In Lombardia, la rigenerazione porterà, al 2035, 224 miliardi di valore aggiunto
Presentato da Scenari Immobiliari il rapporto sulle nuove periferie lombarde. La Regione si conferma motore del Real Estate nazionale, con 158mila transazioni residenziali nel 2022 (22% di quelle italiane). Attesa una contrazione nel 2023 ma prezzi in aumento
di Laura Cavestri
I punti chiave
5' di lettura
Oltre una compravendita immobiliare su cinque, oggi in Italia, avviene in Lombardia. Nella regione si transano oltre il doppio delle case del Lazio, seconda regione con 73mila scambi, di Emilia Romagna (terza regione con 66mila transazioni), Veneto e Piemonte (rispettivamente con stima a fine 2022 di 65,7 e 63,5 migliaia compravendite).E nel 2023? Le previsioni per il 2023 indicano una frenata dei volumi transati sul residenziale lombardo di circa il 5%, a fronte di un decremento a livello nazionale pressoché simile. Mentre i prezzi – cresciuti dopo il 2015 – almeno nella prima fase, non caleranno.
Sono questi alcuni dei dati del “Rapporto sulle nuove periferie lombarde” realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Urban Up Gruppo Unipol, che è stato presentato a Milano durante il convegno Future Cities.
La rigenerazione al centro
Nel 2022 la superficie del territorio della Lombardia interessata da ambiti di riqualificazione urbanistico-territoriale è pari a poco più di 310 chilometri quadrati, in calo del 44% rispetto ai 557 chilometri quadrati del 2014, e corrisponde a poco meno dell11% dell’intero suolo antropizzato lombardo. Di questa superficie, il 30% circa è coperto da ambiti di trasformazione territoriale (90,5 kmq) e il restante 70% da ambiti di rigenerazione urbana (221 kmq). Questa riduzione di superficie a cui si è assistito negli ultimi 8 anni è in parte dovuta alla loro attuazione (135 kmq e 55% del totale) e in parte al loro stralcio dalle previsioni urbanistiche degli strumenti di governo del territorio dei singoli comuni (110 kmq e 45% del totale). Le province di Bergamo e Pavia vedono incrementato il livello di concentrazione della superficie di trasformazione, oggi giunta a quota 35%, mentre la Città metropolitana di Milano mantiene il primato degli ambiti di rigenerazione con il 32% delle superfici, in calo del 4% rispetto al 2014.
«In un arco temporale di lungo periodo come quello tra il 2023 e il 2035 – ha affermato Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, in apertura del convegno – le principali trasformazioni di natura edilizia e urbana potrebbero avere un impatto sul mercato immobiliare lombardo fino a 224 miliardi di euro di valore aggiunto, concentrato per quasi il 50% nel comparto residenziale. Stiamo parlando di un mercato, quello immobiliare lombardo, il cui peso sul mercato nazionale è in costante crescita e il cui comparto residenziale forma il ventidue per cento di quello italiano, quello direzionale concentrato nel suo capoluogo, quello logistico che realizza nei capannoni localizzati lungo le principali arterie di collegamento i canoni più elevati, le cui superfici per il commercio tengono le posizioni, e con un settore alberghiero che ha ripreso la corsa interrotta nel 2020 e guarda, da un lato, all’attività ordinaria e, dall’altro, al 2026».
Il mercato immobiliare della Lombardia e i valori
Nel Rapporto viene analizzato l’andamento del mercato immobiliare della Lombardia che si conferma essere, per il 2022, il più dinamico a livello nazionale con 158mila compravendite di immobili residenziali stimate a fine anno, corrispondenti a oltre il 22% del totale nazionale (710mila) e in lieve diminuzione del 2,5%, a fronte di una media italiana negativa del 5,3 per cento.
Nella regione si transano oltre il doppio delle case del Lazio, seconda regione con 73mila scambi, di Emilia Romagna (terza regione con 66mila transazioni), Veneto e Piemonte (rispettivamente con stima a fine 2022 di 65,7 e 63,5 migliaia compravendite). Le previsioni per il 2023 indicano una diminuzione dei volumi transati sul residenziale lombardo di circa il 6%, a fronte di un decremento a livello nazionale pressoché simile.
