In Poste 25mila ingressi: sarà neoassunto un lavoratore su quattro
I progetti in divenire in tema di nuove assunzioni, riqualificazione professionale dei dipendenti e mentoring & coaching
di Cristina Casadei
I punti chiave
3' di lettura
Per Poste Italiane il 2024 è l’anno di atterraggio dell’ultimo piano industriale, presentato lo scorso marzo dal Ceo Matteo Del Fante. Ma è anche l’anno in cui la società, oltre ad aver costruito i pilastri su cui il manager ha basato il “2024 Sustain & Innovate”, avrà una forza lavoro profondamente rinnovata. Il ricambio generazionale è basato sull’accompagnamento volontario all’uscita dei dipendenti più vicini alla pensione e sull’ingresso dal mercato di lavoratori con competenze utili a supportare lo sviluppo di un business in continua evoluzione. Per il ricambio generazionale in corso sono state rafforzate anche le collaborazioni con diversi atenei e le iniziative di employer branding.
Gli ultimi due piani stanno portando in azienda 25mila risorse, di cui circa 3.400 solo lo scorso anno. Per quest’anno gli obiettivi sono ancora più sfidanti, per poter rafforzare con professionalità nuove la rete degli uffici postali, assumendo consulenti finanziari, inserendo a tempo indeterminato lavoratori in diversi ambiti, dal recapito allo smistamento, dal finance alle assicurazioni, al nuovo progetto energia. Una delle aree a cui il gruppo sta rivolgendo la massima attenzione è quella dei consulenti finanziari: il rafforzamento della rete porterà Poste ad avere circa 10mila professionisti, quindi 2mila in più degli attuali 8mila, entro il 2024. Gli ingressi avverranno sia attraverso una selezione dal mercato, sia attraverso percorsi interni di valorizzazione. I nuovi arrivati permetteranno di rinnovare il 25% della forza lavoro entro il 2024. Nell’organico di 120mila risorse convivono quattro generazioni di dipendenti, con un’età media di poco superiore a 49 anni. Il 21% sono under 40, mentre il 55% sono donne. In un contesto così variegato, come ci dice la responsabile gestione dirigenti e selezione, Tania Giallatini, «la diversità è un valore aggiunto: la sfida è fare in modo che ognuno possa contribuire agli obiettivi aziendali».
La riqualificazione professionale
Premesso che tutte le azioni sulle risorse umane sono condivise con il sindacato, se il primo intervento per il rinnovamento delle Poste riguarda i nuovi ingressi, il secondo, non meno importante del primo, riguarda la riqualificazione e riconversione professionale. Dal 2020 al 2024, la società ha infatti previsto 25 milioni di ore di formazione, erogate attraverso la Corporate University, anche con il supporto della open learning area e della library. L’attenzione alla formazione non è però solo tecnico specifica, ma è orientata e finalizzata a garantire che tutte le persone abbiano competenze di base equivalenti perché uno dei pilastri del piano è proprio la diversity & inclusion. Con risultati di cui parlano i posizionamenti del gruppo, sempre molto alti, nelle diverse classifiche sui migliori luoghi di lavoro. «Il nostro obiettivo è far comprendere ai più giovani che entrare in un’azienda come Poste consente di costruirsi un profilo di esperienze e competenze unico per le nostre caratteristiche, perché siamo un’azienda che ha molte aree di business e un respiro sia nazionale che internazionale - continua Giallatini -. Dialoghiamo infatti con investitori in diverse aree del mondo e abbiamo partnership di valore con multinazionali, come per esempio Amazon o Microsoft. Inoltre siamo un’azienda che investe molto in tecnologia e in formazione per fare in modo che nessuno dei dipendenti sia lasciato indietro e riesca, in un contesto in evoluzione, a fornire il proprio contributo. Poste rappresenta una realtà unica da questo punto di vista».
Mentoring e coaching
Nei progetti e nelle iniziative aziendali per l’acquisizione delle competenze rientrano anche il mentoring e il coaching, con lo scopo di contaminare le esperienze e le competenze che appartengono a generazioni diverse. «Durante la pandemia il mentoring è continuato attraverso i collegamenti in rete e abbiamo constatato che il legame tra mentor e mentee si è rafforzato ed è servito per gestire al meglio situazioni di una maggiore complessità organizzativa - spiega Giallatini -. Chi vuole può partecipare volontariamente alla call for mentoring, dopo aver seguito un percorso formativo che prepara a svolgere adeguatamente questo ruolo». L’obiettivo adesso è avere nel gruppo 230 mentor che a loro volta formeranno il doppio di mentee per diffondere la cultura manageriale e le competenze a una parte sempre più allargata della popolazione aziendale.
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