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In Puglia, la casa delle luci sulla collina per un’estate di vacanza e relax

Un'abitazione contadina restaurata conserva il sapore del luogo ed esalta la manifattura locale. Fin dal nome, “Le Sette Valli”.

di Redazione

4' di lettura

Una ex casa contadina appoggiata su una collina nel comune di Fasano guarda il mare da lontano, proteggendosi in un bosco rigoglioso. La sua storia parte dalla Puglia, fa il giro del mondo e torna in Puglia. Il proprietario è infatti un barese trasferitosi anni fa a New York e poi in Asia, insieme alla moglie, e ai figli. Poi, nell'estate del 2019, la decisione: acquistare un'abitazione nella terra d'origine dove trascorrere momenti felici con la famiglia. Per farlo si è rivolto all'architetto Massimo Brambilla, che conosce bene il territorio e ha lunga esperienza sul campo. Esperto di restauro conservativo, da anni opera con la sua Acqua di Puglia, agenzia e impresa di costruzioni attraverso cui acquista ruderi e vecchie case su commissione e li trasforma in perle mediterranee, mantenendo tutte le caratteristiche tipiche dell'architettura, dei materiali, degli spazi.

Ma c’è un’altra tappa nella geografia immaginaria di questa casa: l’India. I proprietari hanno infatti deciso di chiamarla “Le Sette Valli” in onore dell’omonimo libro mistico della Fede Bahá’í, che presenta il percorso della vita dell'uomo attraverso diversi stadi, o valli. La pace e l'atmosfera che si respirano qui fortificano la scelta di un nome così importante: la dimora, ambientata nel tipico paesaggio pugliese di mezza costa, caratterizzato dai classici terrazzamenti sostenuti da muretti a secco, contempla placida il Mar Adriatico, ma cela una storia operosa, che è stata riscoperta proprio grazie alla ristrutturazione.

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“Se ne sono innamorati subito, quando l'hanno vista”, commenta Brambilla. “L'hanno acquistata e sono tornati in Cina, dandomi l'incarico di farla rinascere. Si tratta di una abitazione contadina del Novecento, da una quarantina d'anni abbandonata, composta da un trullo scavato insolitamente per metà della sua superficie nella roccia, che si appoggia all'edificio principale, più elegante, costruito anch'esso completamente in pietra cavata”. Con grande probabilità i primi proprietari erano contadini abbienti che volevano mostrare lo status raggiunto anche attraverso le fattezze e i dettagli raffinati del luogo dove vivevano. “Notiamo infatti particolari più nobili, come gli archi interni, che non erano diffusi nelle abitazioni umili”.

La base di partenza è quindi uno spazio di 130 metri quadri inserito in 5mila ettari di giardino. Non c'è stato alcun tipo di intervento esterno: “mi sono limitato a far dare una mano di calce. Tutto è rimasto esattamente come era, non avremmo potuto fare interventi invasivi - va avanti Brambilla - anche la piscina è stata possibile grazie al fatto che in quel punto preesisteva una vasca esterna, che riqualificata ha dato vita allo spazio relax”.

Internamente, la sequenza dei locali è stata mantenuta inalterata, così come le pareti divisorie e le aperture. Si tratta di tre ambienti che si susseguono, uno dopo l'altro: la cucina, con una zona pranzo esterna che si spinge sotto alcuni alberi secolari, una camera tripla, un'altra camera soggiorno. Mentre nel trullo si trova la camera da letto padronale. Due i bagni.

“Si è lavorato molto sulle pareti, fatte quasi interamente di blocchi di carparo, tipica pietra salentina, scegliendo quelle da scrostare e la metodologia con cui ripulirle, proprio per cercare di esaltarle, conservando tutte le caratteristiche storico-architettoniche dell'edificio”, racconta. Stessa cosa per il pavimento di lastre di Pietra di Trani, tipica della regione: “è presente l'originale laddove esistente e in buone condizioni. Nelle altre stanze lo abbiamo sostituito, sempre con Pietra di Trani”.

I materiali si richiamano e ritornano ovunque. Nei bagni la pietra viva è nei pavimenti e nelle pesanti pilozze utilizzate come lavandini. Ma anche i dettagli si riallacciano al filo rosso che li lega al territorio: “quando mi commissionano un lavoro, i miei clienti sanno che io seguo tutto dalla a alla z. Questo significa che scelgo anche l'arredo degli spazi, curo il verde e i dettagli, fino alle posate della cucina”, precisa l'architetto. Per farlo, si fa aiutare dalle maestranze locali, da cui acquista ceste, scale tipiche, tavoli, tutti i pezzi che andranno ad arredare la casa.

“La sostenibilità del luogo passa anche da questo, dalla scelta di appoggiarsi ad artigiani che realizzano tutto a mano. È una sorta di chilometro zero dell'arredo. Sono persone che sapientemente conoscono le caratteristiche di prodotti che per anni sono stati costruiti in un certo modo e con un metodo tramandato”.

Altro elemento che contraddistingue l'abitazione è il fuoco. Due i camini: uno nella stanza del trullo, e uno esterno, vicino alla piscina. “Mi piace l'atmosfera che sono in grado do creare, il senso di comunità, le persone che si scaldano e si incantano”.

Gli ambienti sono dotati di condizionatori che diventano pompe di calore, per sfruttare la casa anche durante le mezze stagioni. Purtroppo però i suoi proprietari non l'hanno mai vista, se non in foto: partiti per la Cina dopo aver dato l'incarico a Brambilla, sono tuttora bloccati nel Paese per via della situazione sanitaria internazionale.

Hanno però deciso di lasciare accesa l'illuminazione esterna, elegantemente soffusa, nei toni del giallo scuro. Ormai le persone del luogo la chiamano “La casa delle luci”: un punto sulla dorsale della collina, da sempre buio, che risplende.

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