In Italia tre bottiglie di olio d’oliva su quattro sono straniere
L’allarme della Coldiretti: le importazioni italiane segnano il record del secolo, per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro
di Micaela Cappellini
3' di lettura
Tre bottiglie su 4 di olio d’oliva consumate in Italia sono straniere. Le importazioni hanno segnato il record del secolo, per un valore di oltre 2,2 miliardi di euro nel 2022 con un incremento di quasi il 20% nei primi sei mesi del 2023. E con l’olio che scarseggia, il prezzo è schizzato in alto del 42%. L’allarme arriva dalla Coldiretti,’ che ha diffuso i dati in occasione del Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma, venerdì 13 ottobre.
La situazione del comparto è complicata dalle difficoltà che i principali produttori mondiali stanno affrontando con la campagna 2023-2024. Quest’anno infatti la Spagna, principale produttore mondiale di olio d’oliva, dovrebbe attestarsi a circa 765mila tonnellate, il 34% in meno rispetto alla media degli ultimi quattro anni. In Turchia la produzione di olio dovrebbe scendere intorno alle 280 mila tonnellate, circa 100mila tonnellate in meno rispetto alla scorsa campagna, mentre la Grecia dovrebbe crollare a 200mila tonnellate, rispetto alle 350mila dello scorso anno. Solo la Tunisia sembra in recupero, con una produzione che può superare le 200 mila tonnellate.
In Italia la raccolta 2023 delle olive è appena cominciata con il Sud che segna un +34% rispetto allo scorso anno e controbilancia in parte la caduta verticale del Centro-Nord, dove la produzione è prevista in calo di un terzo. Il totale nazionale di olio extravergine d’oliva prodotto sarà di circa 290mila tonnellate, anche in questo caso al di sotto della media dell’ultimo quadriennio. A pesare è stato il clima impazzito: piogge durante la fioritura, poi la siccità e le alte temperature che hanno messo a dura prova gli uliveti nazionali. Il mese di ottobre è fondamentale per la completa maturazione delle olive e oltre ai volumi inferiori alle attese c’è l’incognita della resa in olio. A salvare il bilancio nazionale quest’anno sarà la Puglia, che rappresenta la metà della produzione italiana e cresce del 50% rispetto alla difficile campagna dello scorso anno, e nonostante le devastazioni portate dalla Xylella. Anche per la Calabria si attende un incremento, sebbene meno rilevante di quello pugliese, mentre in Sicilia si stima una produzione sostanzialmente stabile.
Per questa situazione internazionale dunque, con le scorte che si stanno esaurendo, il prezzo medio dell’olio extravergine d’oliva - già arrivato a livelli record - sembra destinato a salire ancora. «Si è creata una situazione mai vista prima – spiega il Presidente di Unaprol, David Granieri – con scarse produzioni, soprattutto in Spagna, scorte basse e inflazione, che ha fatto impennare i valori dell’extravergine d’oliva con il raddoppio dei prezzi per gli oli di origine comunitaria». Per salvare i portafogli degli italiani, Coldiretti e Unaprol chiedono che le risorse del Pnrr finanzino gli accordi di filiera per avere un milione di nuove piante di olivo in più lungo la Penisola, incrementando così la produzione e riducendo la dipendenza dall’estero. L’Italia, ricorda la Coldiretti, è fra i primi tre maggiori consumatori di extravergine di oliva al mondo, con circa 480 milioni di chili, e rappresenta il 15% dei consumi mondiali. «Occorre intervenire - ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini - per salvare un patrimonio unico del Paese, con 150 milioni di piante che tutelano l’ambiente e la biodiversità ma anche un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione. Non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura che metta al centro le aziende che sono sul mercato, producono reddito e occupazione, oltre al recupero dei tanti uliveti abbandonati».
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