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In manovra e Pac i fondi per rilanciare le assicurazioni in agricoltura

Finanziamenti per un totale di circa 400 milioni di euro permetteranno all’Italia di fare il salto necessario nella gestione del rischio

di Giorgio dell'Orefice

Il suolo: doppia sfida tra cambiamento climatico e produttività

3' di lettura

Decolla in Italia il rilancio del sistema di assicurazioni in agricoltura. La Legge di Bilancio stanzia infatti 50 milioni di euro che saranno affidati a Ismea per strutturare dal punto di vista operativo la rivoluzione nel mondo delle polizze agricole. L’altro grande pilastro di questo processo è stato messo a punto con la riforma della Politica agricola comune.

Su iniziativa dell’Italia e del ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli, è stata autorizzata una trattenuta del 3% degli aiuti diretti agli agricoltori per promuovere l’accesso alle polizze assicurative. Si tratta di un budget di 108 milioni (l’ammontare degli aiuti diretti è di 3,6 miliardi) che confluiranno in un Fondo di mutualizzazione che andrà a rafforzare la dotazione di risorse Fears già stanziate a questo scopo (arrivando a un budget complessivo annuo di circa 350 milioni di euro) per far compiere alla gestione del rischio in Italia un definitivo salto di qualità. Uno sforzo di adeguamento del sistema assicurativo agricolo è richiesto innanzitutto dalla realtà
I cambiamenti climatici sono evidenti con una tangibile accelerazione negli ultimi anni degli eventi catastrofali non solo in termini di intensità e frequenza ma anche di distribuzione sul territorio. Le recenti alluvioni in Sicilia hanno chiarito che non esistono più aree del paese al riparo da eventi critici. E anche il sistema di gestione del rischio deve cambiare.

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Attualmente in Italia sono assicurate circa 80mila aziende agricole su una platea di 700mila, con un valore assicurato di 9 miliardi di euro e pari a al 28% del valore della produzione. L’80% di queste sono concentrate su specifiche colture (vino in primo luogo) e territori (5 regioni settentrionali). Questa disomogeneità nella distribuzione territoriale è alla base dell’elevato costo delle polizze e della copertura spesso parziale dei danni. La concentrazione in poche aree e colture, infatti, non consente alle compagnie assicurative di diversificare il rischio. Un circolo vizioso che è necessario spezzare.

«Stiamo muovendo verso il modello americano – ha spiegato il ministro Patuanelli in un question time alla Camera – nel quale le politiche di sostegno sono legate alla gestione del rischio. Costruiremo adesso uno strumento semplice e un sistema automatico di stima del danno per superare i nodi dei tempi di rimborso e della discrezionalità del perito. Un percorso che anche altri paesi vogliono seguire Nel corso del 2022 discuteremo anche dell'ipotesi di obbligatorietà delle polizze».

I 50 milioni della Legge di Bilancio, quindi, non andranno materialmente alla gestione del rischio ma saranno utilizzati da Ismea per strutturare il nuovo sistema e costituire il soggetto gestore. Un sistema che partirà dal 2023 e coinvolgerà anche Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) che detiene i fascicoli aziendali, prerequisito per accedere agii aiuti Ue, che saranno il perno del nuovo sistema. In questa “transizione assicurativa” è coinvolta in primo luogo Asnacodi Italia, l’associazione dei consorzi di difesa che sul territorio stipula materialmente le polizze assicurative per conto degli agricoltori associati (160mila iscritti, 70mila assicurati).

«Il nuovo meccanismo Pac – ha spiegato il presidente di Asnacodi Italia, Albano Agabiti – consentirà un cambio di passo. Finora per le imprese assicurate il contributo Fears consentiva di coprire il 70% della polizza ma pochi investivano sul restante 30%. Adesso con la trattenuta Pac sugli aiuti diretti ci sarà una copertura minima per tutti con fondi, tra l’altro, già degli agricoltori. Con una base uguale per tutti pensiamo che molti possano investire sulle garanzie non coperte dal Fondo».
«Il lavoro da fare ora – ha aggiunto il direttore di Asnacodi Italia, Andrea Berti – riguarda l’individuazione di sistemi digitali per ottimizzare la compilazione dei certificati, le procedure per l'ottenere di contributi e la rilevazione del danno. Strumenti che, elaborando dati di diversa provenienza consentano di arrivare a una valutazione dell’indice di rischio per singolo comprensorio. Sono importanti le risorse ma rendendo più efficiente il sistema si riduce il rischio per le compagnie e i costi delle polizze e si favorisce l'accesso al sistema di un numero sempre più ampio di imprese agricole».

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