere una donna vittima di violenza. Per molte di loro - circa l’8% - non era la prima volta. Arrivano nei giorni dell’uccisione di Giulia Cecchettin i dati che danno una stima della violenza sulle donne in Italia. A fornirli è lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci durante dell’evento di celebrazione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre. «Questi numeri non possono e non devono lasciarci indifferenti. Non dobbiamo assuefarci alla violenza», ha detto il ministro.
Fenomeno che passa ancora sotto silenzio
La violenza sulle donne è un fenomeno che il più delle volte passa sotto silenzio. Secondo l’indagine realizzata dalla Commissione d’inchiesta sul femminicidio, il 65% delle vittime non aveva parlato della violenza con nessuno prima di cadere vittima della violenza. «La più grande alleata della violenza è la solitudine e il pronto soccorso non è il miglior posto per aiutare queste donne, ma sappiamo che prima o poi una donna vittima di violenza passa di là», spiega Vittoria Doretti, direttrice della rete regionale del Codice Rosa in Toscana. Per questo, da quasi un decennio i pronto soccorso italiani hanno cominciato ad attrezzarsi per dare aiuto alle donne e, dal 2017, esistono linee guida nazionali che prevedono l’istituzione di appositi percorsi protetti che garantiscono cura, sicurezza e orientamento ai servizi antiviolenza per se stesse e i figli minori.
Attrezzati poco più di 7 ospedali su 10
«Il Pronto Soccorso è il luogo dove è possibile intercettare la vittima di violenza perché è qui che si cerca il primo intervento sanitario», ha detto Schillaci. A cinque anni di distanza dalla pubblicazione delle linee guida è stata realizzata un’indagine per verificare quanto il loro contenuto sia stato implementato e, soprattutto, quanto le donne vittime di violenza riescano a trovare risposte nei pronto soccorso. Dall’indagine è emerso un quadro con più luci che ombre: la sensibilità è alta, i percorsi sono attivi nella gran parte degli ospedali e gli operatori hanno ormai una solida formazione. Nel dettaglio, secondo l’indagine, il 77% delle strutture ha in uso i protocolli attuativi del percorso per le donne che subiscono violenza; l’83% assicura percorsi diversificate e dimissione protetta alle donne per cui sia stato valutato un rischio alto; il 59% ha un’equipe multidisciplinare dedicata.
Le altre criticità
Non mancano però le criticità: solo il 44% delle strutture assicura il supporto di mediatrici linguistico-culturali vis à vis in pronto soccorso (anche se sale a 79% la quota di quanti lo assicurano telefonicamente), il 38% delle strutture non ha un sistema per l’accompagnamento delle donne e degli eventuali figli a una struttura protetta esterna; il 72% non assicura una presa in carico sociale attiva h24, mentre il 61% non prevede figure di supporto per le donne con disabilità.
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