«In Italia la supply chain rischia il default senza aiuti»
Alixpartner: dalle compagnie aeree ai costruttori l’impatto Covid
di Mara Monti
2' di lettura
Se compagnie aeree e dei costruttori stanno soffrendo come mai prima d’ora a causa della crisi del Covid-19, la situazione dei fornitori del settore aeronautico, la miriade di società che lavorano per i grandi player da Airbus, Boeing, Leonardo, Embraer, Rolls Royce, solo per citare alcuni nomi, è in seria difficoltà. In particolare in Italia, dove i maggiori fornitori hanno fatturati tra i 60 e i 500 milioni di euro, ben inferiori rispetto agli omologhi europei o americani, che vantano dimensioni anche cinque volte superiori, senza considerare i grandi sistemisti, di un ordine di grandezza superiore.
La crisi è arrivata in un contesto già difficile per la supply chain aerospace in Italia dove già prima della pandemia il rischio di crisi finanziaria era elevato, con molte società in zona di «allerta» o «distress».
A dirlo è il report sugli effetti della crisi del Covid-19 per il settore dell’aeronautica e difesa della società di consulenza AlixPartners, per tradizione presentato in occasione dell’Airshow che quest’anno Farnborough (UK) ha cancellato. «Per affrontare la crisi i player dell’aerospace & defense italiani dovranno ridurre al massimo i costi, gestire al meglio la liquidità, preservare e sviluppare la propria capacità operativa - spiega Paolo Rinaldini, managing director di AlixPartners -. Chi ci riuscirà avrà opportunità di crescita in un settore più consolidato e razionale». Secondo Rinaldini, il processo di consolidamento è inevitabile nei prossimi anni, tuttavia «in questo momento non consiglierei ai grandi costruttori di incamerare qualche fornitore, più utile sostenere dall’esterno la propria supply chain». Bene gli aiuti pubblici come nel caso della Francia che ha costituito un fondo a sostegno delle imprese minori del settore dell’aeronautica e difesa.
Il rischio default, del resto, è elevato soprattutto sul fronte delle compagnie aeree, costrette a volare di meno, utilizzando aerei più piccoli per ridurre i costi e la minore domanda. Una crisi senza precedenti come dimostrano i numeri: secondo AlixPartners, il calo del traffico passeggeri (RPK) nel 2020 potrebbe toccare fino a -65% nell'ipotesi peggiore che la pandemia continui su livelli elevati anche nella seconda parte dell’anno, contro un “ottimistico” -55% previsto dalla IATA.
A salvare le compagnie aeree saranno gli aiuti di Stato per 130 miliardi di dollari, la cifra finora stanziata a livello globale, la metà a fondo perduto. In prospettiva, i vettori avranno bisogno di meno aerei nei prossimi 2-3 anni, con ricadute immediate per Airbus e Boeing, che quest’anno vedranno crollare le consegne: AlixPartners stima che nel 2020 ci saranno al massimo 430 consegne di aerei tra Airbus e Boeing contro 1243 dello scorso anno. «Gli aerei della categoria widebody sono quelli che soffriranno di più - dice Michele Mauri, managing director di AlixPartners - con riduzione dei livelli di produzione di oltre il 50% per gli Airbus A330 e A350, così come per i Boeing B787». AlixPartners prevede un recupero delle consegne di velivoli Airbus e Boeing nel 2021, rimanendo comunque sempre a livelli molto bassi, a meno della metà della produzione del 2018 (1.600 velivoli).
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