Al tempo stesso, i prezzi continuano nel loro andamento ascendente, innescato a partire dal 2015 con tre anni d’anticipo rispetto al resto del Paese, fatta eccezione per il 2020. Nel 2021 i valori immobiliari medi del comparto residenziale registrati nel territorio lombardo hanno confermato la buona salute del settore realizzando un incremento di circa due punti percentuali in dodici mesi. Le stime per la fine del 2022 sono molto maggiori e portano la variazione positiva su base annua al 5,5 per cento. Complessivamente per l’anno in corso le aspettative sono di ulteriore conferma dell’andamento degli indicatori per i capoluoghi e di lieve rallentamento per i territori provinciali, come rimbalzo rispetto alla spinta ottenuta negli 2021.
I mercati città per città
Milano rappresenta il principale mercato residenziale della regione, oltre a essere il secondo a livello nazionale dopo Roma. Le compravendite registrate nel 2021 coprivano il 17% del totale del territorio lombardo e il 62% dei capoluoghi, nel 2022 sono salite rispettivamente al 19% e 63%, mentre il fatturato della città rappresenta circa l’80% del giro d’affari realizzato nei capoluoghi. Nel 2022, tutti i principali indicatori di mercato riferiti al peso della città sono cresciuti, con scambi previsti in aumento di quasi 13 punti percentuali per la fine del 2022.
Sul fronte delle altre province lombarde, Brescia con una previsione di circa 3.700 transazioni si conferma al secondo posto per dinamicità, seguita da Bergamo e Monza (2.700 e 1.950 scambi). Como e Varese pesano, in termini di fatturato, il 2% sul totale dei capoluoghi regionali, con un andamento stabilmente in crescita. Cremona, Lecco, Lodi, Mantova e Pavia registrano un fatturato pari all’1% del totale e un andamento in crescita delle transazioni.
Sondrio è l’ultimo dei capoluoghi di provincia lombardi sia in termini di fatturato, su cui pesa per meno dell’ 1%, sia per numero di compravendite (rappresentano circa l’1 per cento).
Osservando l’andamento dei valori dei quartieri più dinamici dei capoluoghi lombardi non è altrettanto marcata, come avvenuto nel capoluogo regionale, la completa sostituzione in termini di dinamiche di crescita delle quotazioni delle aree periferiche con quelle più interne. Lo scorso anno in vetta erano collocati tre quartieri semicentrali e tre periferici erano nella parte alta della classifica, con risultati rappresentativi dei cambiamenti di interesse nel settore residenziale a ogni livello: Borgo San Giovanni, Zima-Cremona, Ronchi, San Polo, San Bartolomeo e Sant'Eufemia, tutti a Brescia, tutti localizzati in aree esterne al centro ma rappresentativi di un tessuto edilizio, urbano, sociale e di valori assoluti delle case molto diversi fra loro. Oggi le zone centrali sono tornate a rappresentare gli ambiti di protezione dell’investimento, anche personale, e in una situazione di incertezza per il futuro, la domanda lombarda preme e provoca l’aumento delle quotazioni soprattutto nei quartieri del centro.
«Poco meno del 50% degli investimenti immobiliari nazionali negli ultimi dieci anni – ha dichiarato Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – sono arrivati in Lombardia, con oltre 37 miliardi di euro nel periodo 2010-2021 e 44 miliardi considerando il 2022, per la forza trainante di Milano e di un tessuto provinciale più ampio che continua a offrire le maggiori opportunità per progetti, investimenti e carriere, anche grazie al supporto di un’efficace gestione della cosa pubblica e a un’estesa rete di infrastrutture e servizi. Dopo gli ultimi due anni di euforia e timori, emerge con maggiore importanza la necessità di operare nella definizione di processi in grado di guidare le future iniziative di trasformazione del territorio in ottica di rigenerazione, non solo di riqualificazione, perché servizi, vivibilità, cultura, lavoro e attrattività degli spazi urbani, dalle aree centrali a quelle periferiche, sono fondamentali e necessari per il mantenimento dei risultati raggiunti».
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